Papa Francesco a colloquio con i giornalisti sul volo da Rio a Roma: testo integrale
Il Papa, sul volo di ritorno da Rio de Janeiro (28 luglio), dopo la Gmg, ha incontrato
i giornalisti del seguito. Pubblichiamo il testo integrale della conversazione:
Padre
Lombardi: Allora, cari amici, abbiamo la gioia di avere con noi in questo viaggio
di ritorno, il Santo Padre Francesco; è stato così gentile da darci un buon tempo
ampio per fare con noi un bilancio del viaggio e rispondere con totale libertà alle
vostre domande. Io do a lui la parola per una piccola introduzione e poi dopo cominciamo
con la lista di quelli che si sono iscritti a parlare e li prendiamo un po’ dai diversi
gruppi nazionali e linguistici. Allora, a Lei, Santità, la parola per iniziare.
Papa
Francesco: Buonasera, e grazie tante. Io sono contento. E’ stato un viaggio
bello, spiritualmente mi ha fatto bene. Sono stanco, abbastanza, ma con il cuore allegro,
e sto bene, bene: mi ha fatto bene spiritualmente. Trovare la gente fa bene, perché
il Signore lavora in ognuno di noi, lavora nel cuore, e la ricchezza del Signore è
tanta che sempre possiamo ricevere tante cose belle dagli altri. E questo a me fa
bene. Questo, come un primo bilancio. Poi dirò che la bontà, il cuore del popolo brasiliano
è grande, è vero: è grande. E’ un popolo tanto amabile, un popolo che ama la festa,
che anche nella sofferenza sempre trova una strada per cercare il bene da qualche
parte. E questo va bene: è un popolo allegro, il popolo ha sofferto tanto! E’ contagiosa
l’allegria dei brasiliani, è contagiosa! E ha un grande cuore, questo popolo. Poi,
dirò degli organizzatori, tanto da parte nostra, come da parte dei brasiliani; ma
io ho sentito che mi trovavo davanti un computer, quel computer incarnato … Ma davvero!
Era tutto cronometrato, no? Ma bello. Poi, abbiamo avuto problemi con le ipotesi di
sicurezza: la sicurezza di qua, la sicurezza di là; non c’è stato un incidente in
tutta Rio de Janeiro, in questi giorni, e tutto era spontaneo. Con meno sicurezza,
io ho potuto stare con la gente, abbracciarla, salutarla, senza macchine blindate…
è la sicurezza di fidarsi di un popolo. E’ vero che sempre c’è il pericolo che ci
sia un pazzo … eh, sì, che ci sia un pazzo che faccia qualcosa; ma anche c’è il Signore!
Ma, fare uno spazio di blindaggio tra il vescovo e il popolo è una pazzia, e io preferisco
questa pazzia: fuori, e correre il rischio dell’altra pazzia.Preferisco questa
pazzia: fuori. La vicinanza fa bene a tutti. Poi, l’organizzazione della Giornata,
non qualcosa di preciso, ma tutto: la parte artistica, la parte religiosa, la parte
catechetica, la parte liturgica… è stato bellissimo! Loro hanno una capacità di esprimersi
nell’arte. Ieri, per esempio, hanno fatto cose bellissime, bellissime! Poi, Aparecida:
Aparecida per me è un’esperienza religiosa forte. Ricordo la Quinta Conferenza. Io
sono stato lì a pregare, a pregare. Io volevo andare solo, un po’ di nascosto, ma
c’era una folla impressionante! Ma, non è possibile, quello lo sapevo prima di arrivare.
E abbiamo pregato, noi. Non so … una cosa … ma anche da parte vostra. Il vostro lavoro
è stato, mi dicono – io non ho letto i giornali in questi giorni, non avevo tempo,
non ho visto la tv, niente –, ma mi dicono che è stato un lavoro buono, buono, buono!
Grazie, grazie per la collaborazione, grazie di avere fatto questo. Poi il numero,
il numero dei giovani. Oggi – io non posso crederlo – ma oggi il Governatore parlava
di tre milioni. Non posso crederlo. Ma dall’altare – quello è vero! – non so se voi,
alcuni di voi siete stati all’altare: dall’altare, alla fine, c’era tutta la spiaggia
piena, fino alla curva; più di quattro chilometri. Ma, tanti giovani. E dicono, mi
ha detto Mons. Tempesta, che erano di 178 Paesi: 178! Anche il Vicepresidente mi ha
detto questo numero: quello è sicuro. E’ importante! Forte!
Padre Lombardi: Grazie.
Allora, diamo la parola per primo a Juan de Lara, che è della Efe, ed è spagnolo,
ed è l’ultimo viaggio che fa con noi: quindi siamo contenti di dargli questa possibilità.
Juan
de Lara: Santidad, buenas noches. En nombre de todos los compañeros le queremos
agradecer estos días que nos ha regalado en Río de Janeiro, el trabajo que ha hecho
y el esfuerzo que ha supuesto y también en nombre de todos los periodistas españoles,
le queremos agradecer las plegarias y los rezos por las víctimas del accidente ferroviario
de Santiago de Compostela. Muchísimas gracias. Y la primera pregunta, no tiene mucho
que ver con el viaje, pero aprovechamos la ocasión de que nos da esta posibilidad
y quería preguntarle: Santidad, en estos cuatro meses de pontificado, hemos visto
que ha creado varias comisiones para reformar la Curia vaticana. Quisiera preguntarle:
¿Qué tipo de reforma tiene en mente, contempla la posibilidad de suprimir el IOR,
el llamado Banco del Vaticano? Gracias. [Santità, buona notte. A nome di tutti
i colleghi vogliamo ringraziarla per questi giorni che ci ha regalato in Rio de Janeiro,
per il lavoro che ha fatto e lo sforzo che ci messo. Ed anche, a nome di tutti i giornalisti
spagnoli, la vogliamo ringraziare delle preghiere e dei gesti per le vittime dell’incidente
ferroviario di Santiago de Compostela. Moltissime grazie. La prima domanda non ha
molto a che vedere con il viaggio, ma cogliamo l’occasione che ci dà questa possibilità,
e vorrei domandarle: Santità, in questi quattro mesi di Pontificato abbiamo visto
che ha creato diverse Commissioni per riformare la Curia. Vorrei domandarle: Che tipo
di riforma ha in mente, contempla la possibilità di sopprimere lo IOR, la cosiddetta
Banca del Vaticano? Grazie.]
Papa Francesco: Los pasos que fui dando
en estos cuatro meses y medio, vienen de dos vertientes: el contenido de lo que había
que hacer, todo, viene de la vertiente de las congregaciones generales que tuvimos
los cardenales. Fueron cosas que los cardenales pedimos al que iba a ser el nuevo
Papa. Yo me acuerdo que pedía muchas cosas, pensando en otro. O sea, pedíamos, hay
que hacer esto….por ejemplo, la comisión de ocho cardenales, sabemos que es importante
tener una consulta outsider, no las consultas que se tienen, sino outsider.
Y esto va en la línea – aquí hago como una abstracción, pensando, pero para explicarlo-
en la línea, cada vez de la maduración de la relación entre sinodalidad y Primado.
