2013-07-20 14:29:27

Gmg, in 200 in partenza da Torino. Don Ramello: ascoltando i giovani la Chiesa cresce


È un fiume di giovani che dai vari continenti in queste ore è in viaggio o ha già raggiunto Rio de Janeiro. Con l’inizio della Gmg, alla preparazione spirituale si somma anche l’emozione per un avvenimento atteso e finalmente all'inizio, che per tanti ragazzi e ragazze segnerà un modo nuovo di vivere la fede, a patto che le loro esigenze siano ascoltate e comprese in profondità. Su questi aspetti si sofferma, al microfono di Antonella Palermo, don Luca Ramello, dell’Ufficio della pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Torino, che lunedì partirà per Rio con 206 giovani:RealAudioMP3

R. – C’è grande trepidazione, attesa… In questo momento, sentiamo molto la simpatia e anche l’attesa di quelli che non partono ma che sanno che sarà un’esperienza di grazia per tutta la Chiesa e quindi ci salutano, ci chiedono il ricordo in una preghiera, ci chiedono le foto su Facebook, ci chiedono di condividere con loro questa esperienza.

D. – Cosa significa vivere una Gmg con Papa Francesco?

R. – Penso una Gmg che sarà connotata dal suo stile: è uno stile diretto, con questa schiettezza e con questa gioia e allegria tipicamente evangelica. E questo i giovani l’hanno percepito forse prima di tutti: all’indomani della sua elezione, erano proprio i giovani a porre domande, chiedere considerazione e commenti sulla sua elezione. Gli stessi giovani che – parlo di questi di Torino – erano commossi al saluto di Papa Benedetto, un Papa amato e per tanti riscoperto proprio nell’ultimo tratto del suo Pontificato, con il suo grande gesto. E quindi, due Papi così diversi ma due Papi anche così uniti e così presenti nel cuore dei nostri giovani…

D. – Molto importante è saper ascoltare i giovani…

R. – E’ un’esperienza che noi stiamo vivendo in presa diretta fortissima, a Torino, con il Sinodo dei giovani, voluto dall’arcivescovo: questo è il primo anno, poi ci sarà nel prossimo anno.

D. – Cosa è venuto fuori?

R. – L’ascolto dei giovani, che diventa la via maestra per rinnovare la Chiesa. L’ascolto dei giovani non significa mitizzare i giovani o "canonizzarli". I giovani, come qualunque altra persona e qualunque altro cristiano, se credenti, portano con sé la forza e la debolezza del discepolo, i limiti e la grazia di ciascun battezzato. L’ascolto dei giovani significa mettersi in atteggiamento di disponibilità di quei segni che lo Spirito ci manifesta attraverso di loro. Penso a San Benedetto che consigliava sempre, nel monastero, di ascoltare anche il consiglio, il parere del più giovane: questo ascolto dei più giovani nel quale parla lo Spirito e nel quale la Chiesa fa un esercizio di comprensione e anche di penetrazione più profonda della cultura del mondo in cui viviamo. I giovani sono la frontiera più esposta, nel bene e nel male. Questo lo stiamo vivendo a Torino con il Sinodo e sicuramente sarà un esercizio di ascolto dei giovani per tutta la Chiesa universale, e anche per quanti nel mondo si stupiranno dei giovani che si recheranno a Rio e anche delle cose che diranno e che porteranno poi indietro.







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