Francia: autorizzata ricerca sugli embrioni. Mons. d'Ornellas: voto destabilizzante
In Francia, con 314 voti favorevoli e 223 contrari martedì i deputati dell’Assemblea
nazionale hanno varato la "liberalizzazione inquadrata" della ricerca sugli embrioni.
Finora, tale ricerca era vietata formalmente e permessa nei fatti solo con deroghe
concesse da un organismo pubblico, l’Agenzia di Biomedicina. Ora, sarà autorizzata
in via ordinaria, in presenza di alcune condizioni, come la “pertinenza scientifica”
e la “finalità medica”. Inoltre, occorrerà rispettare “i principi etici relativi alla
ricerca sull’embrione e sulle cellule staminali embrionali”. Ma secondo varie associazioni
e giuristi, queste formulazioni vaghe lasciano presagire controlli concreti problematici,
se non impossibili. Manuella Affejee ha chiesto un commento all’arcivescovo
di Rennes, mons. Pierre d’Ornellas,che si occupa di questioni di bioetica
in seno alla Conferenza episcopale francese:
R. – Il me surprend
beaucoup. C’est un vote de parti. Ce n’est pas un vote qui… Mi sorprende molto.
E’ un voto di partito, non è un voto che manifesti una grande coscienza individuale
dei legislatori. E’ un voto che si verifica dopo un’assenza di dibattito specifico.
Inoltre, questo voto è il frutto di un clima piuttosto che di una riflessione. Si
tratta di un clima politico di partito contro partito e questo, quindi, non è un voto
che potrebbe manifestare una riflessione che voglia affrontare una sfida. La posta
in gioco è importante: si tratta dell’embrione umano, cioè a dire di colui che condivide
la nostra umanità. Tutti coloro che hanno votato, tutti hanno iniziato la loro esistenza
nella condizione embrionale: non so se ne hanno effettiva consapevolezza. Questo voto
è molto sorprendente, molto destabilizzante e temo possa creare più disorientamento
nelle coscienze dei nostri cittadini, di quanto non possa risolvere alcuni problemi.
D.
– Nel suo comunicato del 9 luglio scorso, lei sollecitava un vero dibattito nazionale
sulla questione. Pensa che il governo abbia avuto paura di un tale dibattito e perché?
R.
– Je ne sais pas s’il a eu peur d’un débat; le minimum qu’on puisse dire c’est… Non
so se abbia avuto paura di un dibattito, ma il minimo che si possa dire è che ci troviamo
di fronte a una sorta di autoinganno: il non riconoscere che il dibattito è necessario,
e che si tratta di un dibattito “sociale”, cioè che riguarda la società, è segno stupefacente
di cecità. Considerando poi che nel 2011 il legislatore aveva precisato, nella legge,
che ogni cambiamento riguardante la bioetica avrebbe dovuto essere preceduto da un
dibattito con gli Stati generali, che il governo ora non voglia un tale dibattito
sociale per la società, che non lo organizzi, rappresenta come minimo una forma
di cecità, se non – peggio – una paura. Tra le due, non saprei cosa scegliere. Ma
è incomprensibile che il governo non capisca che il dibattito sociale è necessario
perché la questione dell’embrione umano tocca l’ambito più profondo della coscienza
umana. Sarebbe sufficiente incontrare genitori che vivono ad esempio un’esperienza
di quella che definiamo procreazione medicalmente assistita: per loro è chiaro che
quella realtà fecondata è il loro bambino! Ecco perché si tocca il profondo delle
coscienze. E mi rattrista molto vedere che il governo, in questo pseudo-dibattito,
si faccia beffe della coscienza umana. E' come se, in qualche modo, esprimesse una
sorta di disprezzo per tutti coloro che invece hanno una coscienza umana e che si
rendono sensibili alla questione dell’inizio della vita nel grembo di una donna.
D.
– Molto concretamente, questa legge cosa cambia nell’ambito della ricerca embrionale?
R.
– Tout d’abord, cette proposition de loi, elle parle de la recherche fondamentale.
… Tanto per incominciare, questa proposta di legge parla della ricerca che definiamo
fondamentale ed è una cosa nuova che si parli di ricerca fondamentale. Normalmente,
si parla piuttosto di ricerca applicata, e c’è una grande differenza. Poi,
l’inquadramento dell’autorizzazione è molto meno netto. E, in terzo luogo, se precedentemente
con il principio di interdizione e la deroga c’era comunque il potere da parte del
ministro, cioè da parte della politica, di fermare la ricerca, di interdirla, ora,
con questa proposta di legge si introducono contorni estremamente fluidi per quanto
riguarda l’inquadramento volto ad ottenere l’autorizzazione, che diventa totalmente
nelle mani dell’ente per la biomedicina. Questo significa che il politico si lava
le mani della sua responsabilità e abbandona tutto a dei tecnici. Mi sembra di assistere
alla nascita dell’“homo tecnicus” che prende il posto dell’“homo sapiens”: siamo abbandonati
nelle mani dei tecnici …