Egitto. Ultimatum dell’esercito: sgomberare le piazze, ma gli islamisti non cedono
Suona come un ultimatum, quello del governo ad interim egiziano a lasciare le piazze,
al quale gli islamisti rispondono, però, convocando nuove manifestazioni per oggi,
giorno di festivo di preghiera e seconda giornata della ricorrenza dell'Id al-Fitr.
“Nessun passo indietro”, è la promessa dell’esercito. Ci aggiorna Roberta Barbi:
Potrebbe essere
una giornata cruciale, oggi, in Egitto, primo venerdì di preghiera dopo la conclusione
del Ramádan: i sostenitori dell’ex presidente Morsi, che ieri hanno sfilato in massa
al Cairo, ma anche ad Alessandria e a Beni Suef, hanno promesso di tornare in piazza
all’uscita dalle moschee per quello che chiamano “il ripristino della legalità”, mentre
ieri sera il premier ad interim el Beblaw, tornando a chiedere lo sgombero dei sit-in
di protesta, aveva dichiarato: “Ci avviciniamo al momento che vorremmo evitare”. Potrebbe
essere un segnale del fallimento della diplomazia, inoltre, la partenza dal Cairo,
ieri sera, dell’ultimo mediatore internazionale, l’inviato speciale dell’Ue Bernardino
Leon, mentre oggi la Francia torna a sostenere “qualsiasi processo politico che conduca
alla riduzione degli scontri” e sul rischio che l’Egitto sprofondi in una “guerra
civile” ha messo in guardia anche l’ayatollah iraniano Khamenei. Intanto oggi molte
sedi diplomatiche al Cairo restano chiuse e gli stranieri sono invitati a evitare
le aree intorno alle ambasciate di Washington e Londra. Intanto è stato tracciato
un primo bilancio dell’intensificarsi delle violenze nel Sinai: dal giorno della deposizione
di Morsi, il 3 luglio, nell’area sono rimaste uccise 47 persone tra militari e civili.