O sea, estos ocho cardenales favorecen la sinodalidad, ayudan a que los diversos episcopados
del mundo se vayan expresando en el mismo gobierno de la iglesia. Hay muchas propuestas
que se hicieron, que todavía no están puestas en práctica, como la reforma de la Secretaría
del Sínodo, en la metodología; como la comisión post-sinodal que tenga carácter permanente
de consulta; como los consistorios cardenalicios con temáticas no tanto formales -
como por ejemplo la canonización-, sino también temáticas, etc. Bueno, la vertiente
de los contenidos viene de ahí. La segunda vertiente es la oportunidad. Les confieso,
a mí no me costó, al mes de pontificado, armar la comisión de los ocho cardenales,
que es una cosa… La parte económica yo pensaba tratarla el año que viene, porque no
es lo más importante que había que tocar. Sin embargo, la agenda se cambió debido
a circunstancias que ustedes conocen, que son de dominio público y que aparecieron
problemas y que había que enfrentarlos. El primero, el problema del IOR, o sea, cómo
encaminarlo, cómo delinearlo, cómo reformularlo, cómo sanear lo que haya que sanear,
y ahí está la primera comisión de referencia, ese es el nombre. Ustedes conocen el
chirógrafo, lo que se pide, los integrantes y todo. Después tuvimos la reunión de
la comisión de los quince cardenales que se ocupan de los aspectos económicos de la
Santa Sede. Son de todas partes del mundo. Y ahí, preparando esa reunión se vio la
necesidad de hacer una misma comisión de referencia para toda la economía de la Santa
Sede. O sea, que se tocó el problema económico fuera de agenda, pero estas cosas suceden
cuando en el oficio de gobierno ¿cierto?, uno va por aquí, pero le patean un golazo
de allá y lo tiene que atajar, ¿no es cierto? Entonces, la vida es así y, eso es lo
lindo de la vida también. Repito la pregunta que me hacía del IOR, perdón, estoy hablando
en castellano. Perdón… me venía la respuesta en castellano. [I passi che ho fatto
in questi quattro mesi e mezzo vengono da due versanti: il contenuto di quello che
si doveva fare, tutto, viene dal versante delle Congregazioni Generali dei cardinali.
Erano cose che noi cardinali abbiamo chiesto a colui che sarebbe diventato il nuovo
Papa. Io mi ricordo che chiesi molte cose, pensando che sarebbe stato un altro… Chiedevamo
di far questo, per esempio la Commissione di otto cardinali, sappiamo che è importante
avere una Consulta outsider, non le Consulte che già vi sono, ma outsider.
Questo va ogni volta nella linea - qui faccio come un’astrazione, pensando, però lo
faccio per spiegarlo - nella linea della maturazione della relazione tra sinodalità
e primato. Ossia, questi otto cardinali favoriscono la sinodalità, aiutano i diversi
episcopati del mondo ad esprimersi nello stesso governo della Chiesa. Ci sono molte
proposte che sono state fatte e che tuttavia non sono state ancora messe in pratica,
come la riforma della Segreteria del Sinodo, nella metodologia; come la Commissione
post-sinodale, che abbia carattere permanente di consulta; come i concistori cardinalizi,
con tematiche non tanto formali - come per esempio, la canonizzazione, ma anche altre
tematiche, eccetera. Bene, il versante dei contenuti viene da lì! Il secondo versante
è l’opportunità. Vi confesso che a me non è costato, il primo mese di Pontificato,
organizzare la Commissione degli otto cardinali, che è un primo punto. La parte economica
pensavo di trattarla il prossimo anno, perché non è la cosa più importante che bisognava
trattare. Ma l’agenda è cambiata a causa delle circostanze che voi conoscete e che
sono di dominio pubblico; sono apparsi problemi che dovevano essere affrontati. Il
primo: il problema dello IOR, ossia, come incamminarlo, come delinearlo, come riformularlo,
come sanare quello che c’è da sanare, e qui c’è la prima Commissione di riferimento,
questo è il nome. Voi conoscete il chirografo, quello che si chiede, quelli che la
integrano, tutto. Poi abbiamo avuto la riunione della Commissione dei 15 cardinali
che si occupano degli aspetti economici della Santa Sede. Provengono da tutte le parti
del mondo. E lì, preparando questa riunione, si vide la necessità di fare una unica
Commissione di riferimento per tutta l’economia della Santa Sede. Ossia fu affrontato
il problema economico fuori agenda, però queste cose succedono quando nell’ufficio
di governo uno va da una parte, ma gli tirano una pallonata dall’altra parte, e la
devi parare. Non è così? Quindi, la vita è così, ma anche questo è il bello della
vita. Ripeto la domanda che mi ha fatto sullo IOR, scusate, sto parlando in castigliano.
Scusate, la risposta mi veniva in castigliano.]
Con riferimento a quella domanda
che mi faceva dello IOR, io non so come finirà lo IOR; alcuni dicono che, forse, è
meglio che sia una banca, altri che sia un fondo di aiuto, altri dicono di chiuderlo.
Mah! Si sentono queste voci. Io non so. Io mi fido del lavoro delle persone dello
IOR, che stanno lavorando su questo, anche della Commissione. Il Presidente dello
IOR rimane, lo stesso che era prima; invece il Direttore e il Vicedirettore hanno
dato le dimissioni. Ma questo, io non saprei dirle come finirà questa storia, e questo
è bello anche, perché si trova, si cerca; siamo umani, in questo; dobbiamo trovare
il meglio. Ma, questo sì; ma le caratteristiche dello IOR – sia banca, sia fondo di
aiuto, sia qualsiasi cosa sia - trasparenza e onestà. Questo dev’essere così. Grazie.
Padre
Lombardi: Grazie mille, Santità. Allora, adesso passiamo ad una persona dei
rappresentanti del gruppo italiano, e abbiamo uno che Lei conosce bene: Andrea Tornielli,
che viene a farle una domanda a nome del gruppo italiano.
Andrea Tornielli: Santo
Padre, avrei una domanda un po’ forse indiscreta: ha fatto il giro del mondo la fotografia,
quando siamo partiti, di Lei che sale la scaletta dell’aereo portando una borsa nera,
e ci sono stati articoli in tutto il mondo che hanno commentato questa novità: sì,
del Papa che sale … non accadeva, diciamo, che il Papa salisse con il suo bagaglio
a mano. Allora, ci sono state anche ipotesi su che cosa contenesse la borsa nera.
Allora, le mie domande sono: uno, perché ha portato Lei la sua borsa nera e non l’ha
portata un collaboratore, e due, se può dirci che cosa c’era dentro … Grazie.
Papa
Francesco: Non c’era la chiave della bomba atomica! Mah! La portavo perché
sempre ho fatto così: io, quando viaggio, la porto. E dentro, cosa c’è? C’è il rasoio,
c’è il breviario, c’è l’agenda, c’è un libro da leggere – ne ho portato uno su Santa
Teresina di cui io sono devoto. Io sono andato sempre con la borsa quando viaggio:
è normale. Ma dobbiamo essere normali … Non so … è un po’ strano per me quello che
tu mi dici, che ha fatto il giro del mondo quella foto. Ma dobbiamo abituarci ad essere
normali. La normalità della vita. Non so, Andrea, se ti ho risposto…
Padre
Lombardi: Allora, adesso diamo la parola ad una rappresentante di lingua portoghese,
Aura Miguel, che è di Radio Renascença:
Aura Miguel: Santità,
volevo chiedere perché Lei chiede così insistentemente che si preghi per Lei? Non
è normale, abituale, ascoltare un Papa chiedere così tanto di pregare per Lui …
Papa
Francesco: Io sempre ho chiesto questo. Quando ero prete lo chiedevo, ma non
tanto frequentemente; ho cominciato a chiederlo con una certa frequenza nel lavoro
di vescovo, perché io sento che se il Signore non aiuta in questo lavoro di aiutare
il Popolo di Dio ad andare avanti, uno non può… Io davvero mi sento con tanti limiti,
con tanti problemi, anche peccatore - voi lo sapete! - e devo chiedere questo. Ma,
mi viene da dentro! Anche alla Madonna chiedo che preghi per me il Signore. E’ un’abitudine,
ma è un’abitudine che mi viene dal cuore e anche dalla necessità che ho per il mio
lavoro. Io sento che devo chiedere… non so, è così…
Padre Lombardi: Adesso
passiamo al gruppo di lingua inglese, e diamo la parola al nostro collega Pullella
di Reuters, che è qui davanti.
