2013-07-29 15:15:34

Al via a Washington la prima fase dei negoziati di pace israelo-palestinesi


Al via a Washington, dopo quasi tre anni di blocco totale, i negoziati di pace israelo-palestinesi. Lo ha annunciato il dipartimento di Stato americano. Il presidente Obama parla di “un promettente passo in avanti verso la pace'' e auspica “buona fede e determinazione”, “la pace in Medio Oriente – aggiunge – è possibile e necessaria”. Dal canto suo incontrando al Palazzo di Vetro il capo negoziatore israeliano Livni, il segretario generale Onu Ban Ki Moon ha espresso “forte sostegno'' per la ripresa di negoziati credibili, sottolineando apprezzamento per la decisione del premier Netanyahu. Non poche le tensioni in seno al governo israeliano, esplicitate in una riunione che ha dato l’ok alla ripresa dei colloqui, ma a certe condizioni. Sui limiti posti, Salvatore Sabatino ha intervistato Ennio Di Nolfo, docente emerito di Relazioni Internazionali presso l’Università di Firenze:RealAudioMP3

R. – La condizione principale è che i prigionieri che vengono rilasciati sulla base dell’accordo di questa notte – di ieri, anzi – verranno rilasciati in quattro ondate successive a seconda dell’andamento dei negoziati. La seconda condizione è che c’è una certa ambiguità per quello che riguarda sia la natura o la definizione dei confini – che deve essere fatta come una premessa dei negoziati che invece gli israeliani rifiutano di accettare – sia il blocco degli insediamenti israeliani nella West Bank che ancora una volta - gli israeliani esitano ad accettare. Questi sono gli ostacoli principali rispetto ai quali, secondo me, c’è invece una situazione generale molto favorevole ad un accordo.

D. – Con queste limitazioni, non si indebolisce un po’ quella che è stata la grande azione americana in questo caso?

R. – Non c’è dubbio, perché è evidente che si tratta di un tentativo coraggioso, persistente. Il segretario di Stato Kerry si è recato ben sei volte nella regione, dove ha parlato a lungo con Netanyahu e con Mahmoud Abbas. Ha deciso che per ora ha inizio un negoziato che avvia i negoziati, una sorta di "pre-negoziato". D’altra parte, però, è il massimo che si poteva ottenere in questa situazione, tenuto conto il fatto che pochissimi giorni fa la possibilità di un accordo era ancora esclusa del tutto.

D. – È quindi un successo per l’amministrazione americana ...

R. – È un buon successo. Non si può ancora dire un ottimo successo della politica estera americana, ma un buon successo. Soprattutto, pare che il ministro israeliano che ha più caldamente sostenuto l’accordo sia il ministro della Giustizia, Tzipi Livni, che andrà a Washington ad avviare questi negoziati insieme al palestinese Erekat. Il primo, inoltre, durante la riunione di ieri del Consiglio dei ministri israeliano ha tenuto un atteggiamento quanto mai decoroso con un discorso che ha persuaso anche coloro che esitavano ad accettare di avviare il negoziato.

D. – Sul fronte palestinese, invece sembra esserci un clima un po’ più sereno, nonostante anche loro abbiano dei punti fermi...

R. – Certamente. Loro hanno una serie di ostacoli, direi paralleli, a quelli israeliani, perché ovviamente vorrebbero una situazione chiara per quello che riguarda gli insediamenti e il confine del 1967. Però, bisogna tenere conto che in questo momento la situazione dei palestinesi è quanto mai fragile visto ciò che accade in Siria, in Libano, in Egitto che praticamente isola la Striscia di Gaza e isola anche l’autorità nazionale palestinese.

D. – Se tutto andrà per il verso giusto a questo punto le trattative israelo-palestinesi potranno decollare. Ci possiamo sperare?

R. – Direi che questi sono i giorni della speranza. D’altra parte, ci hanno insegnato in tanti, a partire da Papa Francesco, che bisogna sperare in queste cose. Quindi, credo sia il caso di sperare. Bisogna vedere cosa riescono a fare questi pre negoziatori: se riescono a stabilire delle regole decenti ed accettabili per entrambi, allora poi avrà inizio il negoziato vero e proprio, che si prevede possa durare nove mesi. Questa è un premessa certamente direi che autorizza un misurato ottimismo.







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