Mons. Zenari: non confermato rapimento padre Dall'Oglio
In Siria almeno 11 bambini sono rimasti uccisi in seguito a raid delle forze governative
vicino ad Homs e nella regione di Aleppo. Cresce intanto l’apprensione per padre Paolo
Dall’Oglio. Secondo fonti di stampa, che non trovano ancora conferme ufficiali, il
religioso sarebbe stato rapito ieri in Siria. Gesuita, 59 anni, padre Dall’Oglio per
più di trent'anni ha promosso nel Paese il dialogo islamo-cristiano. Stupore è stato
espresso dal nunzio apostolico in Siria, Mons. Mario Zenari intervistato da Salvatore
Sabatino:
R. - Mi ha sorpreso
perché è una cosa così inaspettata, e naturalmente cerco di avere qualche elemento
sicuro di questa notizia - qualche elemento certo - perchè qui, anche da esperienze
passate, bisogna andare un po’ cauti quando si ascoltano certe notizie. Spero che
la notizia non abbia fondamento.
D. - Quando padre Dall’Oglio era in Siria,
telefonava in Nunziatura. Questa volta, invece, non eravate state informati della
sua presenza. Avete qualche informazione in più sul perché fosse proprio a Raqqa?
R.
- Non ho avuto alcuna informazione da lui. Qualche volta, quando veniva faceva sapere
della sua presenza in un modo o in un altro. Questa volta non ho avuto alcun segno.
Mi domando, prima di tutto, se lui fosse veramente in Siria questi giorni e poi, ripeto,
attendo anche di avere dati più certi.
D. - Padre Dall’Oglio è molto conosciuto
in Siria e gode anche di un certo rispetto proprio perché - lo ricordiamo - per più
di 30 anni ha promosso nel Paese il dialogo islamo-cristiano. Cosa ci può ricordare
della personalità di padre Dall’Oglio?
R. - Padre Dall’Oglio ha avuto dei grandi
meriti nel promuovere il dialogo islamo-cristiano, ha avuto questa bella intuizione
di fondare la comunità monastica di Mar Musa, un centro che attraeva dai quattro punti
cardinali diverse persone, soprattutto giovani. Ama veramente la Siria e - naturalmente
- con un suo taglio personale. Soprattutto in questi ultimi anni, per quanto riguarda
la situazione politica in Siria, aveva delle posizioni personali che non tutti condividevano,
ma quello che posso dire è che è veramente un uomo di valore, un monaco, un gesuita
di grandi capacità e, lo ripeto, una persona che ama la Siria.
D. - Questo
presunto rapimento si inserisce in un contesto, quello siriano, piuttosto caotico.
E la situazione si complica sempre di più…
R. - Sì. Direi che ogni giorno che
passa questo conflitto è come una matassa che si ingarbuglia sempre di più. Tornando
a questo fatto, a questo presunto sequestro, direi che è triste, continua questa "via
crucis" dei sequestri. Ecco, vorrei ricordare ancora il rapimento di due vescovi ortodossi
avvenuto circa tre mesi fa, quello di due sacerdoti - uno cattolico e uno ortodosso
- e delle centinaia e centinaia di sequestri, soprattutto di persone siriane ma anche
di stranieri, alcuni a scopo politico altri a scopo di estorsione. È una piaga molto,
molto dolorosa, che ferisce profondamente la nazione e la popolazione siriana.
D.
- So che lei ama sempre sottolineare che a soffrire maggiormente di questa situazione
è la povera gente che vive una quotidianità di stenti…
R. - Direi che stando
alle ultime statistiche pubblicate dalle Nazioni Unite, ogni mese, in media, questo
conflitto provoca circa cinquemila vittime. Ogni giorno, in media, circa seimila persone
sono costrette ad abbandonare la Siria, senza parlare poi della mancanza di lavoro,
e quindi delle difficoltà a mantenere le famiglie, i prezzi che salgono alle stelle…
E ripeto, come ho detto altre volte, qui si tocca con mano come una guerra - soprattutto
una guerra civile - oltre a potare morte e distruzione, diventa veramente una fabbrica
di innumerevoli miserie. Lancerei un appello alla comunità internazionale, perché
possa aiutare la Siria a uscire da questo ciclo infernale di morte, distruzione, miseria,
rapimenti e sequestri.