Il card. Rylko racconta "il segreto" della riuscita delle Gmg
“Voi siete la speranza del Papa, siete la speranza della Chiesa”: così il beato Giovanni
Paolo II nel lontano 1987, nell’Avenida 9 de Julio a Buenos Aires, davanti a migliaia
di giovani festanti in quella che è stata la prima Giornata Mondiale della Gioventù
celebrata fuori Roma. Nasceva così un evento ecclesiale che si è poi ripetuto in varie
parti del mondo e che ha visto milioni di giovani testimoniare la propria fede, stringendosi
intorno ai Papi: prima al beato Wojtyla, poi a Benedetto XVI e la prossima settimana
a Rio de Janeiro a Papa Francesco, il primo Papa latinoamericano che torna così nell’amato
continente. Ad oltre un quarto di secolo dalla storica Giornata di Buenos Aires, Roberto
Piermarini ha chiesto al cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio
Consiglio per i Laici, l’organo vaticano che coordina tutte le Gmg, qual è il segreto
della riuscita delle Giornate Mondiali della Gioventù:
R. - È questa
una domanda che ritorna di frequente. Molti si chiedono con stupore come, in questo
tempo di secolarizzazione dilagante, la Chiesa riesca ad avere una forza attrattiva
così potente nei confronti delle giovani generazioni e cosa spinga i giovani di tutto
il mondo a rispondere così numerosi all’invito del Santo Padre. Ci si domanda, in
sintesi, quale sia il segreto del grande successo di questi Raduni mondiali dei giovani
attorno al Successore di Pietro. Il Beato Giovanni Paolo II ha detto una volta: “Quello
che i giovani cercano nelle Gmg è Cristo stesso!”. In un mondo così confuso, in cui
tante certezze crollano, molti giovani scoprono in Cristo un Amico di cui fidarsi,
una Guida sicura, quella Roccia su cui possono costruire la propria esistenza. Scoprono
poi nella Chiesa - spesso presentata dai media come un’istituzione fredda e lontana
dall’uomo - una compagnia di amici che sostiene nel cammino della vita, una vera famiglia
di dimensioni planetarie...
D. - Quali le novità per l’edizione di Rio della
Giornata Mondiale della Gioventù?
R. - Ci sono delle importanti novità che
vale la pena ricordare. Innanzitutto, dopo 26 anni la Gmg ritorna in America Latina.
Inoltre, mentre Papa Benedetto XVI ha scelto Rio de Janeiro come luogo della celebrazione
della Giornata e ha guidato l’iter di preparazione pastorale mediante il suo profondo
Messaggio, sarà Papa Francesco – primo Papa Latino-americano – a presiedere l’evento.
C’è da dire poi che, sebbene la struttura-base della Gmg sia sempre la stessa, ogni
edizione di questo Raduno è diversa, perché cambia il contesto culturale e religioso
del Paese e della Chiesa che lo ospita. E così a Rio, le bellezze naturali della città
carioca, l’imponente statua del Cristo Redentore del Corcovado saranno, senza dubbio,
fattori dominanti. Da non tralasciare poi la fede del popolo Latino-americano (e in
particolare di quello del Brasile!) - una fede esuberante, piena di entusiasmo e di
gioia… anche questo sarà un elemento che caratterizzerà questa Gmg.
D. - Quale
impronta si vuole dare all’edizione della GMG di Rio con il tema “Andate e fate discepoli
tutti i popoli...”?
R. - Nel quadro dell’Anno della fede e del Sinodo dei Vescovi
sulla nuova evangelizzazione, il Papa Benedetto XVI ha voluto sollecitare i giovani
ad essere veri protagonisti nella missione dell’annuncio del Vangelo nel mondo di
oggi. Per Papa Ratzinger le Gmg non sono altro che una “nuova evangelizzazione in
atto”, quei luoghi dove nasce un “modo nuovo di essere cristiani: ringiovanito e pieno
di entusiasmo e di gioia della fede”. In questa linea si collocano anche le frequenti
sollecitazioni di Papa Francesco: “I giovani devono dire al mondo: è buono seguire
Gesù; ...è buono uscire da se stessi alle periferie del mondo e dell’esistenza per
portare Gesù...”. Quella di Rio, dunque, è una Gmg prettamente missionaria...
D.
- Card. Rylko, cosa è cambiato in questi 26 anni per le Gmg dopo la storica Giornata
di Buenos Aires dell’87, proprio nella terra di Papa Francesco? Come sono cambiati
i giovani in questo quarto di secolo?
R. - La quasi trentennale storia delle
Gmg è un ottimo osservatorio del mondo dei giovani che nel corso di questi anni è
cambiato profondamente. Negli anni ottanta erano ancora vive le correnti culturali
del sessantotto, quelle cioè di una forte polarizzazione ideologica (comunismo/capitalismo),
di una contestazione generalizzata e radicale del mondo circostante da parte dei giovani,
legata all’utopia di poter creare un mondo diverso e alternativo a quello esistente...
