Legge contro l’omofobia. Manif pour tous torna in piazza a difesa della libertà di
opinione
Il neonato movimento Manif pour Tous Italia torna in piazza per chiedere che sia
garantita la libertà di espressione, preservata l’unicità del matrimonio tra uomo
e donna, difeso il diritto del bambino ad avere un padre e una madre. Secondo gli
organizzatori che si dicono contrari ad ogni forma di umiliazione nei confronti delle
persone omosessuali, è concreto il rischio che la legge contro l'omofobia, allo studio
del Parlamento, possa mettere a repentaglio in Italia il diritto alla libertà di opinione
e alla libertà religiosa. Paolo Ondarza ha intervistato il portavoce di Manif
pour Tous Italia Gianfranco Pillepich:
R. - La premessa
che facciamo sempre è che siamo contrari ad ogni tipo di manifestazione omofoba. Però,
con questa legge che sta per essere discussa, è assolutamente a rischio la libertà
di espressione; questo è il vero punto cruciale.
D. - Vogliamo ricordare qual
è il passaggio di questa legge secondo il quale, secondo voi, sarebbe a rischio la
libertà di opinione?
R. - Sì. Qualunque associazione o privato sarebbe perseguibile
con la reclusione fino a quattro anni qualora manifesti discriminazione di superiorità
di qualsivoglia tipo rispetto a razza, religione o comportamento sessuale.
D.
- La legge non chiarendo bene, ad esempio, cosa si intenda per discriminazione basata
su superiorità, incriminerebbe chi definisse il matrimonio come prerogativa di un
uomo e di una donna?
R. - Esatto, oppure chi volesse specificare l’unicità,
cioè l’essere unico, - come il matrimonio tra uomo e donna - che potrebbe essere interpretata
come superiorità. Quindi, questo metterebbe a rischio anche la libertà di espressione
della Chiesa cattolica anche se, ci teniamo a dire, che la nostra è una posizione
aconfessionale -oltre che apolitica - perché riguarda la coscienza di ciascuno.
D.
- Sui volantini che avete distribuito si legge: “Svelato l’inganno”. Qual è l’inganno?
R.
- L’inganno è fare di nascosto in un contesto politico, sociale, di crisi come quello
italiano, ad agosto, una cosa che oggettivamente non serve. Oggi, la giurisdizione
attuale punisce già ogni tipo di discriminazione.