Giornata di preghiera per il Centrafrica. L'arcivescovo di Bangui: Paese al collasso,
spadroneggiano i ribelli del Seleka
Nella Repubblica Centrafricana si è celebrata ieri la Giornata nazionale di preghiera
per la pace indetta dai leader religiosi locali. Il Paese è sprofondato nella violenza
e nell’insicurezza dopo la cacciata del presidente Bozizé da parte dei ribelli della
coalizione "Seleka". L’Onu ha affermato che nel Centrafrica ormai non esistono più
sistema giudiziario, polizia e servizi sociali: il segretario generale Ban Ki-moon
ha chiesto al Consiglio di Sicurezza di varare delle sanzioni mirate contro i ribelli.
Preoccupa molto anche la situazione umanitaria, come spiega – al microfono di Thomas
Chabolle – l’arcivescovo di Bangui, Dieudonné Nzapalainga:
R. – La grande
préoccupation humanitaire actuellement c’est … La grande preoccupazione, in ambito
umanitario, in questo momento riguarda la sanità: da tanti mesi molte persone si sono
rifugiate nelle foreste; alcune di loro sono malate di aids: possono sopravvivere
solo se curate con gli antiretrovirali e invece sono costrette a nutrirsi di radici.
In tanti stanno morendo. Ci sono persone che sono state morse dai serpenti e a causa
dell’insicurezza che regna nelle città non possono venire in ospedale, ma anche se
venissero, troverebbero i medici ma non i medicinali. Poi c’è il problema dell’istruzione:
sono molti i ragazzi che non possono più andare a scuola.
D. – C’è poi anche
la situazione drammatica di molti rifugiati stranieri in Centrafrica …
R. –
Comme vous le savez … Come lei sa, ci sono i profughi che vengono dalla Repubblica
Democratica del Congo, poi ci sono i profughi sudanesi … Nella situazione attuale,
questi rifugiati si sentono abbandonati. Alcuni sono costretti a vendere i vestiti
e le pentole per poter comprare cibo e acqua … In quale catastrofe, in quale dramma
abbiamo precipitato questi esseri umani quando invece avremmo dovuto aiutarli! Queste
persone finora hanno potuto sopravvivere grazie all’intervento delle Ong, ma ora,
nell’attuale situazione di insicurezza, tutte le organizzazioni umanitarie se ne sono
andate e queste persone sono abbandonate a loro stesse …
D. – I miliziani del
"Seleka" continuano a saccheggiare e spadroneggiare indisturbati nel Paese: chi li
comanda?
R. – Le Séléka est composé de plusieurs groupes … "Seleka" è composto
di diversi raggruppamenti e ciascuno ha alla sua testa propri responsabili ma non
esiste una vera gerarchia tra di loro. Si comportano come dei “signori della guerra”,
come se non dovessero rendere conto al governo di Bangui. Ma è giunto il momento di
riportare l’ordine e affrontare il vero problema del Paese: la sicurezza, ridare alla
gente la possibilità di vivere normalmente. Oggi ci sono tanti ragazzi che girano
con le armi: bisogna disarmarli! Ci sono troppe persone che hanno paura di andare
a lavorare nei campi e che per questo rimangono a casa, a girare a vuoto … e così
la carestia è in agguato per noi tutti.