Somalia: un seme di speranza nei progetti Intersos di rientro dei profughi a Mogadiscio
e Galkayo
In Somalia, malgrado i miliziani fondamentalisti di al-Shabaab continuino a colpire
obiettivi governativi e internazionali, una tendenza incoraggiante è rappresentata
dal ritorno alle comunità di origine di numerosi rifugiati e sfollati interni. Con
questi ultimi lavora anche l’Ong italiana Intersos, che partecipa ad un progetto di
rientri dai campi delle città di Galkayo e Mogadiscio. A Nairobi, Davide Maggiore
ha intervistato Andrea Martinotti, project manager del programma:
R. - Gli stessi
beneficiari che noi supportiamo hanno espresso la volontà di ritornare nei loro villaggi
di origine a seguito del cambiamento positivo che c’è stato negli ultimi anni e di
un governo che sta sempre più prendendo piede in Somalia. Da lì inizia un processo
sia con la comunità che con le autorità locali, in cui vengono identificate delle
persone, dei leader in questi campi, che vengono supportati per avere un viaggio nei
villaggi di origine per capire le reali condizioni nei loro villaggi: come sono i
servizi di base, se ci sono problemi di terra, se ci sono problemi di clan… I beneficiari
devono prendere una decisione informata, se tornare a casa o meno.
D. - Poi,
per chi appunto decide di aderire al rientro, c’è la fase che avviene direttamente
sul campo, con il supporto soprattutto all’agricoltura e all’allevamento…
R.
- Il pacchetto assistenza che Intersos distribuisce all’inizio è composto da accessori
per la casa - quindi anche teli di plastica, pentole, piatti, bicchieri, coperte materassi…
- semi ed attrezzi per l’agricoltura. Ovviamente l’approccio che ha Intersos è quello
di lungo periodo. E’ molto importante che, una volta nei villaggi di origine, i beneficiari
abbiano accesso ovviamente ai servizi di base. Intersos sta adesso implementando un
progetto di “cash for work”, in cui 900 beneficiari lavorano su delle opere
pubbliche. In questi giorni stiamo distribuendo anche capre, perché molte delle comunità
che noi assistiamo hanno anche bestiame.
D. - Quindi lo scopo finale è quello
di rendere autosufficienti queste comunità?
R. - Questo per Intersos è fondamentale
soprattutto perché in queste comunità, prima di essere sfollate, avevano questo stile
di vita. Quindi nel lungo periodo è importantissimo che la sostenibilità di un ritorno
venga garantita tramite agricoltura e bestiame.
D. - Avete già avuto delle
relazioni positive in questo progetto?
R. - Dopo un paio di mese, si fa un
controllo incrociato per vedere se le famiglie rimangono nei villaggi di origine o
se, invece, ritornano a Mogadiscio o a Galkayo. Finora abbiamo riscontrato che le
famiglie rimangono nei villaggi di origine: alcuni giovani della famiglia si muovono
ogni tanto nelle località di Mogadiscio e Galkayo, ma comunque tornano sempre nei
villaggi di origine.
D. - Quali sono, invece, le sfide principali che bisogna
affrontare all’interno di un programma del genere?
R. - Un problema che Intersos
riscontra soprattutto nei villaggi di origine - visto che comunque al-Shaabab è ancora
presente - è l’accesso direttamente al villaggio. Le autorità locali supportano nel
90 per cento dei casi Intersos e il nostro staff in questo programma, come anche negli
altri.