2013-07-29 15:40:37

Gmg, le voci dei giovani. Il card. Bagnasco: il Vangelo non si annuncia da soli


Le immagini indimenticabili di questa Giornata mondiale della gioventù rimarranno nel cuore dei giovani per molto tempo. Ora però tornati a casa comincia il momento di mettere in pratica le esortazioni di Papa Francesco, magari aiutati dai loro sacerdoti e nelle loro comunità o movimenti. Ma su un bilancio di queste giornate mondiali ascoltiamo il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, al microfono di Marina Tomarro:RealAudioMP3

R. - Certamente, la testimonianza della Chiesa brasiliana è una testimonianza particolarmente carica di entusiasmo, gioia e calore. Sono caratteristiche tipiche di un popolo, ma che sono anche evangeliche. Direi che ai nostri ragazzi italiani non manca assolutamente la gioia e l’entusiasmo. Certamente, questo “bagno” di giovani in questi giorni, trovarsi in mezzo a questa moltitudine di giovani provenienti da tutto il mondo, ma innanzitutto dal continente della America Latina, ha rigenerato tutti, anche noi vescovi sotto questo profilo. Però, vorrei subito sottolineare che non è una gioia, un entusiasmo un po’ superficiale, ma lo trovo ricco e serio, nel senso di ricco della sostanza della fede, cioè della fede nel Signore Gesù e nell’amore alla Chiesa.

D. – Papa Francesco ha donato a questi ragazzi tantissime parole: riusciranno a mettere in pratica, una volta tornati a casa, tutte le esortazioni del Papa?

R. – Direi che l’impegno con cui dobbiamo ritornare nella nostra Italia e nelle nostre Chiese particolari è un impegno di ritornare sugli insegnamenti e sui gesti del Santo Padre Francesco. Non credo che questi eventi possano essere dimenticati mai, assolutamente mai. Sono eventi straordinari e quindi questa grande esperienza rifluisce nella pastorale ordinaria. È quello che il Papa ha ricordato, in modo molto esplicito, nella Messa a Copacabana: ha esortato i ragazzi che non devono essere soli, devono annunciare il Vangelo insieme. E ha esortato in modo esplicito i sacerdoti - quindi i pastori - a non stancarsi mai di accompagnare i giovani perché sentano la vicinanza dei loro sacerdoti, dei loro vescovi e quindi non si sentano mai soli. Credo assolutamente che le parole del Papa rimarranno nel nostro cuore e a noi il compito di ritornarci sopra, di approfondirle. Il modo, il metodo che il Papa ci ha indicato ritornando in Italia è quello di non essere soli nell’annunciare il Vangelo.

D. – L’annuncio della prossima Gmg a Cracovia è stato accolto con grande entusiasmo dai giovani…

R. – Sì, certamente. Papa Giovanni Paolo II è l’iniziatore di questa straordinaria esperienza delle Giornate mondiali della gioventù. Ci ha creduto moltissimo e possiamo vedere il risultato portato avanti dai suoi successori, Papa Benedetto XVI ed ora Papa Francesco. Quindi, il fatto anche che la Canonizzazione sia stata annunciata imminente tutto quanto ci fa esultare maggiormente per poter vivere la prossima Giornata proprio nella sua città, Cracovia.

E tanti gli universitari romani che hanno voluto essere presenti a Rio. Ascoltiamo il vescovo, mons. Lorenzo Leuzzi, delegato per la Pastorale universitaria diocesana, che ha accompagnato un gruppo di giovani studenti:

R. – Credo che i giovani porteranno a casa una grande esperienza: quella di aver incontrato Cristo. Certamente ora c’è un grande passaggio da questa esperienza così significativa – non solo a livello personale, ma anche comunitario – e portare questa esperienza nel vissuto concreto delle singole esperienze ecclesiali. È chiaro che qui gioca molto il ruolo che i gruppi, e soprattutto la proposta pastorale, sarà in grado di offrir loro occasioni di continuità e di approfondimento dei contenuti; poi soprattutto la possibilità di individuare vie nuove di evangelizzazione.

D. – Tra le tante esortazioni che il Papa ha donato ai giovani secondo lei qual è quella che li ha colpiti di più?

R. – Credo che ciò che ha colpito i giovani è l’affermazione che loro sono “discepoli del Signore”. Questa esperienza del discepolato che Papa Francesco ha spiegato non si tratta in termini di aggregazione alla sua persona, quanto piuttosto “discepoli di una presenza”: discepoli di colui che è nei giovani, vive con i giovani ed accompagna ogni giovane.

