Egitto: l'esercito convoca la piazza. Per la Fratellanza è incitamento alla guerra
civile
Egitto. Nell’ennesima giornata di caos è arrivato l’appello delle Forze armate che
hanno incitato la popolazione a scendere in piazza venerdì contro il terrorismo e
la violenza. I Fratelli Musulmani parlano di un messaggio da guerra civile e annunciano
una contromanifestazione. Intanto il bilancio dei morti, nelle ultime 24 ore è salito
a 17. Cecilia Seppia:
“Venerdì
prossimo tutti gli egiziani d'onore devono scendere in strada e dare all’esercito
il mandato per farla finita con il terrorismo e la violenza”. Non lascia spazio ai
dubbi l’appello lanciato dal generale Abdel Fattah al-Sisi, in una delle sue rare
apparizioni televisive. Il capo di Stato maggiore ha ricordato di aver a suo tempo
messo in guardia Morsi, sollecitandolo a rassegnare le dimissioni pena l’esplodere
del malcontento tra la gente. Subito la replica dei Fratelli Musulmani che parlano
di una minaccia da guerra civile e annunciano l’intenzione di voler denunciare El
Sisi per crimini contro l’umanità. Poi promettono: nessuno fermerà i milioni dei nostri
seguaci. Dal canto suo il movimento dei ribelli Tamarrod assicura pieno sostegno all’esercito,
mentre il vicepresidente El Baradei invoca il dialogo, aprendo la prima Conferenza
sulla Riconciliazione Nazionale. Nel frattempo si continua a morire. Esplosioni e
vittime ancora nel Sinai, un attacco dinamitardo contro un commissariato di Mansoura
e il presidente americano Obama decide di rinviare la consegna dei caccia F16, promessi
all’Egitto.
Sui motivi della grave situazione egiziana, Giancarlo La
Vella ha intervistato l'esperto di Paesi arabi, Paolo Branca, docente all'Università
Cattolica di Milano:
R. - Purtroppo,
la situazione che sta vivendo il Paese è il risultato di molte scelte sbagliate che
sono state fatte in modo un po’ sorprendente, fin dalla caduta del regime di Mubarak,
in quanto i Fratelli musulmani, che rappresentano soltanto una parte del Paese, hanno
preteso di presentare un loro candidato alla presidenza, causando sia la spaccatura
del Paese che del loro stesso movimento, che per metà non era favorevole a questa
scelta.
D. - La situazione di caos perdurante è anche il frutto di un certo
disimpegno dell’Occidente in queste crisi?
R. - Sì. A livello globale, possiamo
registrare una crisi della politica delle istituzioni su scala planetaria nel gestire
non soltanto le emergenze, ma anche la vita quotidiana. I Paesi come l’Egitto dimostrano
questa debolezza nella politica in modo clamoroso: c’è stata una rivoluzione cominciata
spontaneamente e poi c’è stato qualcuno che si è impossessato della rivolta, per godere
esclusivamente i vantaggi che ne derivano. Questo ricorda un po’ anche quello che
succede in altri Paesi. Più che forze politiche, sembrano bande che si scontrano per
il potere.
D. - E’ anche vero che, quando si dice “mediazione internazionale”,
automaticamente si pensa a un gruppo di Paesi guidati quasi sempre dagli Stati Uniti.
Ma Washington non può farsi carico di tutte le crisi mondiali, soprattutto in questo
momento…
R. - Sicuramente, la crisi economica mondiale non favorisce una presenza
che dovrebbe essere portata avanti anche da altri: per esempio l’Europa, “dirimpettaia”
del Nord Africa del Medio Oriente nel Mediterraneo, dovrebbe avere una funzione molto
più incisiva ed attiva. Gli Stati Uniti hanno un’agenda già abbastanza ampia e dimostrano
spesso di non conoscere abbastanza a fondo le complicazioni di antiche culture come
quelle del Mediterraneo, dove le lezioni della storia dovrebbero essere tenute debitamente
in conto.
D. - C’è comunque la possibilità di intravedere una linea di dialogo
in questo momento in Egitto tra il fronte laico ed il fronte dei Fratelli musulmani?
R.
- Direi che è l’unica soluzione, proprio perché il Paese è spaccato e bisognerebbe
premettere a tutto gli interessi del Paese, cercare di dare a ciascuno la possibilità
di offrire il proprio contributo. Il “muro contro muro” che si sta delineando è sicuramente
un danno immediato, tanto più che la situazione economica non è certamente rosea.