Philip Pullella: Santità, grazie
per la sua disponibilità, a nome del gruppo inglese. Il collega de Lara ha già fatto
la domanda che noi volevamo fare, quindi proseguo un po’ su quelle linee lì, poco,
però: Lei, nella ricerca di fare questi cambiamenti, mi ricordo che Lei ha detto al
gruppo di America Latina che ci sono tanti santi che lavorano in Vaticano, ma anche
persone che sono un po’ meno sante, no? Lei ha trovato resistenza a questo suo desiderio
di cambiare le cose in Vaticano? Ha trovato resistenza? La seconda domanda è: Lei
vive in un modo molto austero, è rimasto a Santa Marta, eccetera… Lei vuole
che i Suoi collaboratori, anche i cardinali, seguano questo esempio e forse vivano
in comunità, o è una cosa solo per Lei?
Papa Francesco: I cambiamenti…
i cambiamenti vengono anche da due versanti: quello che noi cardinali abbiamo chiesto,
e quello che viene dalla mia personalità. Lei parlava del fatto che sono rimasto a
Santa Marta: ma io non potrei vivere da solo nel Palazzo, e non è lussuoso.
L’appartamento pontificio non è tanto lussuoso! E’ largo, è grande, ma non è lussuoso.
Ma io non posso vivere da solo o con un piccolo gruppetto! Ho bisogno di gente, di
trovare gente, di parlare con la gente… E per questo quando i ragazzi delle scuole
gesuite mi hanno fatto la domanda: “Perché Lei? Per austerità, per povertà?”. No,
no: per motivi psichiatrici, semplicemente, perché psicologicamente non posso. Ognuno
deve portare avanti la sua vita, con il suo modo di vivere, di essere. I cardinali
che lavorano in Curia non vivono da ricchi e da fastosi: vivono in un appartamentino,
sono austeri, loro, sono austeri. Quelli che conosco, questi appartamenti che l’APSA
dà ai cardinali. Poi, mi sembra che ci sia un’altra cosa che volevo dire. Ognuno deve
vivere come il Signore gli chiede di vivere. Ma l’austerità – un’austerità generale
– credo che sia necessaria per tutti noi che lavoriamo al servizio della Chiesa. Ci
sono tante sfumature sulle austerità… ognuno deve cercare il suo cammino. Rispetto
ai santi, questo è vero, ce ne sono, santi: cardinali, preti, vescovi, suore, laici;
gente che prega, gente che lavora tanto, e anche che va dai poveri, di nascosto. Io
so di alcuni che si preoccupano di dare da mangiare ai poveri o poi, nel tempo libero,
vanno a fare ministero in una chiesa o in un’altra… Sono preti. Ci sono santi in Curia.
E anche c’è qualcuno che non è tanto santo, e questi sono quelli che fanno più rumore.
Voi sapete che fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce. E questo
a me fa dolore quando ci sono queste cose. Ma ci sono alcuni che danno scandalo, alcuni.
Noi abbiamo questo monsignore in galera, credo che ancora prosegue in galera; non
è andato in galera perché assomigliava alla beata Imelda precisamente, non era un
Beato. Sono scandali, questi, che fanno male. Una cosa - questo non l’ho mai detto,
ma me ne sono accorto - credo che la Curia sia un poco calata dal livello che aveva
un tempo, di quei vecchi curiali… il profilo del vecchio curiale, fedele, che faceva
il suo lavoro. Abbiamo bisogno di queste persone. Credo… ci sono, ma non sono tanti
come un tempo. Il profilo del vecchio curiale: io direi così. Dobbiamo averne di più,
di questi. Se trovo resistenza? Mah! Se c’è resistenza, ancora io non l’ho vista.
E’ vero che non ho fatto tante cose, ma si può parlare che sì, io ho trovato aiuto,
e anche ho trovato gente leale. Per esempio, a me piace quando una persona mi dice:
“Io non sono d’accordo”, e questo l’ho trovato. “Ma questo non lo vedo, non sono d’accordo:
io lo dico, Lei faccia”. Questo è un vero collaboratore. E questo l’ho trovato, in
Curia. E questo è buono. Ma quando ci sono quelli che dicono: “Ah, che bello, che
bello, che bello”, e poi dicono il contrario dall’altra parte… Ancora non me ne sono
accorto. Forse sì, ci sono alcuni, ma non me ne sono accorto. La resistenza: in quattro
mesi non si può trovare tanto …
Padre Lombardi: Allora, adesso passiamo
ad una brasiliana, mi sembra giusto. Allora, c’è Patricia Zorzan, magari si avvicina
Izoard così poi abbiamo anche un francese.
Patricia Zorzan: Hablando
en nombre de los brasileños. La sociedad ha cambiado, los jóvenes han cambiado, y
vemos en Brasil muchos jóvenes. Usted no ha hablado sobre el aborto, el matrimonio
entre personas del mismo sexo. En Brasil han aprobado una ley que amplía el derecho
al aborto y ha permitido el matrimonio entre personas del mismo sexo. ¿Por qué no
ha hablado sobre esto? [Parlando a nome dei brasiliani. La società è cambiata,
i giovani sono cambiati e si vedono in Brasile tanti giovani. Lei non ha parlato sull’aborto,
sul matrimonio tra persone dello stesso sesso. In Brasile è stata approvata una legge
che amplia il diritto all’aborto e ha permesso il matrimonio tra persone dello stesso
sesso. Perché non ha parlato su questo?]
Papa Francesco: La Iglesia
se ha expresado ya perfectamente sobre eso. No era necesario volver sobre eso, como
tampoco hablé sobre la estafa o la mentira, o otras cosas, en las cuales la iglesia
tiene una doctrina clara. [La Chiesa si è già espressa perfettamente su questo.
Non era necessario tornarci, come non ho parlato neppure della frode, della menzogna
o di altre cose sulle quali la Chiesa ha una dottrina chiara!]
Patricia
Zorzan: Pero es un asunto que interesa a los jóvenes… [Ma è un argomento
che interessa ai giovani…]
Papa Francesco: Si, pero no era
necesario hablar de eso, sino de las cosas positivas que abren camino a los chicos,
¿no es cierto? Además los jóvenes saben perfectamente cuál es la postura de la Iglesia. [Sì,
ma non era necessario parlare di questo, bensì delle cose positive che aprono il cammino
ai ragazzi. Non è vero? Inoltre, i giovani sanno perfettamente qual è la posizione
della Chiesa!]
Patricia Zorzan: ¿Cuál es la postura de su Santidad,
puede hablarnos? [Qual è la posizione di Vostra Santità, ce ne può parlare?]
Papa
Francesco: La de la Iglesia. Soy hijo de la Iglesia. [Quella della Chiesa.
Sono figlio della Chiesa!]
Padre Lombardi: Allora, ritorniamo al
gruppo spagnolo: Dario Menor Torres… ah, scusate, Izoard, che abbiamo già convocato,
così abbiamo uno del gruppo francese … e poi, Dario Menor.
Antoine-Marie
Izoard: Buongiorno, Santità. A nome dei colleghi di lingua francese del volo
– siamo 9 su questo volo. Per un Papa che non vuole fare interviste, veramente Le
siamo grati. Lei dal 13 marzo già si presenta come il Vescovo di Roma, con una grandissima,
fortissima insistenza. Quindi, vorremmo capire qual è il senso profondo di questa
insistenza, se per caso più che di collegialità si parla forse di ecumenismo, per
caso, di essere primus inter pares della Chiesa? Grazie.
Papa Francesco: Si,
in questo non si deve andare più avanti di quello che si dice. Il Papa è vescovo,
Vescovo di Roma, e perché è Vescovo di Roma è successore di Pietro, Vicario di Cristo.
Sono altri titoli, ma il primo titolo è “Vescovo di Roma”, e da lì viene tutto. Parlare,
pensare che questo voglia dire essere primus inter pares, no, questo non è
conseguenza di questo. Semplicemente, è il titolo primo del Papa: Vescovo di Roma.
