Dramma dell'immigrazione a Catania. Mons. Perego: responsabile anche politica internazionale
Papa Francesco ha seguito con “grande preoccupazione” la vicende di Catania, dove
sabato scorso sei migranti provenienti dall’Egitto sono morti mentre cercavano di
sbarcare in Italia. Lo ha riferito il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi,
che ha ricordato come per il Papa, “la situazione dei migranti è sempre tra quelle
in cima ai suoi pensieri”. A poco più di un mese dal viaggio apostolico a Lampedusa,
molti sono i temi ancora aperti sulla questione, come ci spiega mons. Giancarlo
Perego, direttore generale della fondazione “Migrantes” della Cei, al microfono
di Michele Raviart.
R. – I morti
di Catania sono un segnale di una migrazione forzata che continua, e che ha non solo
il Nord Africa come riferimento ma sempre di più anche il Medio Oriente. Si parla
di siriani, di egiziani, si parla di due Paesi da cui possono provenire, nei prossimi
mesi, molti rifugiati e richiedenti asilo. Alcune di queste persone avevano tentato
più volte di fare questo viaggio. Questo fa pensare, effettivamente, che se questo
esodo non viene accompagnato dai canali umanitari diventa fonte di guadagno per le
mafie internazionali e per i trafficanti di persone.
D. – Citando proprio le
parole di Papa Francesco a Lampedusa: “Chi è il responsabile del sangue di questi
fratelli?”.
R. – Certamente una politica internazionale che non è stata attenta
in questi anni a favorire processi democratici in alcuni Paesi e anzi ha alimentato
- con la vendita delle armi e con una serie di altre azioni economiche - una situazione
drammatica che ha determinato questo cammino, questa partenza.
D. – Infatti,
sotto accusa c’è l’impianto legislativo generale di accoglienza per gli immigrati.
Di cosa c’è bisogno?
R. – Dal 2015 entrerà in vigore il programma ”Asilo europeo”:
sarà certamente uno strumento importante ma avrà bisogno chiaramente di un rafforzamento
di tutti quei programmi - anche di accoglienza e di cooperazione internazionale -
che in questi ultimi anni hanno visto una drastica diminuzione di contributi da parte
dei Paesi del Continente europeo. Il programma ”Asilo europeo” chiederà ad ogni Stato
una precisa programmazione anche di accoglienza, cosa che manca completamente in Italia
che sappiamo ha un buon programma, lo Sprar - Sistema di protezione per richiedenti
asilo e rifugiati - che purtroppo non è organico ma legato ai finanziamenti dell’8
x mille allo Stato.
D. – Papa Francesco è stato a Lampedusa di recente e ha
pregato perché queste “barche di speranza” non diventino “barche di morte”. Quali
conseguenze ha lasciato questo viaggio?
R. – Questo viaggio ha sollecitato
anche le nostre comunità cristiane ad una maggiore responsabilità; anche ad una maggiore
pressione sul piano politico e sociale affinché i diritti delle persone in fuga siano
tutelati. Ha anche rafforzato sempre di più l’idea di fare del nostro Paese veramente
un Paese importante nel contesto europeo, una frontiera che non sia una barriera ma
una porta di ingresso dove le persone vengono incontrate, conosciute ed accompagnate.