Senato: sì all'urgenza della riforma elettorale. Il prof. Baggio: pensare a una classe
dirigente collaborativa
La situazione politica italiana continua a rimanere in bilico dopo la conferma della
condanna di Berlusconi in Cassazione per la sentenza Mediaset. Pd e Pdl continuano
a confrontarsi sulle prospettive del governo e sulle responsabilità di un’eventuale
crisi. Il Senato ha detto sì alla richiesta di esaminare con urgenza la riforma della
legge elettorale, mentre alla Camera è in corso l’esame del Decreto legge del Fare.
Sulla situazione, Luca Collodi ha intervistato il prof. Antonio Maria Baggio,
docente di filosofia politica all’Università Sophia di Loppiano:
R. – Noi abbiamo
un governo che vede messe insieme per forza, perché non si poteva fare diversamente,
due componenti politiche che per venti anni si sono combattute in una maniera distruttiva.
Per distruttiva intendo il fatto che ogni governo dedicava buona parte del tempo a
distruggere quello che aveva fatto il governo precedente. E al centro del dibattito,
come anche oggi c’è stato, c’è il ruolo di Berlusconi e dei suoi oppositori. Quindi,
in sostanza, sono venti anni che in questo Paese non si fanno riforme serie e non
si fa un dibattito politico serio. Quello che sarebbe necessario adesso è presentare
al Paese, nel più breve tempo possibile, due forze politiche liberate dai loro rispettivi
condizionamenti.
D. – Che tipo di crisi stiamo vivendo?
R. – È crisi
di equilibrio tra i poteri, è crisi economica ed è certamente crisi di partiti. Quindi
una crisi generale di tutti gli aspetti della classe dirigente.
D. – È una
crisi dovuta anche ad un disordine istituzionale e alla mancanza di una valida classe
dirigente?
R. – Abbiamo le leggi, abbiamo una Costituzione, abbiamo le regole
per vivere politicamente. Il problema è che indebolendosi uno dei poteri - la politica
- sono altri i poteri che prendono il suo spazio. Questo dura - appunto - da Tangentopoli
in poi, da quando cioè non c’è un ruolo forte da parte della politica. La politica
nel nostro Paese è debole, e uno dei nostri problemi principali è creare una classe
dirigenziale politica diversa e di spessore. Adesso - forse - bisogna iniziare a pensare
ad una classe dirigente plurale, diffusa, collaborativa che si stende come una rete;
e questo implica una partecipazione molto più forte da parte dei cittadini.