Detroit dichiara bancarotta. Friedman: unico futuro, la cancellazione dei debiti
Negli Stati Uniti è ancora forte il clamore per la bancarotta della municipalità di
Detroit. Il più grande fallimento di una municipalità di tutta la storia americana.
La città, una volta florido motore dell'industria automobilistica americana, ha un
debito di oltre 18 miliardi di dollari. A pesare anche l’abbandono dei suoi cittadini.
Marco Guerra ha raccolto il parere del economista statunitense Alan Friedman:
R. - Detroit
è una città in declino. Trent’anni fa aveva un milione e mezzo di abitanti, oggi ne
ha la metà, 700 mila; è una città in cui la crisi dell’industria automobilistica,
la disoccupazione, la mancanza di consumi e la violenza della criminalità per le strade
di Detroit è tale che la città ora si ritrova in bancarotta.
D. - La bancarotta,
come abbiamo detto, è dovuta anche allo spopolamento, causato dalla crisi dell’auto.
Il destino della città è quindi legato a “doppio filo” con questo settore…
R.
– Lo è stato storicamente ed è tuttora legato al settore automobilistico. Le due cose
che si sanno di Detroit per un americano sono: numero uno, violenza e criminalità.
La polizia di Detroit risponde ad un’emergenza generalmente dopo 58 minuti, mentre
la media nazionale in America è di 11 minuti. Numero due: il declino inarrestabile
di Detroit come centro per la produzione di auto. Quindi Detroit non ha chance. Ha
20 miliardi di dollari di debiti ed un futuro non buono.
D. - C’è rischio di
pericolose ripercussioni sui creditori e sul sistema economico americano, o la bancarotta
di Detroit è sotto controllo?
R. - Venti miliardi di dollari per gli Stati
Uniti d’America non sono una cifra importante. La crisi per bancarotta di Detroit
avrà ripercussioni soprattutto sui 700 mila “poveracci” che vivono lì. I cittadini
avranno sempre meno pulizia, meno acqua, meno servizi dal municipio ed i creditori
possono recuperare 20-30 centesimi per dollaro. È un disastro per Detroit e non vedo
nessuna uscita facile. Credo che questo sia un esempio di un’America che ha molta
energia a livello nazionale, ma grandi sacche di povertà e disoccupazione a livello
regionale.
D. - Cosa dobbiamo attenderci adesso? La vicenda di Detroit avrà
ripercussioni politiche… Come interverrà lo Stato federale?
R. - Lo Stato federale
non potrà fare molto per Detroit. Non c’è neanche volontà politica. Detroit soffrirà,
il popolo soffrirà. Hanno nominato Kevyn Orr come esperto di bancarotta che sta
trattando con i creditori. In teoria, sperano di passare due o tre anni di bancarotta
e poi uscire da questa situazione, perché ricordiamo che in America non è come in
Italia dove sei fallito: in America puoi essere sottoposto al famoso “Chapter 9”
- Capitolo 9 - della legge sulla bancarotta americana e poi uscirne anche dopo alcuni
anni attraverso un accordo con i creditori: cercando di cancellare, non pagando -
protetto dalla legge sulla bancarotta - la maggior parte dei 20 miliardi di dollari
che Detroit ha in debiti. Il loro unico futuro è la cancellazione dei debiti.