2013-07-31 16:13:16

Razzismo, al via un piano nazionale d’azione per combatterlo


Lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza. Sono i temi centrali del Piano nazionale d’azione promosso dal ministro dell’Integrazione, Cecile Kienge, con la collaborazione dell’Unar, l'Ufficio nazionale anti discriminazioni razziali, e il Ministero del lavoro e politiche sociali italiano. A margine della conferenza di presentazione, a Roma in Presidenza del Consiglio dei ministri, Federica Baioni ha intervistato il viceministro del Lavoro e politiche sociali con delega alle pari opportunità, Maria Cecilia Guerra:RealAudioMP3

R. – Bisogna, prima di tutto, conoscere meglio il fenomeno, capirne la rilevanza e i punti dove colpisce di più e quali sono gli ostacoli che ci impediscono di superarlo. Possono essere ostacoli di tipo normativo, perché spesso, anche se non ce ne accorgiamo sono le norme che discriminano. Un altro aspetto molto importante è quello che viene chiamato il razzismo istituzionale, cioè la poca preparazione e formazione di chi, pur senza cattiva volontà, non è però preparato a gestire questo fenomeno.

D. – Pianificare per un biennio o comunque cercare di mettere dei punti e delle linee guida a questo argomento molto importante in questo periodo: ce ne vuole parlare?

R. – Sì, sicuramente. L’idea è proprio quella di pianificare e soprattutto chiamare a concorrere sia alla progettazione e poi – e sarà ancora più importante – alla pianificazione un insieme ampio di soggetti. In primo luogo, i soggetti istituzionali: le competenze che possono essere rilevanti per la lotta al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza sono ovviamente divise fra varie amministrazioni – pensi alla scuola, pensi al lavoro, per fare gli esempi più banali, ma anche allo sport e alla comunicazione – quindi bisogna che tutti concorrano in azioni che sono coordinate. Gli enti territoriali ovviamente sono spesso quelli più coinvolti, proprio perché sono collocati sul fronte, con loro le associazioni e le parti sociali. Questa è un po’ la struttura dei soggetti che verranno coinvolti. Può essere l’insegnante a scuola lui stesso razzista o incapace di gestire un fenomeno di discriminazione che si verifica nella sua classe. Può essere in campo sanitario, come le Forze dell’ordine che molto lavoro su questo profilo sono chiamate a fare e stanno facendo anche in termini di formazione al loro interno. Quindi, bisogna capire dove sono gli snodi su cui poter intervenire, individuare degli obiettivi che siano, appunto, praticabili nell’arco di tempo che ci stiamo dando, definire delle azioni che possono anche essere monitorate. Ovviamente, il piano potrebbe avere maggior forza e potrà aver maggior forza anche se ci si mettono più risorse, ma non è solo un problema di risorse. Ci sono tantissime cose che si possono fare anche a costi ridotti, se non addirittura a costo zero. Importante è capire quali siano le vie migliori per intervenire.







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