Letta: "Se cade il governo, gli italiani pagheranno l'Imu a settembre e dicembre"
"Per riformare l'Imu c'è bisogno di un governo e di un Parlamento, ma se cade il
governo gli italiani pagheranno la rata di settembre e di dicembre". Cosi' il presidente
del Consiglio, Enrico letta, durante una conferenza stampa a Baku, in Azerbaijan.
Negli ultimi giorni l’aut aut del Pdl all’esecutivo sull’abolizione della tassa sulla
prima casa ha nuovamente messo in discussione la stabilità politica in Italia già
provata dalla condanna d Berlusconi in Cassazione per la sentenza Mediaset. Sullo
sfondo il sì del Senato alla richiesta di esaminare con urgenza la riforma della legge
elettorale. Sulla situazione, Luca Collodi ha intervistato il prof. Antonio
Maria Baggio, docente di filosofia politica all’Università Sophia di Loppiano:
R. – Noi abbiamo
un governo che vede messe insieme per forza, perché non si poteva fare diversamente,
due componenti politiche che per venti anni si sono combattute in una maniera distruttiva.
Per distruttiva intendo il fatto che ogni governo dedicava buona parte del tempo a
distruggere quello che aveva fatto il governo precedente. E al centro del dibattito,
come anche oggi c’è stato, c’è il ruolo di Berlusconi e dei suoi oppositori. Quindi,
in sostanza, sono venti anni che in questo Paese non si fanno riforme serie e non
si fa un dibattito politico serio. Quello che sarebbe necessario adesso è presentare
al Paese, nel più breve tempo possibile, due forze politiche liberate dai loro rispettivi
condizionamenti.
D. – Che tipo di crisi stiamo vivendo? R. – È crisi di
equilibrio tra i poteri, è crisi economica ed è certamente crisi di partiti. Quindi
una crisi generale di tutti gli aspetti della classe dirigente. D. – È una crisi
dovuta anche ad un disordine istituzionale e alla mancanza di una valida classe dirigente? R.
– Abbiamo le leggi, abbiamo una Costituzione, abbiamo le regole per vivere politicamente.
Il problema è che indebolendosi uno dei poteri - la politica - sono altri i poteri
che prendono il suo spazio. Questo dura - appunto - da Tangentopoli in poi, da quando
cioè non c’è un ruolo forte da parte della politica. La politica nel nostro Paese
è debole, e uno dei nostri problemi principali è creare una classe dirigenziale politica
diversa e di spessore. Adesso - forse - bisogna iniziare a pensare ad una classe dirigente
plurale, diffusa, collaborativa che si stende come una rete; e questo implica una
partecipazione molto più forte da parte dei cittadini.