Il discorso di Papa Francesco nella cerimonia di benvenuto a Rio
Primo appuntamento ufficiale del Papa a Rio è stata la cerimonia di benvenuto nel
Giardino del Palazzo Guanabara, lunedì 22 luglio. Questo il testo del discorso di
Papa Francesco:
Signora Presidente, Distinte Autorità, Fratelli e amici! Nella
sua amorevole provvidenza, Dio ha voluto che il primo viaggio internazionale del mio
Pontificato mi offrisse la possibilità di ritornare nell’amata America Latina, concretamente
in Brasile, Nazione che si vanta dei suoi saldi legami con la Sede Apostolica e dei
suoi profondi sentimenti di fede e di amicizia che sempre l’ha tenuta unita, in modo
singolare, al Successore di Pietro. Rendo grazie per questa benevolenza divina.
Ho
imparato che, per avere accesso al Popolo brasiliano, bisogna entrare dal portale
del suo immenso cuore; mi sia quindi permesso in questo momento di bussare delicatamente
a questa porta. Chiedo permesso per entrare e trascorrere questa settimana con voi.
Io non ho né oro né argento, ma porto ciò che di più prezioso mi è stato dato: Gesù
Cristo! Vengo nel suo Nome per alimentare la fiamma di amore fraterno che arde in
ogni cuore; e desidero che a tutti e ciascuno giunga il mio saluto: “La pace di Cristo
sia con voi!”
Saluto con deferenza la Signora Presidente e i distinti membri
del suo Governo. La ringrazio per la generosa accoglienza e per le parole con cui
ha voluto manifestare la gioia dei brasiliani per la mia presenza nella loro Nazione.
Saluto anche il Signor Governatore di questo Stato, che gentilmente ci accoglie nel
Palazzo del Governo, e il Sindaco di Rio de Janeiro, come pure i Membri del Corpo
Diplomatico accreditato presso il Governo brasiliano, le altre Autorità presenti e
tutti coloro che si sono prodigati per far diventare realtà questa mia visita.
Voglio
rivolgere una parola di affetto ai miei fratelli Vescovi, sui quali grava il compito
di guidare il gregge di Dio in questo immenso Paese, e alle loro dilette Chiese particolari.
Con questa mia visita desidero proseguire nella missione pastorale propria del Vescovo
di Roma di confermare i fratelli nella fede in Cristo, di incoraggiarli nel testimoniare
le ragioni della speranza che scaturisce da Lui e di animarli ad offrire a tutti le
inesauribili ricchezze del suo amore.
Come è noto, il motivo principale della
mia presenza in Brasile trascende i suoi confini. Sono venuto infatti per la Giornata
Mondiale della Gioventù. Sono venuto a incontrare giovani arrivati da ogni parte del
mondo, attratti dalle braccia aperte del Cristo Redentore. Essi vogliono trovare un
rifugio nel suo abbraccio, proprio vicino al suo Cuore, ascoltare di nuovo la sua
chiara e potente chiamata: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”.
Questi
giovani provengono dai diversi continenti, parlano lingue differenti, sono portatori
di culture variegate, eppure trovano in Cristo le risposte alle loro più alte e comuni
aspirazioni e possono saziare la fame di una verità limpida e di un amore autentico
che li uniscano al di là di ogni diversità.
Cristo offre loro spazio, sapendo
che non può esserci energia più potente di quella che si sprigiona dal cuore dei giovani
quando sono conquistati dall’esperienza dell’amicizia con Lui. Cristo ha fiducia nei
giovani e affida loro il futuro della sua stessa missione: “Andate, fate discepoli”;
andate oltre i confini di ciò che è umanamente possibile e generate un mondo di fratelli.
Ma anche i giovani hanno fiducia in Cristo: essi non hanno paura di rischiare con
Lui l'unica vita che hanno, perché sanno di non rimanere delusi.
Nell’iniziare
questa mia visita in Brasile, sono ben consapevole che, rivolgendomi ai giovani, parlo
anche alle loro famiglie, alle loro comunità ecclesiali e nazionali di provenienza,
alle società in cui sono inseriti, agli uomini e alle donne dai quali dipende in gran
misura il futuro di queste nuove generazioni.
È comune da voi sentire i genitori
che dicono: “I figli sono la pupilla dei nostri occhi”. Come è bella questa espressione
della saggezza brasiliana che applica ai giovani l'immagine della pupilla degli occhi,
la finestra attraverso la quale la luce entra in noi regalandoci il miracolo della
visione! Che ne sarà di noi se non ci prendiamo cura dei nostri occhi? Come potremo
andare avanti? Il mio augurio è che, in questa settimana, ognuno di noi si lasci interpellare
da questa domanda provocatoria.
E attenzione! La gioventù è la finestra attraverso
la quale il futuro entra nel mondo. E' la finestra, e quindi ci impone grandi sfide.
La nostra generazione si rivelerà all’altezza della promessa che c’è in ogni giovane
quando saprà offrirgli spazio. Questo significa: tutelarne le condizioni materiali
e spirituali per il pieno sviluppo; dargli solide fondamenta su cui possa costruire
la vita; garantirgli la sicurezza e l'educazione affinché diventi ciò che può essere;
trasmettergli valori duraturi per cui vale la pena vivere; assicurargli un orizzonte
trascendente per la sua sete di felicità autentica e la sua creatività nel bene; consegnargli
l'eredità di un mondo che corrisponda alla misura della vita umana; svegliare in lui
le migliori potenzialità per essere protagonista del proprio domani e corresponsabile
del destino di tutti. Con questi atteggiamenti anticipiamo oggi il futuro che entra
dalla finestra dei giovani.
Nel concludere, chiedo a tutti la gentilezza dell’attenzione
e, se possibile, l'empatia necessaria per stabilirne un dialogo tra amici. In questo
momento, le braccia del Papa si allargano per abbracciare l'intera nazione brasiliana,
nella sua complessa ricchezza umana, culturale e religiosa. Dall’Amazzonia fino alla
pampa, dalle regioni aride fino al Pantanal, dai piccoli paesi fino alle metropoli,
nessuno si senta escluso dall’affetto del Papa. Dopodomani, a Dio piacendo, ho in
animo di ricordarvi tutti a Nostra Signora Aparecida, invocando la sua materna protezione
sulle vostre case e famiglie. Fin d’ora vi benedico tutti. Grazie per il benvenuto!