Ma ci sono anche gli altri … Credo che lei abbia detto qualcosa di ecumenismo: credo
che questo favorisca un po’ l’ecumenismo. Ma, soltanto questo …
Padre Lombardi: Ora,
Dario Menor de La Razón, della Spagna:
Dario Menor Torres: Una
pregunta sobre sus sentimientos. Comentó hace una semana de aquel niño que le preguntó
que cómo se sentía, si alguno se podía imaginar cómo se podía ser Papa y si lo podía
desear. Decía, que había que estar loco para ello. Después de su primera experiencia
multitudinaria como han sido estos días en Río, si nos puede contar cómo se siente
siendo Papa, si es muy duro, si es feliz siéndolo y, si además, también de alguna
manera, ha acrecentado su fe o por el contrario, ha tenido alguna duda. Gracias. [Una
domanda sui suoi sentimenti. Una settimana fa lei ha commentato di come un bambino
le chiese come si sentiva, se qualcuno si poteva immaginare di essere Papa e se poteva
desiderare di esserlo. Lei disse che bisognava essere pazzi per questo. Dopo la sua
prima esperienza tra la moltitudine di gente, come sono stati questi giorni in Rio,
può raccontare come si sente ad essere Papa, se è molto duro, se è felice nell’esserlo,
e se ancora, in qualche modo, ha accresciuto la sua fede o, al contrario, ha avuto
qualche dubbio. Grazie.]
Papa Francesco: Fare il lavoro di vescovo
è una cosa bella, è bella. Il problema è quando uno cerca quel lavoro: questo non
è tanto bello, questo non è del Signore. Ma quando il Signore chiama un prete a diventare
vescovo, questo è bello. C’è sempre il pericolo di pensarsi un po’ superiori agli
altri, non come gli altri, un po’ principe. Sono pericoli e peccati. Ma il
lavoro di vescovo è bello: è aiutare i fratelli ad andare avanti. Il vescovo davanti
ai fedeli, per segnare la strada; il vescovo in mezzo ai fedeli, per aiutare
la comunione; e il vescovo dietro ai fedeli, perché i fedeli tante volte hanno
il fiuto della strada. Il vescovo dev’essere così. La domanda diceva se a me piaceva?
A me piace fare il vescovo, mi piace. A Buenos Aires ero tanto felice, tanto felice!
Sono stato felice, è vero. Il Signore mi ha assistito in quello. Ma come prete sono
stato felice, e come vescovo sono stato felice. In questo senso dico: mi piace!
Domanda
fuori campo: E fare il Papa?
Papa Francesco: Anche, anche!
Quando il Signore ti mette lì, se tu fai quello che il Signore vuole, sei felice.
Questo è il mio sentimento, quello che sento.
Padre Lombardi: Adesso
un altro del gruppo italiano: Salvatore Mazza di “Avvenire”.
Salvatore Mazza: Non
riesco neanche ad alzarmi. Mi scuso, non riesco neanche ad alzarmi in piedi per tutti
i fili che ho sotto i piedi. Noi abbiamo visto in questi giorni, L’abbiamo vista pieno
di energie anche a sera tardi; La stiamo vedendo adesso con l’aereo che balla, che
sta tranquillamente in piedi, senza un attimo di esitazione. Volevamo chiederLe: si
parla molto di prossimi viaggi. Si parla dell’Asia, di Gerusalemme, dell’Argentina.
Lei ha già un calendario più o meno definito per il prossimo anno, oppure è ancora
tutto da vedere?
Papa Francesco: Definito-definito non c’è niente.
Ma posso dirle qualcosa a cui si sta pensando. E’ definito – scusi - il 22 settembre
a Cagliari. Poi, il 4 ottobre ad Assisi. In mente, dentro l’Italia, io vorrei andare
a trovare i miei, una giornata: andare con l’aereo la mattina e tornare con l’altro,
perché loro, poverini, mi chiamano e abbiamo un buon rapporto. Ma soltanto un giorno.
Fuori d’Italia: il Patriarca Bartolomeo I vuole fare un incontro per commemorare i
50 anni di Athenagora e Paolo VI a Gerusalemme. Anche il Governo israeliano ha fatto
un invito speciale per andare a Gerusalemme. Credo che il Governo dell’Autorità palestinese
lo stesso. Questo si sta pensando: non si sa bene se si vada o non si vada… Poi, in
America Latina credo che non ci sia possibilità di tornare, perché il Papa latinoamericano,
il primo viaggio in America Latina… arrivederci! Dobbiamo aspettare un po’! Credo
che si possa andare in Asia, ma questo è tutto nell’aria. Ho avuto un invito per andare
in Sri Lanka e anche nelle Filippine. Ma in Asia si deve andare. Perché Papa Benedetto
non ha avuto tempo di andare in Asia, ed è importante. Lui è andato in Australia e
poi in Europa e in America, ma l’Asia… Andare in Argentina: in questo momento io credo
che si possa aspettare un po’, perché tutti questi viaggi hanno una certa priorità.
Io volevo andare a Costantinopoli, il 30 settembre, per fare visita a Bartolomeo I,
ma non è possibile, non è possibile per l’agenda mia. Se ci troviamo, lo faremo a
Gerusalemme.
Domande fuori campo: Fatima?
Papa Francesco: Fatima,
anche c’è un invito a Fatima, è vero, è vero. C’è un invito ad andare a Fatima.
Domande
fuori campo: 30 settembre o 30 novembre?
Papa Francesco: Novembre,
novembre: Sant’Andrea.
Padre Lombardi: Bene. Allora, adesso ripassiamo
negli Stati Uniti, e chiamiamo Ada Messia della CNN a farLe una domanda:
Ada
Messia: Salve … Lei si regge meglio di me … No, no, no: va bene, va bene. La
mia domanda è: quando ha incontrato i giovani argentini Lei, un po’ scherzando, forse
un po’ seriamente ha detto loro che Lei pure, qualche volta, si sente ingabbiato:
volevamo sapere a cosa si riferisse, esattamente…
Papa Francesco: Lei
sa quante volte ho avuto voglia di andare per le strade di Roma, perché a me piaceva,
a Buenos Aires, andare per la strada, mi piaceva tanto! In questo senso, mi sento
un po’ ingabbiato. Ma, questo devo dirlo perché sono tanto buoni questi della Gendarmeria
vaticana, sono buoni, buoni, buoni e sono loro riconoscente. Adesso mi lasciano fare
qualcosa in più. Io credo… il loro dovere è custodire la sicurezza. Ingabbiato, in
quel senso. A me piacerebbe andare per la strada, ma capisco che non è possibile:
lo capisco. In quel senso l’ho detto. Perché la mia abitudine era – come diciamo noi
di Buenos Aires – io ero un prete callejero …
Padre Lombardi: Adesso
chiamiamo di nuovo un brasiliano: c’è Marcio Campos, e chiedo anche a Guénois di avvicinarsi
per il prossimo turno, per i francesi.
Papa Francesco: Io domandavo
il tempo, perché devono servire la cena, ma avete fame voi?
Fuori campo: No,
no…
Marcio Campos: Sua bênção Santo Padre. Quero dizer para o
senhor que quando sentir saudades do Brasil, do povo brasileiro alegre, abrace a bandeira
que eu entreguei para o senhor. Quero dizer também que quero agradecer meus colegas
do diário Folha de São Paulo, Estado, Globo e Veja por lhes estar representando com
uma pergunta. Santo Padre, é muito difícil acompanhar um Papa. Estamos todos cansados.
