Gmg. P. Lombardi: insegnamenti del Papa ispirati dal documento di Aparecida
Il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha tenuto
ieri il consueto briefing con i giornalisti nel sesto giorno del viaggio di Papa Francesco
a Rio. Tra i temi, la Via Crucis a Copacabana e gli incontri che l’hanno preceduta,
quelli del Pontefice con i vescovi della Gmg e con gli esponenti della società civile
brasiliana. Le considerazioni di padre Lombardi nell’intervista di Roberto Piermarini:
D. – Padre Lombardi,
questa mattina (ieri - ndr) Papa Francesco, prima di immergersi negli ultimi atti
della Gmg – la Veglia e la Messa – ha voluto parlare alla Chiesa brasiliana e alla
Chiesa latinoamericana, con argomenti molto importanti …
R. – Sì, trovandosi
in Brasile, il Papa ha voluto cogliere l’occasione per non solo incontrare e salutare,
ma per rivolgere un discorso molto impegnativo e ampio all’episcopato brasiliano.
Ha parlato per 45 minuti di seguito, in spagnolo – perché si trova più a suo agio
nella sua lingua – dando indicazioni molto profonde sugli orientamenti pastorali e
spirituali della Chiesa nella situazione di oggi. Sono indicazioni in continuità e
in sviluppo del famoso Documento di Aparecida, cioè dei risultati della Conferenza
dei vescovi di tutto il Continente latinoamericano, avvenuta ad Aparecida nel 2007,
con la presenza – all’inizio – di Benedetto XVI. Riunione la cui conclusione fu elaborata
in un famoso documento proprio sotto la direzione dell’allora cardinale Bergoglio,
quindi è la persona che meglio di tutti al mondo conosce questo documento e il suo
spirito, e può continuare a riflettere su di esso, ad adattarlo alle diverse situazione
e a portarne avanti le linee orientative. Questa mattina (ieri - ndr), lui ha dunque
fatto questo servizio di incoraggiamento e di orientamento per i vescovi del Brasile.
Domani (oggi - ndr), il Papa avrà un’occasione analoga con il Consiglio dell’episcopato
latinoamericano che si incontrerà qui a Rio e incomincerà le sue riunioni proprio
domani, salutando il Papa e ricevendo da lui un messaggio importante. Ecco: il Papa
latinoamericano viene nel suo continente per la prima volta, non perde l’occasione
per dare a tutta la Chiesa – non solo nello specifico contesto della Giornata mondiale
della gioventù, ma con una prospettiva molto ampia, parlando all’episcopato – il suo
orientamento, il suo impulso anche con un’espressione caratteristica della sua spiritualità,
del suo pensiero e della sua visione pastorale.
D. – Un incontro importante
è stato anche quello con gli imprenditori: ma non lo abbiamo visto, sentito parlare
agli imprenditori, quanto alla società civile …
R. – Sì: di per sé l’incontro
era originariamente previsto non tanto con gli imprenditori ma con le classi dirigenti
del Paese, quindi politici, imprenditori, uomini della cultura, rappresentanti delle
diverse religioni, leader e così via. In realtà, invece, poi è stato modificato il
tono, il clima di questo incontro e più che con quelli che noi in modo classico chiamiamo
i "dirigenti" della società, è stato con la società nel suo insieme, con le sue diverse
componenti, con i suoi diversi rappresentanti. Tant’è vero che è stato chiamato a
parlare, a nome della società civile, un giovane di 28 anni che però è già professore
universitario ed è passato attraverso una lunga esperienza dall’estrema povertà, attraverso
la droga, fino alla possibilità di studiare, di rifarsi una vita molto impegnata nella
Chiesa e nella società, insegnando – alla fine – anche economia all’Università. Il
suo è stato un discorso molto commosso e commovente, che ha espresso questa capacità
di crescere anche da situazioni difficili. Quindi, un discorso pieno di speranza su
cui il discorso del Papa si è inserito molto bene perché è appunto un discorso che
dà degli orientamenti di responsabilità per costruire una società migliore attraverso
quella che il Papa chiama “la cultura dell’incontro”, il dialogo tra tutte le componenti
della società, e anche con una responsabilità politica impostata veramente per il
bene comune. Quindi, il Papa ha parlato ancora della politica come forma alta della
carità, come responsabilità per il bene di tutti. Insomma, un discorso estremamente
costruttivo e aperto a includere tutti nella costruzione insieme della società migliore
di cui c’è bisogno e di cui molte manifestazioni, proteste o altre richieste manifestano
il bisogno e l’attesa.
D. – Un’ultima domanda: come ha commentato, ieri, Papa
Francesco la Via Crucis? Che cosa ha detto alla fine della Via Crucis?
R. –
Il Papa ha seguito la Via Crucis con grandissima attenzione: lo vedevo sempre con
gli occhi fissi sul monitor per seguire quello che succedeva nella celebrazione delle
diverse stazioni. Alla fine, ha fatto un commento positivo: infatti, non era forse
sempre facile capire lo svolgimento, i testi. Però, lui ha molto apprezzato lo sforzo
– a mio avviso eccezionale – di attualizzazione del messaggio della Via Crucis per
i giovani e la società di oggi. E questo c’era sia nel testi brevi, ma molto forti,
che partivano da situazioni esistenziali precise – da persone in difficoltà: il malato,
la persona esclusa, le donne, i volontari, eccetera, quindi situazioni molto concrete
– inserite però nel contesto evangelico come unione alla sofferenza di Cristo per
portare la salvezza al mondo, per manifestare l’amore di Dio a tutto il mondo. E anche
le scenografie delle diverse stazioni manifestavano uno sforzo originale per dire
l’attualità di questo messaggio: tanti figuranti erano vestiti anche con abiti nostri,
normali, mentre ce n’erano altri che erano più dell’epoca… Comunque, tutto l’insieme
faceva riflettere molto sul significato, oggi, dei vari episodi della Via Crucis.