Festa di San Cayetano a Buenos Aires. Valente: lì ho visto la gioia evangelizzatrice
del card. Bergoglio
Buenos Aires si appresta a celebrare domani la festa di San Gaetano di Thiene, noto
tra gli argentini come San Cayetano, figura molto amata dalla povera gente delle villas
miserias. Ogni anno, il 7 agosto, in tantissimi si recano in pellegrinaggio al
Santuario di San Cayetano nella periferia della capitale argentina. Un evento a cui
il cardinale Bergoglio ha sempre partecipato con grande gioia. Alessandro Gisotti
ha parlato del significato di questa festa per gli argentini e per Papa Francesco
con Gianni Valente, giornalista dell’agenzia Fides, legato da una lunga amicizia
con Jorge Mario Bergoglio:
R. – San Gaetano
di Thiene, questo Santo italiano, vicentino, è diventato un po’ il Santo Patrono del
"pane e del lavoro". Il suo Santuario è diventato il santuario più caro alla classe
lavoratrice. Ricordo che c’era stata quasi un’esplosione della devozione per questo
Santo negli anni feroci della crisi, nel 2001-2002, quando si rivolgevano a lui non
solo gli operai che perdevano il lavoro, ma anche gli imprenditori che andavano lì
a chiedere la grazia, magari per fabbriche che si trovavano in difficoltà. E poi,
quello che avviene nel Santuario è un piccolo caleidoscopio della sensibilità sociale
che viene molto sottolineata, adesso, da Papa Bergoglio: ci sono i confessionali aperti
12 ore al giorno e poi anche mense, punti di raccolta per i medicinali e per il vestiario
che viene distribuito in tutto il Paese. Hanno organizzato anche una "banca" con i
nomi di chi cerca lavoro per fare una specie di piccolo ufficio di collocamento …
D.
– Qualche anno fa, hai potuto essere a Buenos Aires proprio il 7 agosto, nella festa
di San Cayetano, assieme al cardinale Bergoglio. Cosa puoi raccontarci di quella giornata,
come hai visto l’allora arcivescovo di Buenos Aires in mezzo alla sua gente?
R.
– Era il 2008, quando lo abbiamo accompagnato a questa festa, ero assieme a mio figlio.
Per me, è stata un’esperienza indimenticabile. La festa di San Cayetano era una di
quelle feste che l’arcivescovo Bergoglio non si sarebbe mai perso. Era proprio una
gioia, per lui, partecipare a questi momento. Lui celebrava la Messa – una Messa
sempre molto sentita, con un’omelia breve ma sempre molto significativa – e poi, una
cosa che era solito fare dopo la Messa era quasi di ripercorrere in senso contrario
la fila delle centinaia di migliaia di fedeli che camminano verso il Santuario ed
entrano uno alla volta per andare a pregare davanti alla piccola statua del Santo.
Lui rifaceva la fila in senso inverso, si fermava a parlare persona per persona, per
ognuno aveva una parola, scherzava con i bambini, benediva rosari, statuette, benediva
anche i pancioni delle donne incinte… Se trovava una donna, una famiglia con i bambini
piccoli – questo me lo ricordo perché mi ha impressionato – chiedeva sempre se il
bambino fosse stato battezzato e se questo non era ancora avvenuto, invitava i genitori
a farlo: a farlo e a farlo presto perché – diceva – “gli farà bene, gli farà bene:
crescerà bene!”. In qualche modo, questo è diventato poi lo "spettacolo" che ora tutti
vedono: quello di un pastore che trasmette in maniera quasi fisica la sua alegria
di evangelizzare, la sua gioia di evangelizzare.