O senhor está bem, e estamos todos cansados. No Brasil, a Igreja Católica tem perdido
fiéis, com os anos. O movimento da Renovação carismática é uma possibilidade de evitar
que os fiéis procurem as igrejas pentecostais? Muito obrigado pela sua presença e
muito obrigado por estar no seu voo. [Sua Santità, Santo Padre, voglio
dire che quando lei avrà nostalgia del Brasile, del popolo brasiliano, allegro, abbracci
la bandiera che Le ho consegnato. Vorrei anche ringraziare i miei colleghi dei quotidiani
Folha de São Paulo, Estado, Globo e Veja per rappresentarli in questa domanda. Santo
Padre, è difficile accompagnare un Papa, molto difficile. Siamo tutti stanchi, Lei
sta bene e noi siamo stanchi… In Brasile, la Chiesa cattolica ha perso fedeli in questi
ultimi anni. Il Movimento del Rinnovamento Carismatico è una possibilità per evitare
che i fedeli frequentino la Chiesa pentecostale o altre Chiese pentecostali? Molte
grazie per la sua presenza e molte grazie per essere con noi.]
Papa Francesco: E’
molto vero quello che lei dice del calo dei fedeli: è vero, è vero. Ci sono statistiche.
Abbiamo parlato con i vescovi brasiliani del problema, in una riunione che abbiamo
avuto ieri. Lei domandava sul Movimento di Rinnovamento Carismatico. Io vi dico una
cosa. Negli anni, alla fine degli anni Settanta, inizio anni Ottanta, io non li potevo
vedere. Una volta, parlando di loro, avevo detto questa frase: “Questi confondono
una celebrazione liturgica con una scuola di samba!”. Questo l’ho detto io. Mi sono
pentito. Poi, ho conosciuto meglio. E’ anche vero che il movimento, con buoni assessori,
è andato su una bella strada. E adesso credo che questo movimento faccia tanto bene
alla Chiesa, in generale. A Buenos Aires, io li riunivo spesso e una volta l’anno
facevo una Messa con tutti loro in cattedrale. Li ho favoriti sempre, quando io mi
sono convertito, quando io ho visto il bene che facevano. Perché in questo
momento della Chiesa – e qui allargo un po’ la risposta – credo che i movimenti siano
necessari. I movimenti sono una grazia dello Spirito. “Ma, come si può reggere un
movimento che è tanto libero?”. Anche la Chiesa è libera! Lo Spirito Santo fa quello
che vuole. Poi, Lui fa il lavoro dell’armonia, ma credo che i movimenti siano una
grazia, quei movimenti che hanno lo spirito della Chiesa. Per questo credo che il
movimento del Rinnovamento carismatico non solo serva ad evitare che alcuni passino
alle confessioni pentecostali. Ma no! serve alla Chiesa stessa! Ci rinnova. E ognuno
cerca il proprio movimento secondo il proprio carisma, dove lo porta lo Spirito.
Domanda
fuori campo.
Papa Francesco: Yo estoy cansado. Io sono stanco.
Padre
Lombardi: Allora, Guénois de Le Figaro per il gruppo francese.
Jean-Marie
Guénois: Santo Padre, una domanda con il mio collega di La Croix, anche:
Lei ha detto che la Chiesa senza la donna perde fecondità. Quali misure concrete prenderà?
Per esempio, il diaconato femminile o una donna a capo di un dicastero? E una piccolissima
domanda tecnica: Lei ha detto di essere stanco. Ha un allestimento speciale per il
ritorno? Grazie, Santità.
Papa Francesco: Cominciamo dall’ultimo.
Quest’aereo non ha allestimenti speciali. Io sono davanti, una bella poltrona, comune,
ma comune, quella che hanno tutti. Io ho fatto scrivere una lettera e una chiamata
telefonica per dire che io non volevo allestimenti speciali sull’aereo: è chiaro?
Secondo, la donna. Una Chiesa senza le donne è come il Collegio Apostolico senza Maria.
Il ruolo della donna nella Chiesa non è soltanto la maternità, la mamma di famiglia,
ma è più forte: è proprio l’icona della Vergine, della Madonna; quella che aiuta a
crescere la Chiesa! Ma pensate che la Madonna è più importante degli Apostoli! E’
più importante! La Chiesa è femminile: è Chiesa, è sposa, è madre. Ma la donna, nella
Chiesa, non solo deve … non so come si dice in italiano … il ruolo della donna nella
Chiesa non solo deve finire come mamma, come lavoratrice, limitata … No! E’ un’altra
cosa! Ma i Papi… Paolo VI ha scritto una cosa bellissima sulle donne, ma credo che
si debba andare più avanti nell’esplicitazione di questo ruolo e carisma della donna.
Non si può capire una Chiesa senza donne, ma donne attive nella Chiesa, con il loro
profilo, che portano avanti. Io penso un esempio che non ha niente a che vedere con
la Chiesa, ma è un esempio storico: in America Latina, il Paraguay. Per me, la donna
del Paraguay è la donna più gloriosa dell’America Latina. Tu sei paraguayo?
Sono rimaste, dopo la guerra, otto donne per ogni uomo, e queste donne hanno fatto
una scelta un po’ difficile: la scelta di avere figli per salvare: la Patria, la cultura,
la fede e la lingua. Nella Chiesa, si deve pensare alla donna in questa prospettiva:
di scelte rischiose, ma come donne. Questo si deve esplicitare meglio. Credo che noi
non abbiamo fatto ancora una profonda teologia della donna, nella Chiesa. Soltanto
può fare questo, può fare quello, adesso fa la chierichetta, adesso legge la Lettura,
è la presidentessa della Caritas … Ma, c’è di più! Bisogna fare una profonda
teologia della donna. Questo è quello che penso io.
Padre Lombardi: Per
il gruppo spagnolo, allora, adesso abbiamo Pablo Ordas, de El País:
Pablo
Ordas: Queríamos saber su relación de trabajo, no tanto amistosa, de colaboración
con Benedicto XVI. No ha habido antes una circunstancia así, y si tiene contactos
frecuentes, y le está ayudando en esa carga. Muchas gracias. [Vorremmo sapere quale
sia la sua relazione di lavoro, non solo di amicizia, e di collaborazione con Benedetto
XVI. Non c’è mai stata prima una circostanza simile; e se ha contatti frequenti e
la sta aiutando in questo lavoro. Molte grazie.]
Papa Francesco: Creo
que la última vez que hubo dos Papas, o tres Papas, no se hablaban entre ellos,
estaban peleando a ver quien era el verdadero. Tres llegaron a haber en el Cisma
de Occidente. Hay algo que… [Credo che l’ultima volta che ci sono stati due Papi,
o tre Papi, non abbiano parlato tra loro, stavano lottando per vedere chi fosse quello
autentico. Sono arrivati ad essere tre durante lo Scisma d’Occidente. C’è qualcosa…]
C’è
qualcosa che qualifica il mio rapporto con Benedetto: io gli voglio tanto bene. Sempre
gli ho voluto bene. Per me è un uomo di Dio, un uomo umile, un uomo che prega. Io
sono stato tanto felice quando lui è stato eletto Papa. Anche quando lui ha dato le
dimissioni, è stato per me un esempio di grandezza! Un grande. Soltanto un grande
fa questo! Un uomo di Dio e un uomo di preghiera. Lui adesso abita in Vaticano, e
alcuni mi dicono: ma come si può fare questo? Due Papi in Vaticano! Ma, non ti ingombra
lui? Ma lui non ti fa la rivoluzione contro? Tutte queste cose che dicono, no? Io
ho trovato una frase per dire questo: “E’ come avere il nonno a casa”, ma il nonno
saggio. Quando in una famiglia il nonno è a casa, è venerato, è amato, è ascoltato.
