Tunisia: in piazza i sostenitori di Ennahada, si spara al confine con l'Algeria
Ancora disordini in Tunisia. La polizia è dovuta intervenire per disperdere un folto
gruppo di dimostranti che protestavano contro il governo a guida islamista a Sidi
Bouzisd, la città che fu nel 2011 la culla della Rivoluzione dei Gelsomini. Ieri era
stata la volta dei sostenitori del partito islamista Ennahada scesi in piazza contro
gli oppositori dell’esecutivo. Intanto, sul monte Chaambi, al confine con l’Algeria,
continuano le operazioni dell’esercito per contrastare i gruppi estremisti legati
ad Al-Qaeda. Ma come sta vivendo la popolazione locale questi attcchi? Michele
Raviart lo ha chiesto ad Alessia Tibollo, cooperante italiana dell’Ong
“Cospe”, che si trova a Kasserine, a pochi chilometri dal luogo degli scontri:
R. - Quello
che si vede da tre giorni a questa parte è ormai un fumo denso determinato dall’incendio,
che è in corso ormai da quattro giorni sul Monte Chaambi e che è stato creato dalla
"Guardia nazionale" e dall’esercito tunisino per mettere un po’ a ferro e fuoco i
vari rifugi che ci dovrebbero essere sul Monte Chaambi. Si tratta di rifugi di presunti
gruppi di terroristi che hanno lì la loro base operativa.
D. - Chi sono questi
gruppi islamisti?
R. - Chi siano questi gruppi in realtà è una domanda che
rimane un po’ senza risposta. Pare essere una cellula legata alla "nebulosa" di Al
Qaeda, ma al momento l’ultimo grosso scontro risale a ieri, alle cinque di pomeriggio,
quando è stato ucciso un militare e sono rimasti feriti otto a causa dell’esplosione
di una mina. D'altro canto, l’evento più tragico degli ultimi giorni risale invece
al 29 luglio, cinque giorni dopo l’assassino di Mohammed Brahmi, dove vennero uccisi
otto militari, tutti tra i venti e i trenta anni.
D. - La cittadinanza di Kasserine
ha legami con queste formazioni?
R. - Più volte si è detto che non c’è nessun
legame tra i cittadini di Kasserine e questo gruppo di terroristi accampato sulla
montagna. Anzi, la cittadinanza è anche abbastanza stanca di questa associazione che
viene fatta tra gli abitanti di Kasserine e il presunto sostegno che loro dovrebbero
dare ai terroristi sul Chaambi che in realtà non è reale.
D. - Rispetto alle
manifestazioni di Tunisi, qual è la situazione lì?
R. - A differenza con le
manifestazioni che si susseguono ormai da una settimana a Bardo, il quartiere dove
ha sede l’Assemblea nazionale costituente a Tunisi, a Kasserine, c’è una calma strana
che molti spiegano - appunto - con una presenza forte di Ennahda sul territorio che,
tramite guardiani che fanno sia ronde che custodia dei locali di Ennahda, sembra che
un po’ calmino gli animi, ma in una maniera non reale.
D. - In generale, qual
è l’atteggiamento verso il governo?
R. - Il sentore generale è di protesta
verso un governo che comunque è ritenuto responsabile della situazione di instabilità.
C’è quindi un sentimento di rabbia che rimane spesso frustrato in manifestazioni che
spesso poi durano poco; nell’arco di mezz’ora si esauriscono perché arrivano gruppi
a gettare pietre sui manifestanti per disperderli. Tutte le volte che si è cercato
di organizzare una manifestazione, questa è sempre stata dispersa in questo modo,
dalla presenza di "esterni".
D. - Si può fare un bilancio della "Primavera
araba" in quella che è una città di confine lontana dalla capitale?
R. - È
veramente triste se si pensa che da Kasserine è partita una rivoluzione che sembra
essere un po’ una rivoluzione con un biglietto di sola andata. É partita da Kasserine,
ma adesso qui non sta tornando.