2013-07-19 11:38:12

Il vescovo di Serrinha: la Gmg spinga i giovani a essere protagonisti in un tempo di crisi


Tante in Brasile le iniziative diocesane della settimana missionaria che hanno preceduto i giorni della Gmg a Rio de Janeiro. Mons. Ottorino Assolari, vescovo di Serrinha, della Congregazione della Sacra Famiglia di Bergamo, da 22 anni è in missione nel Paese latinoamericano. Al microfono di Antonella Palermo spiega come la sua diocesi si è preparata a vivere questo grande evento mondiale con Papa Francesco: RealAudioMP3

R. – Noi abbiamo cercato di scaldare il cuore dei giovani, annunciando la venuta del Papa. Abbiamo posto in atto anche iniziative per aiutarli perché qui la maggior parte dei giovani è disoccupata e la situazione rendeva difficile la partecipazione. Ma ci siamo riusciti. Sono 125 i giovani della nostra diocesi, ai quali si aggiungono 7 giovani della diocesi di Brescia che insieme ai nostri giovani hanno fatto la preparazione. Io vedo che quando qualcuno arriva dall’Italia vede la vivacità di questa gente, la partecipazione, che è diversa dalla nostra in Italia, e questo potrebbe veramente aiutarli a capire che la Chiesa ha molti colori, molte facce e sono molto positive.

D. - Circa le manifestazioni sociali che si stanno svolgendo nel Paese, lei è preoccupato?

R. - Ho un po’ di preoccupazione, perché Rio de Janeiro è una città sempre piena, ci sono sempre movimenti, la situazione sociale incontra molto disagio, soprattutto nelle periferie, nelle favelas. Ma siamo fiduciosi. Ne abbiamo parlato alla Conferenza episcopale e crediamo che tutto sommato sarà un incontro molto bello. Le manifestazioni di questi ultimi due mesi hanno suscitato qualche problema, ma nella maggior parte dei casi sono state pacifiche. C’è stato solo qualche intransigente che ha voluto fare gesti di violenza. E’ ora che il popolo si svegli perché la situazione del Brasile non è delle più positive. Anche se a livello internazionale è un Paese emergente, già dà segni di stanchezza, di un’economia che pian piano sta tornando indietro e vedo che continua questa diseguaglianza tra le classi. Soprattutto lo vedo oggi, qui, dove mi trovo, nel nordest. Una regione semi-arida principalmente e quindi con molti problemi. Cosa fa il governo? Purtroppo fa assistenzialismo, risolve il problema di un giorno ma poi si resta tutto l’anno sprovveduti. Molti dei nostri giovani partono da qui e vanno in cerca di fortuna a San Paolo, a Rio de Janeiro, nel sud del Brasile, e qui abbiamo questo grande problema perché le nostre comunità di giovani sono decimate. A volte i giovani migliori, dopo che li abbiamo preparati e abbiamo fatto il corso di teologia partono in cerca di avventure e di nuovo restiamo spiazzati. E’ una realtà triste. Quelli che restano sono bravi, certo. Ma la famiglia è stata rovinata dai mezzi di comunicazione. Gli adolescenti di oggi non hanno ricevuto una vera educazione cristiana. Dobbiamo lottare contro questa situazione. Però, grazie a Dio, abbiamo ancora giovani che si impegnano, che ci seguono, e noi vorremmo proprio che questa Giornata mondiale della Gioventù li aiutasse a capire che hanno un ruolo importante non per il domani ma per l’oggi. La visita pastorale in tutta la diocesi è durata 5 anni. Ho fatto in tutte le comunità, in tutte le parrocchie, un incontro con i giovani, e sono stati incontri interessanti. Ripetevo loro quello che il documento di Aparecida continua a dire: i giovani devono evangelizzare i giovani, i loro coetanei, ma a partire da Gesù Cristo. Spero che, grazie a questa Giornata mondiale della Gioventù, quei 125 ragazzi che partono, ritornino con questo coraggio di manifestarsi. Devono avere coraggio, perché li vedo un po’ paurosi, timorosi, di mostrare chi sono.







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