Lui è un uomo di una prudenza! Non si immischia. Io gli ho detto tante volte: “Santità,
lei riceva, faccia la sua vita, venga con noi”. E’ venuto per l’inaugurazione e la
benedizione della statua di San Michele. Ecco, quella frase dice tutto. Per me è come
avere il nonno a casa: il mio papà. Se io avessi una difficoltà o una cosa che non
ho capito, telefonerei: “Ma, mi dica, posso farlo, quello?”. E quando sono andato
per parlare di quel problema grosso, di Vatileaks, lui mi ha detto tutto con
una semplicità … al servizio. E’ una cosa che non so se voi la sapete, credo di sì,
ma non sono sicuro: quando ci ha parlato, nel discorso di congedo, il 28 febbraio,
ci ha detto: “Fra voi c’è il prossimo Papa: io gli prometto obbedienza”. Ma è un grande;
questo è un grande!
Padre Lombardi: Allora, adesso diamo la parola
ancora ad una brasiliana, Ana Fereira; e allora si avvicina anche Gianguido Vecchi
per l’italiano.
Ana Fereira: Santo Padre, buonasera. Grazie. Vorrei
dire “grazie” tante volte: grazie di avere portato tanta allegria al Brasile, e grazie
anche di rispondere alle nostre domande. A noi giornalisti piace tanto fare domande.
Vorrei sapere, perché ieri Lei ha detto ai vescovi brasiliani della partecipazione
delle donne nella nostra Chiesa. Vorrei capire meglio: come dev’essere questa partecipazione
di noi donne nella Chiesa? Se Lei, cosa ne pensa anche dell’ordinazione delle donne?
Come dev’essere la nostra posizione nella Chiesa?
Papa Francesco: Io
vorrei spiegare un po’ quello che ho detto sulla partecipazione delle donne nella
Chiesa: non si può limitare al fatto che faccia la chierichetta o la presidentessa
della Caritas, la catechista… No! Deve essere di più, ma profondamente di più, anche
misticamente di più, con questo che io ho detto della teologia della donna. E, con
riferimento all’ordinazione delle donne, la Chiesa ha parlato e dice: “No”. L’ha detto
Giovanni Paolo II, ma con una formulazione definitiva. Quella è chiusa, quella porta,
ma su questo voglio dirti una cosa. L’ho detto, ma lo ripeto. La Madonna, Maria, era
più importante degli Apostoli, dei vescovi e dei diaconi e dei preti. La donna, nella
Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come, è quello che dobbiamo
cercare di esplicitare meglio, perché credo che manchi una esplicitazione teologica
di questo. Grazie.
Padre Lombardi: Gianguido Vecchi, del Corriere
della Sera: chiedo di avvicinarsi alla signora Pigozzi e a Nicole, poi, dopo.
Gianguido
Vecchi: Padre Santo, Lei anche in questo viaggio ha parlato più volte di misericordia.
A proposito dell’accesso ai Sacramenti dei divorziati risposati, c’è la possibilità
che cambi qualcosa nella disciplina della Chiesa? Che questi Sacramenti siano un’occasione
per avvicinare queste persone, anziché una barriera che li divide dagli altri fedeli?
Papa
Francesco: Questo è un tema che si chiede sempre. La misericordia è più grande
di quel caso che lei pone. Io credo che questo sia il tempo della misericordia. Questo
cambio di epoca, anche tanti problemi della Chiesa - come una testimonianza non buona
di alcuni preti, anche problemi di corruzione nella Chiesa, anche il problema del
clericalismo, per fare un esempio - hanno lasciato tanti feriti, tanti feriti. E la
Chiesa è Madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Ma se il Signore
non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto,
curare i feriti. E’ mamma, la Chiesa, e deve andare su questa strada della misericordia.
E trovare una misericordia per tutti. Ma io penso, quando il figliol prodigo è tornato
a casa, il papà non gli ha detto: “Ma tu, senti, accomodati: che cosa hai fatto con
i soldi?”. No! Ha fatto festa! Poi, forse, quando il figlio ha voluto parlare, ha
parlato. La Chiesa deve fare così. Quando c’è qualcuno… non solo aspettarli: andare
a trovarli! Questa è la misericordia. E io credo che questo sia un kairós:
questo tempo è un kairós di misericordia. Ma questa prima intuizione l’ha avuta
Giovanni Paolo II, quando ha incominciato con Faustina Kowalska, la Divina Misericordia…
lui aveva qualcosa, aveva intuito che era una necessità di questo tempo. Con riferimento
al problema della Comunione alle persone in seconda unione, perché i divorziati possono
fare la Comunione, non c’è problema, ma quando sono in seconda unione, non possono.
Io credo che questo sia necessario guardarlo nella totalità della pastorale matrimoniale.
E per questo è un problema. Ma anche - una parentesi - gli Ortodossi hanno una prassi
differente. Loro seguono la teologia dell’economia, come la chiamano, e danno
una seconda possibilità, lo permettono. Ma credo che questo problema – chiudo la parentesi
– si debba studiare nella cornice della pastorale matrimoniale. E per questo, due
cose; primo: uno dei temi da consultare con questi otto del Consiglio dei cardinali,
con i quali ci riuniremo l’1, il 2 e il 3 ottobre, è come andare avanti nella pastorale
matrimoniale, e questo problema uscirà lì. E, una seconda cosa: è stato con me, quindici
giorni fa, il segretario del Sinodo dei Vescovi, per il tema del prossimo Sinodo.
Era un tema antropologico, ma parlando e riparlando, andando e tornando, abbiamo visto
questo tema antropologico: la fede come aiuta la pianificazione della persona, ma
nella famiglia, e andare quindi sulla pastorale matrimoniale. Siamo in cammino per
una pastorale matrimoniale un po’ profonda. E questo è un problema di tutti, perché
ci sono tanti, no? Per esempio, ne dico uno soltanto: il cardinale Quarracino, il
mio predecessore, diceva che per lui la metà dei matrimoni sono nulli. Ma diceva così,
perché? Perché si sposano senza maturità, si sposano senza accorgersi che è per tutta
la vita, o si sposano perché socialmente si devono sposare. E in questo entra anche
la pastorale matrimoniale. E anche il problema giudiziale della nullità dei matrimoni,
quello si deve rivedere, perché i Tribunali ecclesiastici non bastano per questo.
E’ complesso, il problema della pastorale matrimoniale. Grazie.
Padre Lombardi: Grazie.
Allora adesso abbiamo la signora Pigozzi che è di Paris Match, è ancora del
gruppo francese …
Carolina Pigozzi: Buona sera, Santo Padre. Vorrei
sapere se Lei, da quando è Papa, si sente ancora gesuita …
Papa Francesco: E’
una domanda teologica, perché i gesuiti fanno voto di obbedire al Papa. Ma se il Papa
è gesuita, forse deve far voto di obbedire al Generale dei gesuiti… Non so come si
risolve questo … Io mi sento gesuita nella mia spiritualità; nella spiritualità degli
Esercizi, la spiritualità, quella che io ho nel cuore. Ma tanto mi sento così che
fra tre giorni andrò a festeggiare con i gesuiti la festa di Sant’Ignazio: dirò la
Messa al mattino. Non ho cambiato di spiritualità, no. Francesco, francescano: no.
Mi sento gesuita e la penso come gesuita. Non ipocritamente, ma la penso come gesuita.
Grazie a lei.
Padre Lombardi: Se ha ancora resistenza, c’è ancora
qualche domanda. Adesso, Nicole Winfield, che è dell’Associated Press, e ci
sono … ma non era … ma, io ho avuto una lista e qui veramente, credevo che vi foste
organizzati … Allora, va bè, Elisabetta, mettiti in lista anche tu, scusa.
Nicole
Winfield: Santità, grazie di nuovo per essere venuto “tra i leoni”. Santità,
al quarto mese del suo pontificato, volevo chiederle di fare un piccolo bilancio.
Ci può dire quale è stata la cosa migliore di essere Papa, un aneddoto, e quale la
cosa peggiore, e qual è la cosa che l’ha sorpresa di più in questo periodo?
