Il vescovo di Serrinha: la Gmg spinga i giovani a essere protagonisti in un tempo
di crisi
Tante in Brasile le iniziative diocesane della settimana missionaria che hanno preceduto
i giorni della Gmg a Rio de Janeiro. Mons. Ottorino Assolari, vescovo di Serrinha,
della Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo, da 22 anni è in missione nel
Paese latinoamericano. Al microfono di Antonella Palermo spiega come la sua
diocesi si è preparata a vivere questo grande evento mondiale con Papa Francesco:
R. – Noi abbiamo
cercato di scaldare il cuore dei giovani, annunciando la venuta del Papa. Abbiamo
posto in atto anche iniziative per aiutarli perché qui la maggior parte dei giovani
è disoccupata e la situazione rendeva difficile la partecipazione. Ma ci siamo riusciti.
Sono 125 i giovani della nostra diocesi, ai quali si aggiungono 7 giovani della diocesi
di Brescia che insieme ai nostri giovani hanno fatto la preparazione. Io vedo che
quando qualcuno arriva dall’Italia vede la vivacità di questa gente, la partecipazione,
che è diversa dalla nostra in Italia, e questo potrebbe veramente aiutarli a capire
che la Chiesa ha molti colori, molte facce e sono molto positive.
D. - Circa
le manifestazioni sociali che si stanno svolgendo nel Paese, lei è preoccupato?
R.
- Ho un po’ di preoccupazione, perché Rio de Janeiro è una città sempre piena, ci
sono sempre movimenti, la situazione sociale incontra molto disagio, soprattutto nelle
periferie, nelle favelas. Ma siamo fiduciosi. Ne abbiamo parlato alla Conferenza episcopale
e crediamo che tutto sommato sarà un incontro molto bello. Le manifestazioni di questi
ultimi due mesi hanno suscitato qualche problema, ma nella maggior parte dei casi
sono state pacifiche. C’è stato solo qualche intransigente che ha voluto fare gesti
di violenza. E’ ora che il popolo si svegli perché la situazione del Brasile non è
delle più positive. Anche se a livello internazionale è un Paese emergente, già dà
segni di stanchezza, di un’economia che pian piano sta tornando indietro e vedo che
continua questa diseguaglianza tra le classi. Soprattutto lo vedo oggi, qui, dove
mi trovo, nel nordest. Una regione semi-arida principalmente e quindi con molti problemi.
Cosa fa il governo? Purtroppo fa assistenzialismo, risolve il problema di un giorno
ma poi si resta tutto l’anno sprovveduti. Molti dei nostri giovani partono da qui
e vanno in cerca di fortuna a San Paolo, a Rio de Janeiro, nel sud del Brasile, e
qui abbiamo questo grande problema perché le nostre comunità di giovani sono decimate.
A volte i giovani migliori, dopo che li abbiamo preparati e abbiamo fatto il corso
di teologia partono in cerca di avventure e di nuovo restiamo spiazzati. E’ una realtà
triste. Quelli che restano sono bravi, certo. Ma la famiglia è stata rovinata dai
mezzi di comunicazione. Gli adolescenti di oggi non hanno ricevuto una vera educazione
cristiana. Dobbiamo lottare contro questa situazione. Però, grazie a Dio, abbiamo
ancora giovani che si impegnano, che ci seguono, e noi vorremmo proprio che questa
Giornata mondiale della Gioventù li aiutasse a capire che hanno un ruolo importante
non per il domani ma per l’oggi. La visita pastorale in tutta la diocesi è durata
5 anni. Ho fatto in tutte le comunità, in tutte le parrocchie, un incontro con i giovani,
e sono stati incontri interessanti. Ripetevo loro quello che il documento di Aparecida
continua a dire: i giovani devono evangelizzare i giovani, i loro coetanei, ma a partire
da Gesù Cristo. Spero che, grazie a questa Giornata mondiale della Gioventù, quei
125 ragazzi che partono, ritornino con questo coraggio di manifestarsi. Devono avere
coraggio, perché li vedo un po’ paurosi, timorosi, di mostrare chi sono.