Adesione al 70 % oggi allo sciopero della sanità. Braccia incrociate per circa 115mila
medici e veterinari del servizio sanitario nazionale e 20mila dirigenti sanitari,
amministrativi, tecnici e professionali. Disagi si sono registrati in ospedali e ambulatori,
garantite comunque le prestazioni essenziali e d’emergenza. Tra le motivazioni della
protesta di quattro ore i tagli pesanti alla sanità e il blocco del turnover. Lo spiega
al microfono di Paolo Ondarza Gianfranco Rivellini, dirigente nazionale del
sindacato dei medici italiani:
R. – Le motivazioni
della protesta sono fondamentalmente di sistema, cioè un non sufficiente interesse
da parte della politica per quello che è la tenuta complessiva del servizio sanitario
nazionale, e poi i tagli li conosciamo tutti. Dentro questa logica di sostenibilità
si colloca l'ulteriore blocco contrattuale paventato anche per il 2014. Inoltre, c’è
il grandissimo problema del precariato medico.
D. - In poche parole può farci
un esempio di come i tagli hanno provato la Sanità?
R. – Abbiamo accorpamenti
ormai indecenti di unità operative. Abbiamo medicine con 100 posti letto che sono
stati praticamente accorpamenti di unità operative che invece avevano la loro fisionomia
e i loro organici, secondo modelli di organizzazione decente: un’unità operativa di
30, 40 posti letto era un’unità operativa ben funzionante, come pediatria, medicina
generale… Non parliamo, poi, dell’aspetto ormai insostenibile dei Pronto Soccorso.
D.
– Un tracollo qualitativo ma la crisi può giustificare questi tagli?
R. – No.
Non può giustificare questi tagli perché nel momento in cui il primo ministro sostiene
che, appena libererà risorse, investirà in formazione e istruzione, si dimentica di
dire che la riforma Fornero ha prodotto risparmi sul welfare, cioè sull’aspetto previdenziale
e una parte di questi risparmi deve essere rivolto sulla Sanità. Si dica con chiarezza
se vogliono ancora un servizio sanitario nazionale, unico, pubblico - per quanto compartecipato
dalla sanità privata, che va benissimo - ma comunque un sistema universalistico.