2013-08-09 20:28:49

E' legge lo "svuota-carceri". Don Spriano: decreto giusto ma molto difficile attuarlo


La Corte dei Conti in un’indagine boccia l'efficacia dei programmi di rieducazione dei detenuti. Intanto è legge il cosiddetto decreto "svuota-carceri". Le misure approvate, secondo il Ministero della Giustizia, alleggeriranno i penitenziari di circa 3-4 mila unità nell’arco di un anno e mezzo due. Forse è poco rispetto alle oltre 64mila persone che affollano le carceri - dicono al Ministero - ma è un passo su una strada obbligata che anche l’Europa sorveglia. Una riflessione in merito alle misure varate la offre il cappellano di Rebibbia, don Sandro Spriano al microfono di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

R. – Sicuramente, è qualcosa che rende un po’ più di giustizia, soprattutto a coloro che – legati a situazioni e ambienti di povertà – vengono facilmente buttati a scontare la pena in carcere. Il problema vero, che io leggo tra le righe, è che se tutto questo – i vari provvedimenti sulla carcerazione preventiva, sui benefici ai recidivi – è legato ad un giudizio di merito del magistrato di sorveglianza, diventerà molto difficile, l’applicazione …

D. - Perché?

R. – Perché, ad esempio, se parliamo di arresti domiciliari, abbiamo una stragrande maggioranza di persone che non ha domicilio: a Roma non c’è niente di pubblico che possa prevedere, attualmente, un domicilio per i detenuti. Il lavoro all’esterno … bellissimo! Ma già c’è un articolo della legge di riforma penitenziaria che lo prevede e non viene quasi mai usato! Essendo a discrezione dei direttori c’è la responsabilità della fuga, e chi li prende a lavorare? Ora, le cooperative ci sono, ce ne sono tante. Ma se a queste cooperative non si danno commesse di lavoro, come sta avvenendo, non si riesce a lavorare …

D. – In questo caso, è concesso – per esempio – un credito di imposta alle imprese che assumano detenuti …

R. - … e visto che non riescono ad assumere nemmeno quelli liberi, figuriamoci se assumono i detenuti! Quindi, siamo di fronte a situazioni sociali che riempiono le carceri, che non consentono nemmeno l’applicazione di alcune cose di questo decreto!

D. – Lei non ritiene questo termine giusto, lo svuota-carceri?

R. – No, no: assolutamente no! Il carcere si svuota con l’indulto, si svuota con l’amnistia, non si svuota sicuramente con questi benefici. Questi benefici aiuteranno qualche libero in più che, commettendo un reato, potrà non entrare in carcere: quindi, da questo punto di vista, forse un piccolo miglioramento nei numeri ci potrà essere. Ma, ripeto, sempre se si individuano situazioni di accoglienza e situazioni lavorative, perché tutto è basato su queste due cose. E per quanto riguarda l’accoglienza e la situazione lavorativa, sappiamo quale crisi ci sia attualmente in Italia …

D. – Quale presupposto fondamentale metterebbe a queste novità?

R. – Che si facesse un lavoro veloce di convocazione di tutte le associazioni di volontariato, le cooperative sociali che si interessano dei detenuti, per vedere quale tipo di aiuto dare a queste cooperative che poi sono quelle che possono ospitare, dare lavoro, prendere i detenuti in misura alternativa …

D. – Peraltro, c’è un’indagine della Corte dei Conti che riguarda sempre il carcere, questa volta in relazione ai programmi di rieducazione: si dice che assolutamente portino dei benefici, però in Italia si attuano poco e male perché ci sono troppo difficoltà. Manca la pianificazione, manca il coordinamento territoriale, mancano le risorse, mancano le figure professionali … Ecco, le chiedo un confronto su questo: è effettivamente così?

R. – E’ effettivamente così! Siamo al fatto che poche persone che si debbono dedicare a questa osservazione, peraltro lasciata alla buona volontà e all’inventiva di questi singoli educatori, questa osservazione diventa impossibile, in carcere: dove sto io, abbiamo 1.800 detenuti, sette-otto educatori che non riescono nemmeno a fare un colloquio all’anno con tutti ... La rieducazione in carcere, oggi, è a zero!

D. – Eppure, l’Europa ha dato un termine ben preciso: quello della primavera 2014. Lei che cosa pensa, come si arriverà?

R. – Bè, si arriverà nelle stesse condizioni in cui siamo oggi. Se io penso che sto nel carcere considerato tra i più complessi se non il più complesso d’Italia, e da più di un anno non abbiamo un direttore stabile, per esempio, perché abbiamo il direttore di Regina Coeli che deve correre tra Regina Coeli – carcere peraltro complessissimo per conto suo – e uno dei più grandi e complessi carceri d’Italia, che è il nuovo complesso di Rebibbia: eppure, non si riesce nemmeno a nominare un direttore! Quindi, immagini come si riesce a fare questa rieducazione…

D. - Un’ultima domanda gliela vorrei fare su questo periodo estivo: come sta andando?

R. – Io devo togliermi tanto di cappello in questo momento davanti alla maggioranza dei detenuti, che si sta comportando con uno spirito non solo di rassegnazione ma di autocontrollo molto alto. C’è una situazione – per fortuna! – di calma che è davvero ammirevole… anche rispetto all’autolesionismo e ai rischi di suicidio…







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