Gmg, la festa dei giovani italiani: anche lontanissimi a Rio ci sentiamo a casa
Erano oltre novemila i giovani che a Rio De Janeiro hanno partecipato alla "Festa
degli Italiani" organizzato all'interno della Giornata mondiale della gioventù nello
stadio di Maracanazinho. E alla fine della serata i ragazzi hanno ricevuto un saluto
speciale, quello di Papa Francesco che li ha invitati a ritrovarsi insieme a lui oggi
pomeriggio a Copacabana. Il servizio di Marina Tomarro:
“Fidatevi di
Cristo, ascoltatelo, seguitene le orme. Egli non ci abbandona mai, neanche nei momenti
più bui della vita”. E’ questo l’appello di Papa Francesco, lanciato al termine dell’incontro
all’Ospedale di San Francesco d’Assisi, ai ragazzi italiani riuniti al Maracanazinho,
che hanno risposto subito con un lungo applauso. Ma ascoltiamo le parole di questi
giovani:
R. – Siamo molto contente di essere qui, di aver avuto la possibilità
di partecipare alla Gmg. Questa è una festa importante, perché vediamo come l’Italia
sia unita: siamo un popolo caloroso e vogliamo portare la nostra gioia e la nostra
allegria anche a questa popolazione, che ci ha ospitato in modo bellissimo, incredibile.
E’ una ospitalità unica”.
R. – Questa è la quarta Gmg! E’ sempre bellissimo
ed è sempre una sorgente che si rinnova. La sensazione che ho avuto è stata di accoglienza,
ma anche di bellezza, proprio bellezza del posto. Sono arrivato a Copacabana, accolto
in famiglia: ti senti a casa anche a 10 mila chilometri di distanza… Quindi, bellissimo!
Per il resto, devo dire che non si può prevedere quali saranno i frutti di questi
doni che sono questi eventi. Però, io sono sicuro che se uno arriva con lo spirito
giusto, sicuramente tornerà a casa con qualcosa, che adesso non ha.
R. – E’
un bellissimo momento, anche per conoscerci fra di noi, per stare insieme e per far
valere anche lo spirito italiano, lo spirito comune. Sicuramente, è un’occasione per
incontrarci per legare tra di noi, sotto la stessa fede, che è Gesù.
Erano
oltre 40 i vescovi italiani che hanno voluto partecipare all’incontro insieme ai giovani
delle loro diocesi. Ascoltiamo mons. Bruno Forte, arcivescovo della diocesi
di Chieti-Vasto:
R. – Credo e ho la convinzione che il grande bisogno di amore
che tutti noi ci portiamo dentro, che i giovani sentono in un modo fortissimo, anche
di fronte alla crisi del villaggio globale e all’insicurezza per il loro futuro, questo
bisogno grande li spinge a trovare una risposta vera: questa risposta vera non può
che essere l’amore di Gesù. Siccome Papa Francesco testimonia questo amore in una
maniera luminosa e la Chiesa è il luogo in cui questo amore si incontra, si capisce
come questi ragazzi, che hanno incontrato Gesù, sentano il bisogno di condividere
la gioia di questo incontro e di annunciarlo a tutti quelli che ancora non lo hanno
incontrato.
D. – Cosa porteranno a casa dopo queste Giornate?
R. –
La convinzione che non sono soli, che la Chiesa di Papa Francesco – questa Chiesa
che si richiama al Vangelo e alla scelta dei poveri – è una Chiesa credibile, per
cui vale la pena di impegnarsi con passione, con entusiasmo e anche con sacrificio.
Musica, testimonianze e immagini sono stati gli ingredienti di questa festa
degli italiani. E tra gli altri protagonisti, c’erano anche i cantanti Francesco
Renga e Chiara:
R. – Un momento di vicinanza e di aggregazione importante,
in un momento anche molto particolare per tutto il mondo. Credo che il messaggio di
questo Papa rivolto soprattutto ai giovani, uno dei primi, quello di non perdere la
speranza, sia il motivo vero per cui siamo tutti quanti qua.
D. – La musica
può aiutare ad evangelizzare le genti?
R. – Per chi lo fa come lavoro e come
mestiere è non solo, appunto, un lavoro, ma anche un modo per raccontarsi, per raccontare
il proprio tempo e quindi anche per rivolgersi agli altri in maniera sincera, cercando
di arrivare poi all’anima vera delle persone.
D. – Chiara, la tua presenza
qui a Rio de Janeiro e alla festa degli italiani…
R. – Io sono molto emozionata,
perché penso che questa sia un’esperienza che mi rimarrà per sempre.
D. –
Il Papa, quando è arrivato a Rio, ha detto che i giovani sono la finestra attraverso
la quale si guarda verso il futuro: tu cosa ne pensi?
R. – Penso sia veramente
così. Penso che siamo noi quelli che animano il futuro, anche nei nostri figli… Insomma,
ci dobbiamo impegnare, dobbiamo avere speranza.