Il maestro generale dei Domenicani: mettersi in ascolto della gente e dare voce ai
più vulnerabili
Si è concluso a Trogir, in Croazia, il Capitolo generale dei Domenicani. Tra i temi
affrontati, l’evangelizzazione e la necessità di adeguare le linee di azione alla
luce dei nuovi contesti mondiali. Tale impegno si inserisce in particolare nell’ambito
della celebrazione del giubileo dell’Ordine che nel 2016 celebrerà il suo 800.mo anniversario.
Ascoltiamo, in proposito, il maestro generale dell'Ordine dei Predicatori, padre
Bruno Cadoré, al microfono di Manuella Affejee:
R. - C’est une occasion
pour nous … Il giubileo per noi è un’occasione per rendere grazie a Dio prima di
tutto per la sua bontà, la sua fedeltà, la sua fiducia; rendere grazie ai nostri fratelli
che hanno tramandato questa tradizione bellissima, e allo stesso modo per rendere
grazie per la nostra storia. Ma è anche una delle occasioni per tornare alle origini,
per una lettura umile della nostre realtà e della nostra storia; quindi di come tener
conto degli aspetti positivi e negativi della nostra storia dai quali trarre insegnamento.
Umile perché ancora una volta questo giubileo è un’occasione una volta di più di rendersi
conto che abbiamo ricevuto una vocazione, siamo stati inviati: non sono nostri i meriti
di quello che facciamo. È quindi ritornare ad attingere alla propria fonte e la fonte
dell’Ordine è la misericordia di Dio. Questo ritorno alle origini è un’occasione per
chiedere nuovamente la fedeltà creatrice al carisma dell’Ordine che è quello di servire
la predicazione della Chiesa; valutare nuovamente in che modo siamo inviati per l’annuncio
del Vangelo, la fiducia e l’esigenza che questo implica, e novità di questa missione
nel mondo di oggi.
D. - Il carisma della predicazione è una caratteristica
fondamentale dei Domenicani. Come conciliare questo carisma della predicazione e le
esigenze così concrete del mondo attuale?
R. - Un peu comme toujours … Un
po’ come sempre: quando di tratta di predicare bisogna prima di tutto ascoltare, questo
è risultato dal Capitolo generale dell’Ordine. Bisogna dotarsi di strumenti per ascoltare
la gente o ascoltare l’appello della gente, le richieste di verità, di autenticità,
di felicità. Vorremmo riuscire a dare qualche linea guida di attenzione al mondo d’oggi:
come ascoltare il mondo e imparare a comprenderlo? A partire da questi tre punti:
dare voce ai più vulnerabili, dare spazio alla comprensione degli aspetti postivi
e agli aspetti più rischiosi della secolarizzazione di oggi, e dare spazio, importanza
e attenzione al bisogno delle persone di sentirsi considerate. Perché? Perché tornare
alle nostre origini è riscoprire che uno dei segni importanti che, alla scuola di
San Domenico, siamo chiamati a dare – o a cercare di dare – è il segno della comunione.
D.
- Mi permetta di tornare a quello che ha detto prima: ha parlato della necessità di
ascoltare, di essere attenti alle comunità dei più vulnerabili, a coloro che chiedono
di essere ascoltati. Ci fa qualche esempio?
R. - Oui. Dans certain lieux ou
les frères et le sœurs travaillent … Sì. In alcuni luoghi dove i fratelli e le
sorelle della famiglia domenicana operano, ci sono popoli indigeni che sono veramente
molto emarginati; alcuni gruppi sociali, nel mondo contemporaneo, si sentono molto
emarginati … Alcuni gruppi non hanno lo stesso accesso alla cultura, all’istruzione,
alla libertà d’espressione … Pensiamo alle popolazioni migranti, ormai un fenomeno
generale nel mondo: non sempre hanno l’accoglienza a cui hanno diritto. In che modo
agire? In che modo riservare l’attenzione dovuta, in alcune popolazioni, a coloro
che sono meno attivi? Vede, al mondo ci sono persone che – per diverse ragioni – finiscono
per essere meno attive, e in un mondo in cui l’attività e la produttività sono importanti,
questi gruppi rischiano di finire tra i dimenticati. Mi sembra anche che in certi
ambienti culturali si ritenga importante dare importanza alla voce delle donne, alla
speranza dei giovani nella costruzione di un mondo nuovo: tutte voci che hanno valenze
differenti, secondo le diverse culture, ma che tutte meritano l’attenzione di tutti.