Papa
Francesco: Ma non so come rispondere a questo, davvero. Cose grosse, cose grosse
non sono state. Cose belle sì; per esempio, l’incontro con i Vescovi italiani è stato
tanto bello, tanto bello. Come Vescovo della capitale d’Italia, mi sono sentito con
loro a casa. E quello è stato bello, ma non so se sia stato il migliore. Anche una
cosa dolorosa, ma che è entrata abbastanza nel mio cuore, la visita a Lampedusa. Ma
quello è di piangere, mi ha fatto bene quello. Ma quando arrivano queste barche li
lasciano alcune miglia prima della costa e loro devono, con la barca, arrivare da
soli. E questo mi fa dolore perché penso che queste persone sono vittime di un sistema
socio-economico mondiale. Ma la cosa peggiore – mi scusi – che mi è venuta è una sciatica
– davvero! – che ho avuto il primo mese perché per fare le interviste mi accomodavo
in una poltrona e questo mi ha fatto un po’ male. E’ una sciatica dolorosissima, dolorosissima!
Non l’auguro a nessuno! Ma queste cose: parlare con la gente; l’incontro con i seminaristi
e le religiose è stato bellissimo, è stato bellissimo. Anche l’incontro con gli alunni
dei collegi gesuiti è stato bellissimo, cose buone.
Domnda: Qual
è la cosa che l’ha più sorpresa?
Papa Francesco: Le persone, le
persone, le persone buone che ho trovato. Ho trovato tante persone buone in Vaticano.
Ho pensato cosa dire, ma quello è vero. Io faccio giustizia, dicendo questo: tante
persone buone. Tante persone buone, tante persone buone, ma buone buone buone!
Padre
Lombardi: Elisabetta, ma questa la conosce e anche Sergio Rubini, magari si
avvicina, così abbiamo gli argentini.
Elisabetta Piqué: Papa Francisco,
ante todo en nombre de los 50 mil argentinos que encontré ahí y me decían vas a viajar
con el Papa, por favor decíle que fue fantástico, estupendo, preguntále, cuando va
a viajar, pero ya dijo que no va a viajar… Entonces le voy a hacer una pregunta más
difícil. ¿Se asustó cuando vio el informe “Vatileaks”? [Papa Francesco, anzitutto
a nome dei 50 mila argentini che ho incontrato lì e che mi hanno detto “Viaggerai
con il Papa, per favore, digli che è stato fantastico, stupendo; domandagli quando
verrà, ma lei ha già detto che non andrà… Quindi, le faccio una domanda più difficile.
Si è spaventato quando ha visto la relazione su Vatileaks?]
Papa Francesco: No.
Te voy a contar una anécdota sobre el informe “Vatileaks”. Cuando fui a verlo al Papa
Benedicto, después de rezar en la capilla fuimos a su estudio y vi una caja grande
y un sobre grueso. Benedicto. [No! Ti racconto un aneddoto sul rapporto “Vatileaks”.
Quando andai a trovare Papa Benedetto, dopo aver pregato nella cappella, siamo stati
nel suo studio e ho visto una grande scatola e una grossa busta. Scusi…]
Benedetto
mi ha detto, mi diceva: “In questa scatola grande ci sono tutte le dichiarazioni,
le cose che hanno detto i testimoni, tutti lì. Ma il riassunto e il giudizio finale
è in questa busta. E qui si dice ta-ta-ta…”. Aveva tutto in testa! Ma che intelligenza!
Tutto a memoria, tutto! Ma no, (parole in spagnolo) non mi sono spaventato, no. No,
no. Ma è un problema grosso, eh? Ma non mi sono spaventato.
Sergio Rubín: Santidad,
dos cositas. Esta es la primera: Usted ha insistido mucho en detener la pérdida de
fieles. En Brasil ha sido muy fuerte. Tiene la esperanza de que este viaje contribuya
a que mucha gente vuelva a la Iglesia, se sienta más cercana. Y la segunda, la más
familiar: a Usted le gustaba mucho la Argentina, y llevaba muy en el corazón a Buenos
Aires. Los argentinos se preguntas si usted no extraña esa Buenos Aires, que recorría
en colectivo, en micro, iba por las calles. Muchas Gracias. [Santità, due cose.
Questa è la prima: lei ha insistito molto sul fermare la perdita di fedeli. In Brasile
è stata molto forte. Spera che questo viaggio contribuisca a che la gente ritorni
alla Chiesa, si senta più vicina. E la seconda, più familiare: a lei piaceva molto
l’Argentina e aveva molto nel cuore Buenos Aires. Gli argentini si chiedono se a lei
non manchi tanto questa Buenos Aires, lei la percorreva in autobus, in pulman, camminava
per le strade. Molte grazie.]
Papa Francesco: Io credo che un viaggio
papale sempre fa bene. E credo che al Brasile questo farà bene, ma non soltanto la
presenza del Papa, ma quello che in questa Giornata della Gioventù si è fatto, loro
si sono mobilizzati e loro faranno tanto bene, forse aiuteranno tanto la Chiesa. Ma
questi fedeli che se ne sono andati, tanti non sono felici perché si sentono di appartenere
alla Chiesa. Credo che questo sarà positivo, non solo per il viaggio, ma soprattutto
per la Giornata: la Giornata è stato un evento meraviglioso. E di Buenos Aires, sì,
alle volte mi manca. E quello si sente. Ma è una mancanza serena, è una mancanza serena,
è una mancanza serena. Ma io credo che lei, Sergio, conosca meglio me di tutti gli
altri, Lei può rispondere a questa domanda. Con il libro che ha scritto!
Padre
Lombardi: Allora abbiamo il russo e poi c’era Valentina, che era la decana,
che voleva chiudere Lei.
Alexey Bukalov: Buonasera Santo Padre.
Santo Padre, tornando all’ecumenismo: oggi gli ortodossi festeggiano i 1.025 anni
del cristianesimo, ci sono grandissimi festeggiamenti in molte capitali. Se vuole
fare un commento su questo fatto, sarò felice a questo proposito. Grazie.
Papa
Francesco: Nelle Chiese ortodosse, hanno conservato quella pristina liturgia,
tanto bella. Noi abbiamo perso un po’ il senso dell’adorazione. Loro lo conservano,
loro lodano Dio, loro adorano Dio, cantano, il tempo non conta. Il centro è Dio, e
questa è una ricchezza che vorrei dire in questa occasione in cui Lei mi fa questa
domanda. Una volta, parlando della Chiesa occidentale, dell’Europa occidentale, soprattutto
la Chiesa più cresciuta, mi hanno detto questa frase: “Lux ex oriente, ex occidente
luxus”. Il consumismo, il benessere, ci hanno fatto tanto male. Invece voi conservate
questa bellezza di Dio al centro, la referenza. Quando si legge Dostoevskij - io credo
che per tutti noi deve essere un autore da leggere e rileggere, perché ha una saggezza
- si percepisce qual è l’anima russa, l’anima orientale. E’ una cosa che ci farà tanto
bene. Abbiamo bisogno di questo rinnovamento, di questa aria fresca dell’Oriente,
di questa luce dell’Oriente. Giovanni Paolo II lo aveva scritto nella sua Lettera.
Ma tante volte il luxus dell’Occidente ci fa perdere l’orizzonte. Non so, mi
viene questo di dire. Grazie.
Padre Lombardi: E allora chiudiamo
con Valentina che, come aveva cominciato nel viaggio di partenza, adesso chiude nel
viaggio di ritorno.
Valentina Alazraki: Santidad, gracias por haber
mantenido la promesa de responder a nuestras preguntas a la vuelta… [Santità,
grazie per aver mantenuto la promessa di rispondere alle nostre domande al ritorno….]
