Egitto, non si fermano gli scontri. Appelli dal mondo a fermare le violenze
È salito a 72 il bilancio delle vittime della giornata di sangue di ieri in Egitto,
mentre gli scontri sono continuati nella notte. Un appello a fermare le violenze viene
dalle Nazioni Unite e dagli Stati Uniti, mentre nel Sinai, nelle ultime 48 ore, sono
stati uccisi 20 “terroristi armati” e 10 sono stati imprigionati. Il servizio di Roberta
Barbi:
Sono proseguite
tutta la notte - e si sono estese dal Cairo ad Alessandria, fino alla cittadina di
Port Said, nel canale di Suez, e nella regione del Delta del Nilo di Gharbiya, dove
un giovane è rimasto ucciso - le manifestazioni di protesta in Egitto che ieri, nuovamente,
sono sfociate nel sangue causando decine di morti e centinaia di feriti. La situazione
sembra sia degenerata quando la Fratellanza ha cercato di uscire dal proprio sit-in
davanti alla moschea di Rabaa al Adaweya, al Cairo, verso le arterie principali della
città, dove ha incontrato l’esercito schierato. Ed è proprio ai militari che arriva
il monito del segretario generale dell’Onu, Ban ki-moon, il quale, oltre a condannare
il protrarsi delle violenze, chiede la liberazione di Morsi e dei leader dei Fratelli
musulmani detenuti. Anche il segretario di Stato americano Kerry ha espresso le preoccupazioni
degli Usa per il continuo “massacro” e ha invitato le autorità a rispettare il diritto
del popolo alla manifestazione pacifica. In risposta, arrivano le dichiarazioni del
ministro dell’Interno egiziano, Ibrahim: “Esercito e polizia hanno il mandato del
popolo per combattere chi destabilizza la patria con atti terroristic. Risponderemo
con fermezza a ogni attentato contro la sicurezza”.