35 anni fa la morte di Paolo VI. Nel pomeriggio Messa di suffragio in San Pietro
Ricorre oggi il 35.mo anniversario della morte di Papa Paolo VI, avvenuta il 6 agosto
1978. La Santa Messa presieduta dal vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi, verrà
celebrata oggi alle 17 presso l’altare della Cattedra della Basilica Vaticana. Sulla
figura di Papa Montini, ascoltiamo, nell’intervista di Davide Maggiore, il
presidente dell’Istituto Paolo VI di Brescia, don Angelo Maffeis:
R. – Ha lasciato,
credo, innanzitutto una testimonianza luminosa di servizio alla Chiesa nelle diverse
tappe della sua attività, prima come assistente degli studenti universitari della
Fuci, poi nel suo lungo lavoro nella Segreteria di Stato vaticana, poi come pastore
della Chiesa: prima come arcivescovo di Milano e poi come Papa. E’ stato eletto mentre
era aperto il Concilio Vaticano II, che lui ha portato a compimento. E gli anni successivi
al 1965 sono stati assorbiti dalla realizzazione delle indicazioni che il Vaticano
II aveva offerto per la vita della Chiesa: basti pensare alla riforma liturgica, basti
pensare alle riforme che Paolo VI ha realizzato nelle istituzioni ecclesiali.
D.
– Vogliamo concentrarci un po’ più in particolare su questo aspetto della realizzazione
del Concilio Vaticano II?
R. – Io credo che già si vedano le radici di questo
impegno per la realizzazione del Vaticano II, nel modo in cui lui l’ha guidato, nel
rispetto assoluto della libertà che i vescovi dovevano avere per esprimersi e per
trovare consenso attorno alle linee da offrire alla Chiesa. E con una acuta consapevolezza
del suo ruolo di Successore di Pietro, intervenuto anche nel dibattito conciliare,
soprattutto per guidare questa assemblea episcopale verso il consenso su alcune scelte
di fondo. Io credo che sia questo il tono che ha dominato anche il lavoro negli anni
post-conciliari: rimanere fedeli allo spirito, alle indicazioni del Vaticano II e,
al tempo stesso, guidare la barca di Pietro in questa situazione tempestosa degli
anni successivi al Vaticano II.
D. – C’è anche una linea di continuità ideale
tra Paolo VI e Papa Francesco: in particolare uno dei riferimenti più importanti è
l’Esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi…
R. – Di questo abbiamo
avuto un’eco molto viva, anche ultimamente, nell’incontro che la diocesi di Brescia
ha avuto con Papa Francesco il 22 giugno scorso: Papa Francesco ha incontrato i pellegrini
della diocesi di Brescia insistendo, appunto, sull’Evangelii Nuntiandi che
lui considera uno dei documenti pastorali più significativi degli ultimi decenni.
In quell’occasione, abbiamo avuto evidente dimostrazione del legame spirituale che
unisce Papa Francesco a Paolo VI, proprio perché il Papa ha sottolineato tre aspetti
fondamentali dell’insegnamento che è prima spirituale e poi pastorale, del servizio
ecclesiale di Paolo VI: il suo amore a Cristo, il suo amore alla Chiesa, il suo amore
all’uomo.
D. – Per quanto riguarda Paolo VI, è impossibile non fare riferimento
anche alla Humanae Vitae e alla Populorum Progressio che anche sono
state citate molte volte dai suoi Successori…
R. – Credo che qui si colga anche
questa sensibilità particolare di Paolo VI, che interpreta il suo compito di Maestro
della Chiesa universale come compito che lo porta a confrontarsi con i problemi nuovi
che emergono nella società, e al tempo stesso a far valere una parola che non si limita
semplicemente ad assecondare il sentimento comune, ma cerca di interrogare il modo
di pensare diffuso, alla luce della visione cristiana dell’uomo e dei valori che devono
essere incarnati anche nell’agire concreto.