2013-08-05 16:05:43

In un libro la verità storica dell’epopea dei "cristeros" in Messico


Per decenni ignorata dalla storiografia, oggi emerge come un’epopea grandiosa e tragica: parliamo della persecuzione di cristiani e della conseguente ribellione del popolo avvenuta in Messico tra il 1925 e il 1929. Nel libro intitolato “Cristiada”, edito da Lindau, emerge nella sua verità storica sulla base della migliore bibliografia internazionale. Fausta Speranza ha intervistato l’autore del volume Mario Arturo Iannaccone:RealAudioMP3

R. – C’è stata l’espulsione in massa dei sacerdoti, c’è stata la chiusura delle chiese, c’è stata la soppressione degli Ordini religiosi e il popolo si è ribellato. E’ stata una ribellione di popolo non sobillata da nessuno durata quattro-cinque anni, anni di guerra sanguinosissima.

D. – Qualche episodio da ricordare in particolare?

R. – Ce ne sono tanti, perché ci sono tanti episodi di martirio: sono state canonizzate 27 persone, altri 13 sono Beati… E si deve ricordare che durante il periodo della “Cristiada” per la prima volta furono sperimentati i campi di concentramento in alcune città del centro del Messico: morirono moltissime persone – non si sa quante – perché aiutavano quelli che erano definiti i “guerrieri di Cristo Re”, cioè i cristeros.

D. – Tra le persone che si ribellarono a questa ondata anticattolica, c’erano persone di diversi ceti: è così?

R. – Sì: prevalentemente erano persone umili, contadini, ma c’erano anche artigiani, impiegati – gli impiegati erano moltissimi, nelle grandi città – e ci furono anche dei grandi fazenderos, gente che possedeva fattorie… Quindi, sì, tutti i ceti, sicuramente.

D. – Nel 1925, entrò in vigore la Costituzione anticattolica. Perché? Quali erano le accuse?

R. – Fondamentalmente, e paradossalmente, era l’attivismo sociale della Chiesa messicana la scusa. La chiesa era molto attiva, aveva creato sindacati, aveva creato patronati, banche, cooperative e stava riuscendo in ciò in cui la rivoluzione messicana e lo Stato rivoluzionario messicano non riusciva, cioè nella ridistribuzione delle terre, nell’aiuto delle classi meno abbienti, eccetera. Per cui, una classe di persone assolutamente anticlericali, atee, considerava la Chiesa e i cattolici e le associazioni cattoliche un nemico da abbattere, perché un competitore su tutti i fronti dell’organizzazione della società, anche quello sociale. Ma era una cosa che si stava preparando da decenni. Arrivò a un certo punto perché ci fu in particolare un personaggio – Plutarco Elia Calles – che volle arrivare fino in fondo, fino al punto di rottura.

D. – L’epopea dei cristeros in Messico si gioca nel giro di qualche anno. Dopo, il Paese come ha fatto i conti con questo episodio drammatico, forte, che va al di là di questi quattro-cinque anni?

R. – In realtà, dopo gli arreglos, quindi dopo una sorta di pace, la persecuzione anche sanguinosa nei riguardi dei cattolici andò avanti per un’altra decina d’anni. Di fatto, i vescovi che avevano firmato questi arreglos, questi accordi, furono traditi. Tanto è vero che ci fu un tentativo di riprendere la “Cristiada” nella seconda metà degli anni Trenta. In seguito, dopo gli anni Quaranta, si trova un modus vivendi. Il problema è che, da un punto di vista storiografico, gli studiosi messicani non fecero mai i conti con quello che era successo e diedero tutta la colpa dell’insurrezione della “Cristiada” ai ricchi fazenderos – che in realtà non c’entravano niente e che parteggiavano per il governo – e alla Chiesa, che in realtà tentò invece di evitare lo scontro armato. Quindi, c’è stata una sorta di falsificazione storiografica che non è l’unica: si è vista anche in tante altre situazioni storiche, che è stata superata fondamentalmente grazie al lavoro di uno storico francese, Jean Meyer, che è andato lì – tra l'altro convertendosi – e ha studiato approfonditamente il problema della “Cristiada”, portando a una nuova comprensione di questo fenomeno. A ribellarsi fu il popolo.







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