Festa del S. Curato d'Ars, il prete semplice che insegnò come si diventa amici di
Gesù
La Chiesa, che dal 1925 lo venera come patrono dei parroci, ha ricordato questa domenica
la memoria di San Giovanni Maria Vianney, universalmente conosciuto come il Santo
Curato d’Ars. Vissuto tra il 1786 e 1859, la sua opera pastorale condotta per 40 anni
in un piccolo villaggio della Francia è diventata un modello di santità sacerdotale.
Alla sua figura e protezione Benedetto XVI affidò nel 2009 l’Anno sacerdotale, dedicandogli
un ammirato ritratto. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Il più Santo
dei parroci della storia della Chiesa dalla maggior parte dei suoi formatori era considerato
una sorta di disastro. Quando diventa prete, a 29 anni compiuti, Giovanni Maria Vianney
è praticamente considerato “vecchio”. Colpa di un grave gap di partenza – a
17 anni è molto più esperto di pecore e mucche, che pascola fin da bambino, che di
libri – e soprattutto dello scoglio contro cui si infrangerà la sua tenacia bruciandogli
tempo prezioso: il latino. È un vero romanzo la vita del futuro Curato d’Ars. Da ragazzo
è allegro e sensibile alla fede, ma quando pensa al seminario non ha i soldi per la
retta e quando un generoso sacerdote, che lo sosterrà per anni, si offre di fargli
cominciare gli studi, sono gli studi stentati e le frequenti bocciature a renderlo
oggetto di derisione: un sempliciotto, buono per i campi, e non per l’austero prestigio
di una tonaca. Sacerdote però riesce a diventarlo, grato a Dio come pochi per il dono
ricevuto, e si tuffa con ardore nella sua missione. Fiamma che non si attenua quando
scopre dove dovrà trasferirsi: una parrocchia in un posto a fatica rintracciabile
sulle mappe della Francia, Ars, casette d’argilla, 200 anime e una spaventosa ignoranza
collettiva. Qui, dal cuore da tanti giudicato insipiente di quel giovane prete vecchio,
scaturisce un prodigio che trasforma in poco tempo il villaggio dimenticato da Dio
in un villaggio dove Dio si è scelto una casa. Cosa sia accaduto lo spiegava quattro
anni fa Benedetto XVI:
“Nel servizio pastorale, tanto semplice quanto straordinariamente
fecondo, questo anonimo parroco di uno sperduto villaggio del sud della Francia riuscì
talmente ad immedesimarsi col proprio ministero, da divenire, anche in maniera visibilmente
ed universalmente riconoscibile, alter Christus, immagine
del Buon Pastore, che, a differenza del mercenario, dà la vita per le proprie pecore.
Sull’esempio del Buon Pastore, egli ha dato la vita nei decenni del suo servizio sacerdotale”.
Il
curato di campagna è un uomo povero tra poveri, che prega molto, che va a cercare
i parrocchiani fin sui campi, che raduna i loro figli analfabeti per insegnare catechismo
e che catechizza gli adulti alla domenica, con omelie semplici quanto incisive che
ben presto nella piccola chiesetta di Ars i posti sono solo in piedi. Ingaggia una
lotta senza quartiere contro le conseguenze dell’ignoranza, per esempio l’abuso di
alcol, cui tanti contadini sono avvezzi. Dal pulpito si scaglia contro gli osti che,
dice, “rubano il pane di una povera donna e dei suoi ragazzi dando da bere a quegli
ubriachi che spendono la domenica tutto ciò che hanno guadagnato durante la settimana”,scendendo “al di sotto della bestia più bestia”. Di contro, è maestro del perdono
sacramentale, che amministra ininterrottamente per ore, dimenticandosi persino di
mangiare:
“La sua esistenza fu una catechesi vivente, che acquistava un’efficacia
particolarissima quando la gente lo vedeva celebrare la Messa, sostare in adorazione
davanti al tabernacolo o trascorrere molte ore nel confessionale”.
Guardando
al modello di sacerdozio illuminato dal Curato d’Ars, il Papa ora emerito affermò:
“Dipende dalla santità la credibilità della testimonianza e, in definitiva, l’efficacia
stessa della missione di ogni sacerdote”:
“Fu ‘innamorato’ di Cristo, e
il vero segreto del suo successo pastorale è stato l’amore che nutriva per il Mistero
eucaristico annunciato, celebrato e vissuto, che è divenuto amore per il gregge di
Cristo, i cristiani e per tutte le persone che cercano Dio”.