Papa
Francesco: les atrasé la cena… [Vi ho fatto ritardare la cena…]
Valentina
Alazraki: No importa, no importa…. La pregunta sería, bueno, de parte de todos
los mexicanos. ¿Cuándo va a Guadalupe?, pero esa es de los mexicanos. La mía sería:
Usted va a canonizar a dos grandes Papas, Juan XXIII y Juan Pablo II. Quisiera saber,
cuál es según usted, el modelo de santidad que se desprende del uno y del otro y,
el impacto que han tenido en la Iglesia y en Usted. [Non importa, non importa.
La domanda, da parte di tutti i messicani sarebbe: quando andrà a Guadalupe?... Questa
però è la domanda dei messicani … La mia sarebbe: lei canonizzerà due grandi Papi:
Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II. Vorrei sapere qual è - secondo lei - il modello
di santità che emerge dall’uno e dall’altro e qual è l’impatto che hanno avuto nella
Chiesa e in lei.]
Papa Francesco: Giovanni XXIII è un po’ la figura
del “prete di campagna”, il prete che ama ognuno dei fedeli, che sa curare i fedeli
e questo lo ha fatto da vescovo, come nunzio. Ma quante testimonianze di Battesimo
false ha fatto in Turchia in favore degli ebrei! E’ un coraggioso, un prete di campagna
buono, con un senso dell’umorismo tanto grande, tanto grande, e una grande santità.
Quando era nunzio, alcuni non gli volevano tanto bene in Vaticano, e quando arrivava
per portare cose o chiedere, in certi uffici lo facevano aspettare. Mai si è lamentato:
pregava il Rosario, leggeva il Breviario, mai. Un mite, un umile, anche uno che si
preoccupava per i poveri. Quando il cardinal Casaroli è tornato da una missione -
credo in Ungheria o in quella che era la Cecoslovacchia di quel tempo, non ricordo
quale delle due – è andato da lui a spiegargli come era stata la missione, in quella
epoca della diplomazia dei “piccoli passi”. E hanno avuto l’udienza – 20 giorni dopo
Giovanni XXIII sarebbe morto - e mentre Casaroli se ne andava, lo fermò: “Ah Eminenza
– no, non era Eminenza – Eccellenza, una domanda: lei continua ad andare da quei giovani?”
Perché Casaroli andava al Carcere minorile di Casal del Marmo e giocava con loro.
E Casaroli ha detto: “Sì, sì!”. “Non li abbandoni mai”. Questo ad un diplomatico,
che arrivava dal fare un percorso di diplomazia, un viaggio così impegnativo, Giovanni
XXIII ha detto: “Non abbandoni mai i ragazzi”. Ma è un grande, un grande! Poi quello
del Concilio: è un uomo docile alla voce di Dio, perché quello gli è venuto dallo
Spirito Santo, gli è venuto e lui è stato docile. Pio XII pensava di farlo, ma le
circostanze non erano mature per farlo. Credo che questo [Giovanni XXIII] non abbia
pensato alle circostanze: lui ha sentito quello e lo ha fatto. Un uomo che si lasciava
guidare dal Signore. Di Giovanni Paolo II mi viene di dire “il grande missionario
della Chiesa”: è un missionario, è un missionario, un uomo che ha portato il Vangelo
dappertutto, voi lo sapete meglio di me. Ma Lei quanti viaggi ha fatto? Ma andava!
Sentiva questo fuoco di portare avanti la Parola del Signore. E’ un Paolo, è un San
Paolo, è un uomo così; questo per me è grande. E fare la cerimonia di canonizzazione
tutti e due insieme credo che sia un messaggio alla Chiesa: questi due sono bravi,
sono bravi, sono due bravi. Ma c’è in corso la causa di Paolo VI ed anche di Papa
Luciani: queste due sono in corso. Ma, ancora una cosa che credo che io ho detto,
ma non so se qui o da un’altra parte: la data di canonizzazione. Si pensava l’8 dicembre
di quest’anno, ma c’è un problema grosso; quelli che vengono dalla Polonia, i poveri,
perché quelli che hanno i mezzi possono venire con l’aereo, ma quelli che vengono,
i poveri, vengono in bus e già a dicembre le strade hanno il ghiaccio e credo che
si debba ripensare la data. Io ho parlato con il cardinal Dziwisz e lui mi ha suggerito
due possibilità: o Cristo Re di quest’anno, o la Domenica della Misericordia del prossimo
anno. Credo che sia poco tempo Cristo Re di quest’anno, perché il Concistoro sarà
il 30 settembre e a fine d’ottobre c’è poco tempo, ma non so, devo parlare con il
cardinal Amato su questo. Ma credo che l’8 dicembre non sarà.
Domanda: Ma
saranno canonizzati insieme?
Papa Francesco: Insieme tutti e due
insieme, sì.
Padre Lombardi: Grazie Santità. Chi c’è ancora? Ilze?
Poi li abbiamo fatti proprio tutti, anche di più di quelli che si erano iscritti prima…
Ilze
Scamparini: Vorrei chiedere il permesso di fare una domanda un po’ delicata:
anche un’altra immagine ha girato un po’ il mondo, che è stata quella di mons. Ricca
e delle notizie sulla sua intimità. Vorrei sapere, Santità, cosa intende fare su questa
questione? Come affrontare questa questione e come Sua Santità intende affrontare
tutta la questione della lobby gay?
Papa Francesco: Quello di mons.
Ricca: ho fatto quello che il Diritto Canonico manda a fare, che è la investigatio
previa. E da questa investigatio non c’è niente di quello di cui l’accusano,
non abbiamo trovato niente di quello. Questa è la risposta. Ma io vorrei aggiungere
un’altra cosa su questo: io vedo che tante volte nella Chiesa, al di fuori di questo
caso ed anche in questo caso, si vanno a cercare i “peccati di gioventù”, per esempio,
e questo si pubblica. Non i delitti, eh? i delitti sono un’altra cosa: l’abuso sui
minori è un delitto. No, i peccati. Ma se una persona, laica o prete o suora, ha fatto
un peccato e poi si è convertito, il Signore perdona, e quando il Signore perdona,
il Signore dimentica e questo per la nostra vita è importante. Quando noi andiamo
a confessarci e diciamo davvero: “Ho peccato in questo”, il Signore dimentica e noi
non abbiamo il diritto di non dimenticare, perché corriamo il rischio che il Signore
non si dimentichi dei nostri [peccati]. E’ un pericolo quello. Questoo è importante:
una teologia del peccato. Tante volte penso a San Pietro: ha fatto uno dei peggiori
peccati, che è rinnegare Cristo, e con questo peccato lo hanno fatto Papa. Dobbiamo
pensare tanto. Ma, tornando alla Sua domanda più concreta: in questo caso, ho fatto
l’ivestigatio previa e non abbiamo trovato. Questa è la prima domanda. Poi,
Lei parlava della lobby gay. Mah! Si scrive tanto della lobby gay. Io ancora non ho
trovato chi mi dia la carta d’identità in Vaticano con “gay”. Dicono che ce ne sono.
Credo che quando uno si trova con una persona così, deve distinguere il fatto di essere
una persona gay, dal fatto di fare una lobby, perché le lobby, tutte non sono buone.
Quello è cattivo. Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi
sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto
bello questo, ma dice, Aspetta un po’, come si dice… e dice: “non si devono emarginare
queste persone per questo, devono essere integrate in società”. Il problema non è
avere questa tendenza, no, dobbiamo essere fratelli, perché questo è uno, ma se c’è
un altro, un altro. Il problema è fare lobby di questa tendenza: lobby di avari, lobby
di politici, lobby dei massoni, tante lobby. Questo è il problema più grave per me.
E La ringrazio tanto per aver fatto questa domanda. Grazie tante!
Padre
Lombardi: Grazie. Mi pare che più di così non si poteva fare. Abbiamo persino
abusato del Papa che ci aveva detto che era già un po’ stanco e gli auguriamo adesso
di riposarsi un poco.
Papa Francesco: Grazie a voi, e buona notte,
buon viaggio e buon riposo.