2013-07-16 15:30:24

Salute: l'accesso alle prestazioni sanitarie il problema più grave


Liste di attesa, ticket e accesso alle prestazioni sempre più difficile. E' questa l'immagine del Servizio sanitario nazionale italiano (Ssn), che emerge dal XVI Rapporto PiT Salute del Tribunale per i diritti del malato - Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma. "Meno sanità per tutti, la riforma strisciante" è il titolo del Rapporto, in cui risulta che non sono più gli errori medici il problema più sentito, ma per la prima volta in 16 anni è l'accesso alle prestazioni sanitarie, come indica il 18% delle 27 mila segnalazioni raccolte nel 2012. Il servizio di Gabriella Ceraso:RealAudioMP3

Accedere alle prestazioni sanitarie in Italia non è più un diritto per tutti. Lo dice il Rapporto di Cittadinanzattiva per il 2012. "La riforma del settore c’è, ma non va nella direzione dei cittadini", commenta Valeria Fava, curatrice del Rapporto:

“Siamo di fronte a uno smantellamento vero e proprio del Servizio sanitario nazionale. Inoltre, a fianco della riduzione dei servizi, abbiamo anche una pressione fiscale sulle famiglie che rende impossibile compensare le inefficienze dello Stato. Questo chiaramente mette davvero a rischio la possibilità di curarsi e mette a rischio la salute delle persone”.

Dunque, i costi eccesivi sono il primo ostacolo per gli italiani. La crisi è grave, non ci sono misure di rilancio e innovazione e, quindi, se prima ci si rassegnava a pagare per sopperire a un servizio carente, oggi si rinuncia alle cure. L’accesso ai farmaci è l’ambito più gravoso in termini economici, seguono le prestazioni in "intramoenia" e i ticket su diagnostica e la specialistica:

“Inaccessibili appaiono anche i semplici ticket, perché nel corso degli ultimi due anni sono aumentati in modo sproporzionato. Le persone sono costrette a rimandare le prestazioni al momento in cui economicamente se lo possono permettere, ma in alcuni casi le persone hanno dovuto addirittura rinunciare alle prestazioni. In particolare, il 12% delle segnalazioni ci segnala proprio questo, cioè l’inaccessibilità delle cure”.

Se poi in una famiglia è presente un invalido o un anziano, c’è davvero di che preoccuparsi: fino a 14 mila euro annui servono per strutture residenziali e quasi 9 mila per badanti, a causa di assegni di cura eliminati o inesistenti e di insufficiente assistenza domiciliare. Se si supera il problema dei costi, ci sono le liste di attesa i cui tempi si sono allungati rispetto al 2011 per accedere a esami, visite e interventi chirurgici. In primis, per le prestazioni di radiologia, a seguire oncologia, ginecologia e ostetricia. Si possono attendere fino a 13 mesi per fare una mammografia, un anno per una Moc, 8 per una risonanza o un’ecografia, 6 per una Tac. Lunghe le attese anche per le visite specialistiche, a partire da urologia, per cui si può attendere fino a un anno. Ancora Valeria Fava, curatrice del Rapporto:

“Il nostro sistema sanitario sta mostrando falle un po’ in tutti i macrosettori che lo compongono. Anche l’assistenza territoriale è un tema che davvero mostra lacune impressionanti, dove l’assistenza domiciliare non è erogata nel modo adeguato. Sicuramente, ci sono riduzioni di servizi, in alcuni casi addirittura sospensioni dei servizi. Lo stesso vale per i servizi residenziali: parliamo di Rsa e lungodegenze che hanno costi impressionanti e appaiono comunque poco rispondenti alle esigenze assistenziali delle persone. L’invalidità civile, ancora, è un tema molto critico all’interno del Rapporto e un altro campanello d’allarme ci viene dall’assistenza ospedaliera che mostra un dato abbastanza allarmante: il 55% delle segnalazioni che riguardano l’assistenza ospedaliera ci dice che c’è il rifiuto di ricovero che in larga parte è determinato dal taglio ai servizi, dal taglio ai posti letto, dalla riduzione del personale”.

Quali dunque le principali proposte del Tribunale per i diritti del malato? “Non vogliamo criticare ma vogliamo trovare strategie utili”, dice Valeria Fava, segnalando innanzitutto lo stop agli ulteriori tagli al Fondo sanitario nazionale, l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, come da decreto Balduzzi, e l’azione sistematica per rendere trasparenti e consultabili le liste di attesa. Ultimo, ma non per importanza, sottolineato dal Tribunale per i diritti del malato, è il coinvolgimento delle organizzazioni dei cittadini e dei pazienti nell’approvazione del nuovo patto per la salute, che traccerà la Sanità per i prossimi anni.







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