Pellegrinaggi in calo in Terra Santa: comunità cristiana in difficoltà
Pellegrinaggi in calo in Terra Santa in questo 2013: a soffrirne, soprattutto, è la
popolazione palestinese e in particolare la piccola comunità cristiana che vive anche
grazie alle visite dei fedeli nei luoghi di Gesù. Sergio Centofanti ne ha parlato
con Roberto Rita, di “Orantes Pellegrinaggi”:
R. - In questi
ultimi tempi, purtroppo, stanno subendo un calo, sicuramente a motivo della crisi
economica, che sta attraversando un po’ tutto l’Occidente. In tempi passati queste
motivazioni erano dettate dalla paura, dalla paura delle guerre … Adesso, invece,
non c’è assolutamente alcun problema a recarsi sul territorio e il calo dei pellegrinaggi
è dovuto ad una difficoltà di liquidità che si riscontra un po’ in tante famiglie
nella nostra società occidentale e non soltanto italiana. Questo ha portato una serie
di problematiche all’interno della popolazione locale, perché la comunità cristiana
locale, in modo particolare, è sempre fortemente desiderosa di poter ricevere una
visita di pellegrini. A mio avviso, poter riscontrare gruppi di pellegrini dall’Occidente
che possano testimoniare la gioia della fede cristiana, la gioia della speranza nei
beni futuri, che in questo momento sono messi a serio rischio dalle condizioni attuali,
è il dono più grande che un gruppo di pellegrini cristiani può recare in Terra Santa.
D. - Nei vostri pellegrinaggi c’è un contatto con la popolazione locale?
R.
- Assolutamente sì, perché un pellegrinaggio che si rispetti risulterebbe molto manchevole
se accanto alla visita, all’immagine delle pietre archeologiche, che sicuramente ci
trasmettono la grazia del luogo santo, permettendoci di rivivere in prima persona
quello che è stato il momento biblico o evangelico che lì ha avuto luogo, come dicevo,
sarebbe manchevole se non ci fosse insieme un contatto, una contemplazione direi delle
pietre vive: le pietre vive che sono, senz’altro, la comunità cristiana a livello
delle parrocchie, dei gruppi e dei movimento ecclesiali che ci sono in Terra Santa,
pur se in misura molto limitata, ma anche con le famiglie religiose che da anni, da
decenni, se non da secoli stanno rendendo una testimonianza di altissimo valore in
questa terra.
D. - In questo contesto, quali itinerari propone Orantes Pellegrinaggi
in Terra Santa?
R. - Io direi che abbiamo avuto la grazia, una grazia grande,
di poter accedere - da pochi anni - anche in quei territori che per lungo tempo sono
stati fortemente e direi totalmente serrati per motivazioni di ordine politico, di
sicurezza… Mi riferisco, per esempio, alla Samarìa o alla città di Hebron, che costituiscono
una meta imprescindibile sia per quello che restituiscono a livello storico e archeologico,
sia anche soprattutto per la testimonianza biblica ed evangelica che non può essere
assolutamente sottovalutata e che consente di completare l’itinerario così come la
tradizione ce lo ha conservato lungo i secoli: certamente la Galilea, con Nazareth
e il luogo dell’Incarnazione e la predicazione di Gesù; e poi, scendendo giù, la Valle
del Giordano o la Samarìa e la Giudea, contemplando il mistero del Natale a Betlemme;
e poi gli ultimi momenti della vita di nostro Signore, con la Passione, la Morte e
la Resurrezione; il momento della gloria, la nascita della Chiesa… A questo proposito
vorrei aggiungere che è molto bello, a mio avviso, poter continuare - in altri momenti,
certamente, con i gruppi che poi rimangono sempre profondamente toccati dalla presenza
del Signore, che si riscontra, personalmente, in ogni itinerario di fede - a vivere
ulteriori percorsi che nascono imprescindibilmente dalla formazione che la Chiesa
ha avuto a Gerusalemme, ma che poi si è propagata - come sappiamo - a cavallo tra
il I e il II secolo e che nel III secolo si è consolidata nell’Asia Minore. A questo
proposito, noi abbiamo iniziato anche un itinerario sulle sette Chiese dell’Apocalisse,
nell’attuale Turchia: itinerario, naturalmente, condotto sempre con un atteggiamento
di fede, che permette di rivivere profondamente l’esperienza della Chiesa nascente
attraverso i luoghi storici, ricchi di contenuto archeologico, come ben sappiamo,
ma anche attraverso l’incontro, il ricordo letterario dei numerosi Padri apostolici
che hanno reso una testimonianza lungo i secoli, che ancora oggi è viva.
D.
– Inoltre, organizzate pellegrinaggi anche in Giordania…
R. - Anche in Giordania.
La Giordania è parte della provincia di Terra Santa antica e della provincia francescana
di Terra Santa la Giordania ne è parte a pieno titolo, a motivo dei figli di Israele
durante l’esodo. Anche andare in Giordania costituisce un momento prezioso e privilegiato:
purtroppo oggi si tende a pensare, quando si nomina la Giordania, che la Giordania
sia uguale a Petra. Io mi permetto di dire che la Giordania non è soltanto Petra…
Per arrivare a Petra c’è tutto un cammino stupendo, che si può compiere in ricordo
delle testimonianze bizantine della Chiesa a livello architettonico e archeologico,
ma soprattutto - anche in questo caso - con un contatto diretto con la comunità cristiana
locale, che pur se molto, molto esigua - non credo arrivi all’1 per cento - consente
sempre un incontro splendido della fede, che qui si è conservata durante i secoli.