L'ultima comunicazione
certa di Padre Paolo Dall'Oglio risale alla sera di sabato scorso. L'ultimo messaggio
attendibile sul suo profilo twitter risale invece a giovedì 25. Si teme che il
gesuita possa essere stato rapito a Raqqa, nel nord della Siria, ad opera di miliziani
appartenenti al gruppo di jihadista dello "Stato islamico dell'Iraq e del Levante".
Nessuna conferma per ora del sequestro. Della vicenda, dai contorni poco chiari,
si sta occupando la Farnesina. P. Dall'Oglio - dichiara una fonte ad Aiuto alla
Chiesa che soffre - doveva incontrarsi con alcuni membri del gruppo affiliato
ad Al-Qaeda per negoziare la liberazione di un membro di un gruppo dell'opposizione,
amico del religioso italiano. "Il silenzio di padre Paolo potrebbe essere legato ai
tempi e alle modalità della contrattazione e non ad un rapimento". Con noi Lorenzo
Trombetta (www.sirialibano.com), corrispondente Ansa da Beirut, che invita ad usare
cautelanel parlare di sequestro. "Ciò che sappiamo è solo che Dall'Oglio
aveva appuntamento con il capo del braccio armato iracheno di Al-Qaeda, che negli
ultimi mesi ha trovato un nuovo territorio di terrorismo nella vicina Siria. Non sempre
queste brigate agiscono in modo coordinato con gli omologhi che sono in Iraq. Del
resto, episodi di rapimento di religiosi da parte di Al-Qaeda in Siria finora non
sono mai stati rivendicati. E' accaduto alcune volte che milizie che sfruttano la
sigla di Al-Qaeda per estorcere denaro, non fossero in effetti così legate a quella
matrice". Intanto una nuova ondata di attentati sta sconvolgendo l'Iraq, soprattutto
in luoghi a maggioranza sciita: "Una guerra silenziosa - spiega il giornalista - che
va avanti da quando gli americani hanno lasciato il paese e di cui ci siamo spesso
dimenticati. Da ormai un anno il numero giornaliero degli uccisi è salito ai livelli
che si registravano nel biennio 2005-2007, quando c'era un picco di morti davvero
drammatico". Da Baghdad, il vescovo ausialire mons. Shlemon Warduni, si dice molto
preoccupato: "Qui non c'è misericordia, c'è rancore. Speriamo che stavolta si
tratti solo di un tentativo di sottrarre un po' di denaro e non un episodio che nasce
dall'odio. Ogni tanto qui in Iraq si riaffaccia la speranza, ma poi la medaglia cambia
faccia e cede il posto al dolore, all'uccisione degli innocenti. L'uomo diventa duro
di cuore quando non ama Dio. Lo ha detto anche il Papa in Brasile, che quando l'uomo
ripone la sua fiducia nei beni materiali, perde tutto". Renzo Guolo, docente di
Sociologia delle Religioni all'Università di Padova, riconduce la vicenda di Dall'Oglio
al clima di assoluta incertezza che c'è in Siria: "C'è totale destabilizzazione dal
punto di vista geopolitico. I due versanti siriano e iracheno sono molto legati.
I gruppi jihadisti conducono una tripla guerra: contro il regime sciita a Baghdad
o alawita a Damasco, in competizione con le altre forze e anche contro i cristiani,
percepiti come emissione del mondo crociato. Purtroppo gli avvenimenti degli ultimi
anni minano un tessuto che invece vedeva da migliaia di anni convivere le religioni.
E' un serio problema. In questa area geografica assistiamo quindi ad un riesplodere
delle tensioni confessionali che hanno a che fare con una distribuzione del potere,
poi ci sono le tensioni religiose e poi c'è la calamita siriana che a qualcuno fa
pensare che sia possibile instaurare tra la Siria e l'Iraq una sorta di emirato in
cui ritentare l'esperienza dello Stato islamico tramontato anche nell'Afghanistan
talebano". (a cura di Antonella Palermo)