2013-07-17 15:17:52

Rapporto Istat: 9,5 milioni i poveri in Italia. Mons. Soddu: deficit di buona politica


9 milioni e mezzo di persone in condizioni di povertà in Italia. Tra queste 4,8 milioni vivono in condizioni di povertà assoluta, ovvero sono prive della capacità di spesa per i servizi essenziali. Dati allarmanti emergono dall’ultimo Rapporto Istat sulla povertà secondo il quale nel 2012 la povertà assoluta ha raggiunto lo scorso anno il livello più alto mai registrato dal 2005. Federica Baioni ne ha parlato con il direttore della Caritas italiana, don Francesco Soddu:RealAudioMP3

R. - "A pelle", la mia prima reazione in seguito alla lettura di questi dati è questa: se sono aumentati i poveri dobbiamo contestualmente affermare che sono aumentate le ingiustizie. Oppure, ammettere che nello stato attuale delle cose non si è capaci di dare risposte puntuali e adatte alla crescente situazione di disagio, attraverso adeguate norme di contrasto alle povertà, oppure buone politiche sul lavoro e sulla ripresa economica altrettanto buone.

D. – Quali sono le proposte di Caritas per fronteggiare questa empasse?

R. – Oggi più che mai, è chiesto alla Caritas diocesana e parrocchiale di essere “fermento” nell’intera comunità, perché non siamo più esclusivamente gestori di servizi. Ci viene chiesto sempre di gestire un determinato servizio: questo deve essere un punto di passaggio, deve essere emblematico rispetto a una situazione che poi si viene ad affermare nella comunità. Quindi, gestori di servizi che in tutti i casi possono essere anche sostitutivi delle istituzioni che con l’andar del tempo comunque rischiano di esplodere. Ridare alla comunità la bella immagine di un unico corpo che in tutto, e non solo in parte, si interessa e si occupa dei poveri.

D. – I nuovi poveri e soprattutto la fetta della popolazione che ne risente di più – secondo i dati anche che l’Ocse ha stilato in questi giorni – sono anche e soprattutto i giovani: contratti precari, situazioni di lavoro non continuativo. Questi sono i primi spunti di questo quadro davvero critico...

R. – Dal punto di vista meramente umano, si rimane molto sconcertati ed anche disarmati. Dall’altra parte, dobbiamo essere sempre persone di speranza e la speranza cristiana va oltre ciò che umanamente si può intendere come speranza, ovvero qualcosa che può in maniera repentina essere lì presente dietro l’angolo. La speranza cristiana ha un nome ed è Gesù Cristo, che si fa prossimo, si fa presente, si fa compagno di strada. Questo deve essere appunto il messaggio che la Chiesa, attraverso Caritas, porta e veicola sempre nel rapporto in questo caso con i giovani, ma anche verso le povertà relazionali, le povertà di senso, le povertà multidimensionali che sono presenti in lungo ed in largo nel nostro ambiente. Davanti a questo quadro critico, noi abbiamo la bella proposta della persona, del cristiano, della persona rinnovata in Cristo, che non si “chiude a riccio” ma anzi gli dà l’opportunità di essere sempre più se stesso.







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