Nigeria. Mons. Doeme: Boko Haram è prodotto della corruzione nazionale
Il vescovo di Maiduguri, nel nord della Nigeria, mons. Oliver Dashe Doeme, denuncia
alla Fondazione di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre” la precaria condizione
in cui versa il Paese, anche a causa dell’imperversare del gruppo estremistico Boko
Haram, che definisce “un prodotto della corruzione dilagante”. “Per combatterli è
assolutamente necessario porre un freno a questa piaga – sono le sue parole riferite
dal Sir – e assicurare un futuro ai nostri giovani”. Un altro problema della società
nigeriana, secondo il presule, è che l’economia si basa quasi esclusivamente sull’estrazione
del petrolio: “Gli altri settori non sono sostenuti adeguatamente – ha aggiunto –
soprattutto quello agricolo. Eppure, la Nigeria è un Paese ricco di risorse”. Un intervento
immediato anche negli ambiti economici, invece, sottrarrebbe i giovani alle pressioni
dei gruppi fondamentalisti. In questo contesto, il clero nigeriano “continua a offrire
la propria testimonianza di fede; i sacerdoti rimangono nelle parrocchie e continuano
a servire la comunità a rischio della loro stessa vita”. Intanto, arriva la notizia
che il capo del gruppo di Boko Haram, Shekau, rimasto ferito in una sparatoria, è
stato deposto dai suoi e sostituito con Abu Zamira Mohammed, il principale sostenitore
dei negoziati che da qualche tempo sarebbero stati avviati con il governo di Abuja.
Secondo indiscrezioni, l'esecutivo avrebbe accettato il cessate-il-fuoco proposto
da Boko Haram il 26 giugno scorso, a patto che fosse destituito l'allora capo Shekau.
Ciò fa ben sperare per un futuro di pace. (R.B.)