Ancora scontri in Egitto tra opposte fazioni: 11 vittime nelle ultime 24 ore
E' di 11 morti, 86 feriti e 66 arresti il bilancio ufficiale delle violenze che si
sono registrate nelle ultime 24 ore in Egitto. Scontri in mattinata anche nei pressi
dell’università del Cairo. Intanto il premier ad interim El Beblawi ha aderito ufficialmente
al Pse, il Partito socialdemocratico egiziano. Sui motivi di questi ultimi sanguinosi
disordini, Giancarlo La Vella ha intervistato Eric Salerno, esperto
di Medio Oriente del Messaggero:
R. – Ciò che
sta accadendo è un po’ quello che pensavamo sarebbe accaduto, cioè che nessuno avrebbe
accettato la deposizione di Morsi. La verità è che purtroppo non si conosce l’evoluzione
della situazione: si ha l’impressione, infatti, che si dica di tutto e il contrario
di tutto.
D. – Da una parte, c’è un leader indiscusso, Morsi. Dall’altra, il
Fronte che ha lottato per la deposizione dell’ex presidente, non ha ancora un leader
riconosciuto …
R. – E questo è uno dei problemi fondamentali e anche uno dei
motivi per i quali Morsi e i Fratelli musulmani sono riusciti a vincere nettamente
le elezioni. Infatti, chi ha lottato contro il vecchio regime, contro Mubarak, non
era ancora in una posizione consolidata per riuscire a proporre un leader carismatico,
un’alternativa laica alla dittatura.
D. – Quanto è rischioso per tutta l’area
nordafricana e mediorientale non avere un Egitto stabile?
R. – L’Egitto stabile
è fondamentale per tutta la regione, non c’è dubbio. E questo fa pensare che ci sarà
un tentativo di stabilizzazione attraverso – probabilmente – il ritorno al potere
dei militari. Almeno per un certo periodo.
D. – Quali sono i rischi di questa
eventualità?
R. – I rischi sono quelli di sempre: i militari arrivano e non
se ne vogliono più andare. Se loro favoriscono una parte della popolazione e non l’altra,
ovviamente non riusciranno a promuovere un processo di vera democratizzazione del
Paese, che è l’unica maniera per uscire da questa impasse.