Attacchi islamisti nel Sinai: almeno 6 morti, nuovi scontri al Cairo
Nuovi scontri al Cairo tra oppositori e sostenitori del deposto presidente Morsi:
si registra almeno un morto, numerosi i feriti. Le violenze continuano anche sul Sinai:
è di almeno sei morti, tra poliziotti, militari e civili, e 11 feriti il bilancio
complessivo dei nuovi attacchi compiuti la notte scorsa da miliziani islamisti in
questa regione, dove sono stati assaltati dieci commissariati e posti di blocco militari
sia nel capoluogo, el-Arish, sia a Rafah, al confine con la Striscia di Gaza. Sui
motivi di queste violenze nella regione egiziana, dove imperversa anche la piaga dei
sequestri di persona, Giancarlo La Vella ha sentito Stefano Torelli,
esperto di Medio Oriente del portale “Equilibri.net”:
R. - E’ stato
sempre così, storicamente, sin dagli accordi di pace che l’Egitto ha stretto con Israele
e che hanno segnato il momento in cui la penisola del Sinai è ripassata sotto il controllo
egiziano. Negli ultimi giorni le violenze sembrano soggette ad una escalation e questo
sicuramente, da un lato, è connesso alla situazione politica egiziana, con la crisi
che dal 3 luglio crea un momento di instabilità in tutto il Paese, ma soprattutto
nella penisola del Sinai, che è la regione più sensibile.
D. – Nel Sinai si
sta svolgendo anche il dramma delle tante persone sequestrate. Qual è l’obiettivo
di questi movimenti che danno vita a violenze e attacchi?
R. – Oltre a vari
gruppi criminali operano anche gruppi jihadisti, che fanno parte della galassia dell’islamismo
radicale. Il Sinai ha sempre avuto una doppia funzione per questi gruppi: una è quella
di una vera e propria base logistica per attività anche, eventualmente, fuori la penisola
del Sinai e fuori dall’Egitto. Poi in questo particolare momento non è da escludere
invece che la presenza di gruppi jihadisti e islamisti radicali sia invece mirata
all’Egitto stesso. E’ una sorta di reazione a quello che è accaduto e alla mossa politica
che è stata fatta dall’esercito in Egitto. Sicuramente non si può non notare che vi
è proprio una correlazione temporale tra l’estromissione degli islamisti moderati
al potere e questa escalation di violenza da parte di islamisti radicali invece nel
Sinai.