Salute: l'accesso alle prestazioni sanitarie il problema più grave
Liste di attesa, ticket e accesso alle prestazioni sempre più difficile. E' questa
l'immagine del Servizio sanitario nazionale italiano (Ssn), che emerge dal XVI Rapporto
PiT Salute del Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva, presentato
oggi a Roma. "Meno sanità per tutti, la riforma strisciante" è il titolo del Rapporto,
in cui risulta che non sono più gli errori medici il problema più sentito, ma per
la prima volta in 16 anni è l'accesso alle prestazioni sanitarie, come indica il 18%
delle 27 mila segnalazioni raccolte nel 2012. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Accedere alle
prestazioni sanitarie in Italia non è più un diritto per tutti. Lo dice il Rapporto
di Cittadinanzattiva per il 2012. "La riforma del settore c’è, ma non va nella direzione
dei cittadini", commenta Valeria Fava, curatrice del Rapporto:
“Siamo
di fronte a uno smantellamento vero e proprio del Servizio sanitario nazionale. Inoltre,
a fianco della riduzione dei servizi, abbiamo anche una pressione fiscale sulle famiglie
che rende impossibile compensare le inefficienze dello Stato. Questo chiaramente mette
davvero a rischio la possibilità di curarsi e mette a rischio la salute delle persone”.
Dunque,
i costi eccesivi sono il primo ostacolo per gli italiani. La crisi è grave, non ci
sono misure di rilancio e innovazione e, quindi, se prima ci si rassegnava a pagare
per sopperire a un servizio carente, oggi si rinuncia alle cure. L’accesso ai farmaci
è l’ambito più gravoso in termini economici, seguono le prestazioni in "intramoenia"
e i ticket su diagnostica e la specialistica:
“Inaccessibili appaiono anche
i semplici ticket, perché nel corso degli ultimi due anni sono aumentati in modo sproporzionato.
Le persone sono costrette a rimandare le prestazioni al momento in cui economicamente
se lo possono permettere, ma in alcuni casi le persone hanno dovuto addirittura rinunciare
alle prestazioni. In particolare, il 12% delle segnalazioni ci segnala proprio questo,
cioè l’inaccessibilità delle cure”.
Se poi in una famiglia è presente un
invalido o un anziano, c’è davvero di che preoccuparsi: fino a 14 mila euro annui
servono per strutture residenziali e quasi 9 mila per badanti, a causa diassegni
di cura eliminati o inesistenti e di insufficiente assistenza domiciliare. Se si supera
il problema dei costi, ci sono le liste di attesa i cui tempi si sono allungati rispetto
al 2011 per accedere a esami, visite e interventi chirurgici. In primis, per le prestazioni
di radiologia, a seguire oncologia, ginecologiae ostetricia. Si possono attendere
fino a 13 mesi per fare una mammografia, un anno per una Moc, 8 per una risonanza
o un’ecografia, 6 per una Tac. Lunghe le attese anche per le visite specialistiche,
a partire da urologia, per cui si può attendere fino a un anno. Ancora Valeria Fava,
curatrice del Rapporto:
“Il nostro sistema sanitario sta mostrando falle
un po’ in tutti i macrosettori che lo compongono. Anche l’assistenza territoriale
è un tema che davvero mostra lacune impressionanti, dove l’assistenza domiciliare
non è erogata nel modo adeguato. Sicuramente, ci sono riduzioni di servizi, in alcuni
casi addirittura sospensioni dei servizi. Lo stesso vale per i servizi residenziali:
parliamo di Rsa e lungodegenze che hanno costi impressionanti e appaiono comunque
poco rispondenti alle esigenze assistenziali delle persone. L’invalidità civile, ancora,
è un tema molto critico all’interno del Rapporto e un altro campanello d’allarme ci
viene dall’assistenza ospedaliera che mostra un dato abbastanza allarmante: il 55%
delle segnalazioni che riguardano l’assistenza ospedaliera ci dice che c’è il rifiuto
di ricovero che in larga parte è determinato dal taglio ai servizi, dal taglio ai
posti letto, dalla riduzione del personale”.
Quali dunque le principali
proposte del Tribunale per i diritti del malato? “Non vogliamo criticare ma vogliamo
trovare strategie utili”, dice Valeria Fava, segnalando innanzitutto lo stop agli
ulteriori tagli al Fondo sanitario nazionale, l’aggiornamento dei livelli essenziali
di assistenza, come da decreto Balduzzi, e l’azione sistematica per rendere trasparenti
e consultabili le liste di attesa. Ultimo, ma non per importanza, sottolineato dal
Tribunale per i diritti del malato, è il coinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini
e dei pazienti nell’approvazione del nuovo patto per la salute, che traccerà la Sanità
per i prossimi anni.