Pakistan: ergastolo per sms "blasfemo". Paul Bhatti: non è primo caso, ma ho fiducia
Il caso di Sajjad Masih Gill non è il solo. Così Paul Bhatti, consigliere del ministro
per l’Armonia nazionale in Pakistan, dopo la condanna all’ergastolo del 28enne, per
blasfemia. L’accusa è di aver inviato un sms, considerato offensivo, dal suo telefono
cellulare. La difesa del giovane cristiano ribadisce l’innocenza e rilancia iniziative
contro la controversa legge in materia. Per la stessa norma, lo ricordiamo, rimane
in carcere, Asia Bibi, la donna cristiana madre di cinque figli, condannata all’ergastolo
nel 2010. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Paul Bhatti:
R. – Non possiamo
fare molto nell’immediato. Quando ci sono casi come questo presso la “Session Court”,
il primo livello di giudizio, c’è poca sicurezza e spesso il giudice viene messo sotto
pressione, molte persone lo minacciano. Questa causa è stata difesa da un avvocato
della nostra Associazione e lui adesso farà appello presso l’Alta Corte. Sono sicuro
che lì verrà assolto perché non c’è nessuna prova contro di lui, in quanto l’sms che
è stato mandato non è stato neanche spedito con il suo telefono, un apparato che non
è registrato a suo nome. Sono sicuro che sarà assolto.
D. – Comunque, rimane
una cosa sconvolgente che un ragazzo sia condannato per un sms?
R. – Sì, ma
ci sono stati altri casi come questo anche qui a Islamabad…
D. – Quindi, non
è il primo caso…
R. – No, ci sono stati altri casi a Karachi, l’anno scorso,
a Islamabad… Poi, sono stati tutti assolti.
D. – Rimane ancora in carcere Asia
Bibi…
R. – E’ stata trasferita da una prigione all’altra per motivi di sicurezza,
però questo caso è stato difeso da altri, non da noi. Dall’inizio è stato seguito
da diverse Ong e vogliono continuare, ora la causa è presso l’Alta Corte, il secondo
grado di giudizio. Asia Bibi ha fatto appello e sta attendendo la sentenza. Lì ci
vuole una difesa forte. Ho fatto la richiesta, ho mandato un messaggio alla famiglia,
spiegando che desideriamo difenderla, che abbiamo già una strategia ben precisa. Stiamo
aspettando la risposta di suo marito.
D. – State lavorando anche per modificare
la legge sulla blasfemia che colpisce le minoranze, che evidenzia un’intolleranza
religiosa?
R. – Sì, certo. Mi sono appellato al governo affinché vengano introdotte
il più presto possibile modifiche o misure per prevenire l’uso scorretto di questa
legge.
D. – Ci sono spazi di manovra?
R. – Sì, io penso di sì. Perciò
bisogna insistere, continuare in questo caso, e noi lo stiamo facendo.
D. –
In questo momento, i cristiani come vivono in Pakistan?
R. – Spessissimo vengono
accusati falsamente. La realtà del Pakistan purtroppo è questa. Per dire la verità,
siamo gli unici che alziamo la voce ci sono tantissime ong che parlano, ma non ho
mai visto manifestare, non ho mai visto fare conferenze stampa, non ho mai visto protestare…
Comunque, la gente ha paura. Credo che dobbiamo continuare a lavorare per l’armonia
interreligiosa e il mondo internazionale dovrebbe poggiare questo, dovrebbe intervenire
in questi Paesi dove c’è intolleranza.
D. – Tutto il Pakistan vive una situazione
di destabilizzazione, non soltanto i cristiani, non soltanto le minoranze…
D.
– Il Paese è molto instabile, ogni giorno ci sono atti di violenza, non solo contro
i cristiani ma contro tutti i cittadini, contro i politici, contro le minoranze, le
altre realtà religiose. Non si tratta solo di intolleranza qui c’è una base terroristica
forte. Qualche giorno fa, è scoppiata una bomba a Lahore, a Karachi esplodono quasi
ogni giorno... A Peshawar, una moschea è saltata. Spero che questo governo in qualche
modo duri, perché questo indicherà stabilità, e che possa lavorare sempre di più per
fermare queste ondate di terrorismo.