Oggi assistiamo invece a degli scenari culturali, sociali, economici, politici e religiosi
completamente nuovi. E i giovani sono i primi ad avvertire le conseguenze di tali
cambiamenti, sia in positivo che in negativo. Potremmo dire che i giovani sono un
sismografo culturale molto sensibile... Le più grandi sfide di oggi sono la “crisi
di Dio” e la sua eliminazione dall’orizzonte dell’uomo e la crisi dell’uomo che consiste
nel mettere in questione la natura stessa dell’essere umano. In questo contesto di
smarrimento culturale, morale e religioso, le Gmg diventano un importante laboratorio
della fede e di ricerca di forme nuove e più efficaci per un dialogo tra la Chiesa
e le giovani generazioni, secondo le parole del Beato Giovanni Paolo II: “La Chiesa
ha tante cose da dire ai giovani e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa”
(Christifideles laici, n.64). Le Gmg dimostrano, inoltre, che nel mondo dei giovani
è in corso una specie di “rivoluzione silenziosa” - come la chiama qualcuno - che
fa riscoprire, a non pochi di loro, Cristo come via, verità e vita... In sintesi,
in ogni giovane c’è qualcosa che cambia e qualcosa che non cambia... Non cambiano
sicuramente le domande circa il senso dell’esistenza e non cambia quella sete di Dio
che abita il cuore di ogni uomo...
D. - Spesso si crede che le Gmg siano per
i giovani un momento di festa e di comunione solo nel momento dell’evento e che poi,
tornati nei propri Paesi tutto finisce. L’intuizione profetica del Beato Giovanni
Paolo II quali frutti ha portato?
R. - Una delle principali sfide pastorali
delle Gmg è proprio quella di costruire ponti tra questi eventi di straordinaria bellezza
e l’ordinarietà della vita nelle diocesi, nelle parrocchie, nelle associazioni e nei
movimenti ecclesiali - e in particolare un ponte con il quotidiano di ogni giovane...
La Gmg non va intesa, infatti, in maniera riduttiva, e cioè come una celebrazione
di cinque giorni alla presenza del Papa... La GMG è una semina evangelica che ha bisogno
di essere preparata prima e seguita con cura dopo: solo così può portare dei frutti.
E questi frutti spirituali sono tanti: vere e proprie conversioni; radicali cambiamenti
di vita; scelte vocazionali del sacerdozio o della vita consacrata oppure del matrimonio
cristiano; la scoperta del sacramento della riconciliazione e della preghiera in genere...
Grazie alle Gmg, è nata una nuova generazione di giovani - i giovani del “sì” a Cristo
e alla sua Chiesa - ma anche una nuova generazione di operatori di pastorale giovanile,
più sensibili ai bisogni spirituali dei giovani...
D. - Cosa può rappresentare
per il Brasile in particolare questa Gmg?
R. - Oggi si parla del Brasile come
di una grande potenza economica mondiale emergente, ma al tempo stesso è un Paese
che presenta gravi sfide sociali, culturali e religiose legate proprio al rapido sviluppo
che sta avvenendo. Penso che la Gmg di Rio sia un forte richiamo per tutti a considerare
le giovani generazioni come il “bene comune” più prezioso della società e a porre
proprio i giovani al centro di ogni progetto di sviluppo. In realtà, però, spesso
accade il contrario - e non solo in America Latina – e cioè sono i giovani a pagare
il prezzo più alto in termini di emarginazione, povertà, disoccupazione... In questo
momento i giovani Latino-americani hanno bisogno di un nuovo soffio di speranza, una
speranza che la Gmg potrà dare... Anche la Chiesa del Brasile nutre grandi attese
nei confronti della Giornata Mondiale. La pietà popolare - che è una grande ricchezza
dell’America Latina – si trova oggi ad affrontare la sfida dell’aggressiva invasione
delle sette. Essa, dunque, va evangelizzata in profondità. E proprio in questa ottica
è nato il grande progetto della “missione continentale” in America Latina, all’interno
del quale un ruolo di particolare rilievo spetta ai giovani. In questo senso la Gmg
di Rio si presenta, sia per il Brasile che per tutta l’America Latina, come un dono
veramente provvidenziale...
D. - Che testimonianza potranno dare i giovani
brasiliani ai loro coetanei provenienti dal mondo occidentale così secolarizzato?
R.
- Il grande dono che i giovani brasiliani possono condividere con i loro coetanei
provenienti dal mondo occidentale è la gioia della fede, è la scelta di un cristianesimo
vissuto con grande entusiasmo! Ricordiamo che per Papa Benedetto XVI le Gmg sono una
“medicina contro la stanchezza del credere”, e - a sua volta - Papa Francesco nella
sua prima enciclica Lumen fidei ha scritto: “Tutti abbiamo visto come, nelle Giornate
Mondiali della Gioventù, i giovani mostrino la gioia della fede, l’impegno di vivere
una fede sempre più salda e generosa”. Durante le Gmg i giovani di tutto il mondo
testimoniano che la fede è possibile anche oggi, dicono con la loro vita che essere
cristiani è bello e porta una grande felicità nel cuore...