Il commento di don Ezechiele Pasotti al Vangelo della Domenica
Nella 18.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci presenta il passo del Vangelo
in cui Gesù è interpellato da due fratelli che litigano sull’eredità paterna. Il
Signore risponde con una parabola e dice:
«Fate attenzione e tenetevi lontani
da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende
da ciò che egli possiede».
Su questo brano evangelico ascoltiamo una breve
riflessione di don Ezechiele Pasotti, prefetto agli studi nel Collegio Diocesano
missionario “Redemptoris Mater” di Roma:
Anche questa
Domenica, che trova molti di noi in vacanza, il Signore risorto viene a cercarci con
la sua parola, viene a mettere a nudo le radici delle nostre ansie, dei nostri affanni,
divisioni e guerre. La parabola che la Liturgia ci propone è la risposta a due fratelli:
uno ha rubato tutta l’eredità, e l’altro protesta per l’ingiustizia subita. A tutti
e due, ma anche a noi, Gesù dice: Siete fuori strada. “La vita non dipende da ciò
che uno possiede”. Lo dimostra il ricco della parabola, e i tanti ricchi di oggi che
si affannano per accumulare ricchezze, anche quando i magazzini scoppiano al punto
che bisogna costruirne di più grandi, e finalmente ci si può dire: “Anima mia, ti
sei assicurata la vita per molti anni, ora riposati, mangia, bevi e divertiti!”. La
parola del Signore, con ironia di fronte alla stupidità provocata dalle ricchezze,
ci annunzia dove tutto questo va a finire: “Stolto, questa notte ti sarà richiesta
la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?”. E conclude: “Così è di chi
accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio”. Davanti all’”enigma della
condizione umana, che diventa massimo davanti alla morte” (GS 18), la prima risposta
esistenziale da cercare è il senso della vita. La vita non può ridursi ad affanno,
a violenza quotidiana per assicurarci quattro centesimi, gestiti dalle banche, a rincorrere
vanità, riempiendo la casa di nullità, di polvere – che chiamiamo comodità –, senza
avere neppure più tempo per ciò che conta davvero: sediamoci alla mensa con Cristo,
mangiamo il suo corpo, beviamo il suo sangue, e sapremo da dove ci viene la vita.