Ma cosa vuol dire aver vissuto una Gmg come volontario? Ascoltiamo alcuni ragazzi che hanno prestato il loro aiuto a Casa Italia con il Servizio nazionale di Pastorale giovanile della Cei, raccolte da Marina Tomarro:RealAudioMP3

R. - E’ stata un’esperienza positiva, anche perché il lavoro che abbiamo fatto durante queste due settimane di preparazione e poi durante la Gmg è stato valorizzato anche dalle parole del Papa: “Tornate e siate generosi”. È un lavoro positivo e molto soddisfacente. La cosa che più mi ha colpito è stata quella delle parole del Papa quando ha detto: “Per cambiare la Chiesa non dobbiamo aspettare che il Papa ed i vescovi cambino”, ma dobbiamo partire da noi. Il fatto di partire dalla Chiesa cambia se cambiamo noi e voi, così ha detto il Papa. Quindi, l’impegno di cambiare la Chiesa partendo da noi stessi e non aspettando che siano gli altri a cambiare.

D. - Quali sono i momenti che ti porterai nel cuore, che ti riporterai in Italia?

R. - Sicuramente la Veglia, la notte sulla spiaggia di Copacabana e il risveglio con la Messa, soprattutto perché grazie ai maxischermi si vedeva benissimo tutta la spiaggia piena di gente. È stato molto toccante ed emozionante.

D. - Alla fine della Messa, il grande annuncio della prossima Gmg a Cracovia…

R. - È un altro evento che sicuramente toccherà il cuore di molti giovani, perché si tornerà nel Paese natale del “fondatore” delle Giornate mondiali della gioventù: Giovanni Paolo II. Penso proprio che se dovessi riuscirci mi iscriverò ancora come volontario anche lì.

R. - Come ogni Gmg, mi ha lasciato veramente tanto: vedere tanti giovani, tanta speranza e la Chiesa ne ha tanto bisogno, perché bisogna cambiare un po’ i volti. Quando si va a Messa tante volte si vedono persone di una certa età e meno giovani: è il pretesto che usa tanta gente per dire che i giovani non vanno più a Messa. La Gmg invece è la testimonianza che i giovani credono ancora e oltre ad avere fede, credono in queste manifestazioni a cui prendono parte e non rimangono a casa.

D. - Quali momenti ti porterai nel cuore? Quali sono stati i momenti più significativi di questa Gmg, secondo te?

R. - Sicuramente, la Veglia. Per me, è stato un momento unico perché si vive il tramonto: si inizia con il sole, poi comincia a tramontare fino a quando compaiono le stelle; e tutto questo avviene giocando, cantando e pregando insieme. È un momento da “pelle d’oca”. Poi, sicuramente la Messa conclusiva, che è un po’ la “ciliegina sulla torta” di tutto il percorso fatto in questa settimana.

R. - Di sicuro, abbiamo anche avuto l’occasione di viverla un po’ personalmente: nonostante il tempo impegnato a dare un grande servizio ai pellegrini italiani, ci siamo accodati a loro in questa esperienza finale e le parole di Francesco sono state il culmine dell’esperienza.

D. - Cosa porterai a casa di questa esperienza da volontaria?

R. - Sicuramente, la bellezza di aver lavorato insieme a ragazzi provenienti da quasi tutte le regioni di Italia e anche il superare la difficoltà iniziale di riuscire a “comunicare” insieme: mettere insieme le nostre esperienze particolari, quelle che compiamo nelle nostre diocesi e nelle nostre parrocchie, che ovviamente sono tutte diverse. È stato un gruppo molto eterogeneo, ma allo stesso tempo molto unito. Personalmente, è stata un’esperienza importante sul piano spirituale, sul piano formativo oltre che esperienziale, perché ascoltare Papa Francesco in questi giorni è stato davvero importante.

D. - C’è stato anche il grande annuncio della nuova Gmg a Cracovia. Quanto è grande la vostra emozione?

R. - Tantissimo. C’era già stato un presentimento su dove potesse essere e adesso che è stato definito il quando – nel 2016 – bisogna assolutamente organizzarsi e partecipare perché è un evento imperdibile.

D. - Una Gmg sulle orme di Giovanni Paolo II…

R. - Certamente. È uno dei principali motivi per cui ci aspettavamo anche questa tappa, in memoria anche di quel Papa che ci ha fatto tanto appassionare a questo evento che ha creato apposta per noi. C’è un senso di affettività non indifferente, anche verso il suo Paese di origine.







All the contents on this site are copyrighted ©.