2013-07-17 14:57:37

Pakistan: ergastolo per sms "blasfemo". Paul Bhatti: non è primo caso, ma ho fiducia


Il caso di Sajjad Masih Gill non è il solo. Così Paul Bhatti, consigliere del ministro per l’Armonia nazionale in Pakistan, dopo la condanna all’ergastolo del 28enne, per blasfemia. L’accusa è di aver inviato un sms, considerato offensivo, dal suo telefono cellulare. La difesa del giovane cristiano ribadisce l’innocenza e rilancia iniziative contro la controversa legge in materia. Per la stessa norma, lo ricordiamo, rimane in carcere, Asia Bibi, la donna cristiana madre di cinque figli, condannata all’ergastolo nel 2010. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Paul Bhatti:RealAudioMP3

R. – Non possiamo fare molto nell’immediato. Quando ci sono casi come questo presso la “Session Court”, il primo livello di giudizio, c’è poca sicurezza e spesso il giudice viene messo sotto pressione, molte persone lo minacciano. Questa causa è stata difesa da un avvocato della nostra Associazione e lui adesso farà appello presso l’Alta Corte. Sono sicuro che lì verrà assolto perché non c’è nessuna prova contro di lui, in quanto l’sms che è stato mandato non è stato neanche spedito con il suo telefono, un apparato che non è registrato a suo nome. Sono sicuro che sarà assolto.

D. – Comunque, rimane una cosa sconvolgente che un ragazzo sia condannato per un sms?

R. – Sì, ma ci sono stati altri casi come questo anche qui a Islamabad…

D. – Quindi, non è il primo caso…

R. – No, ci sono stati altri casi a Karachi, l’anno scorso, a Islamabad… Poi, sono stati tutti assolti.

D. – Rimane ancora in carcere Asia Bibi…

R. – E’ stata trasferita da una prigione all’altra per motivi di sicurezza, però questo caso è stato difeso da altri, non da noi. Dall’inizio è stato seguito da diverse Ong e vogliono continuare, ora la causa è presso l’Alta Corte, il secondo grado di giudizio. Asia Bibi ha fatto appello e sta attendendo la sentenza. Lì ci vuole una difesa forte. Ho fatto la richiesta, ho mandato un messaggio alla famiglia, spiegando che desideriamo difenderla, che abbiamo già una strategia ben precisa. Stiamo aspettando la risposta di suo marito.

D. – State lavorando anche per modificare la legge sulla blasfemia che colpisce le minoranze, che evidenzia un’intolleranza religiosa?

R. – Sì, certo. Mi sono appellato al governo affinché vengano introdotte il più presto possibile modifiche o misure per prevenire l’uso scorretto di questa legge.

D. – Ci sono spazi di manovra?

R. – Sì, io penso di sì. Perciò bisogna insistere, continuare in questo caso, e noi lo stiamo facendo.

D. – In questo momento, i cristiani come vivono in Pakistan?

R. – Spessissimo vengono accusati falsamente. La realtà del Pakistan purtroppo è questa. Per dire la verità, siamo gli unici che alziamo la voce ci sono tantissime ong che parlano, ma non ho mai visto manifestare, non ho mai visto fare conferenze stampa, non ho mai visto protestare… Comunque, la gente ha paura. Credo che dobbiamo continuare a lavorare per l’armonia interreligiosa e il mondo internazionale dovrebbe poggiare questo, dovrebbe intervenire in questi Paesi dove c’è intolleranza.

D. – Tutto il Pakistan vive una situazione di destabilizzazione, non soltanto i cristiani, non soltanto le minoranze…

D. – Il Paese è molto instabile, ogni giorno ci sono atti di violenza, non solo contro i cristiani ma contro tutti i cittadini, contro i politici, contro le minoranze, le altre realtà religiose. Non si tratta solo di intolleranza qui c’è una base terroristica forte. Qualche giorno fa, è scoppiata una bomba a Lahore, a Karachi esplodono quasi ogni giorno... A Peshawar, una moschea è saltata. Spero che questo governo in qualche modo duri, perché questo indicherà stabilità, e che possa lavorare sempre di più per fermare queste ondate di terrorismo.







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