In Siria duro scontro nel fronte dei ribelli. Al Qaeda uccide un comandante dell'opposizione
In Siria si acuisce la spaccatura interna al fronte dei ribelli. Ieri l'assassinio
di un alto comandante dell'Esercito libero siriano da parte di militanti legati ad
al-Qaeda. Il servizio di Marina Calculli:
In Siria si
apre un nuovo fronte dopo l’uccisione di uno dei capi dell’Esercito Siriano Libero
per mano di un combattente quaedista, giovedì scorso nel grande porto di Lattakia.
A uccidere l’uomo era stato un membro dello Stato islamico dell’Iraq, uno dei due
principali gruppi militanti siriani. Assieme all’altro, il Fronte al-Nousra, il gruppo
esercita un potere sempre più pressante sul nord della Siria, nelle cosiddette “zone
liberate”, in cui il regime non ha più controllo. In un comunicato lo stato islamico
dell’Iraq ha detto di considerare ormai l’Esercito siriano libero come eretico, perché
poco aderente ai principi di un Islam radicale. Emerge così la frammentazione della
resistenza anti-Asad e lo scollamento tra le ambizioni democratiche iniziali della
rivolta contro Asad e il montare di ambizioni di potere man mano che il conflitto
diventa più intenso. Intanto ieri a Damasco 15 persone sono rimaste uccise in un’esplosione
avvenuta nel centro della città. A Dar’a invece un’esplosione ha distrutto la banca
del sangue dell’ospedale principale. Il regime dal suo canto continua a bombardare
la zona di Homs.
E in Siria l’emergenza umanitaria si ripercuote soprattutto
sulle condizioni dei Bambini. Secondo l’Unicef, sono almeno 4 milioni i minori che
necessitano di assistenza. Marco Guerra ne ha parlato con Andrea Iacomini,
portavoce di Unicef Italia:
R. - Quattro
milioni di bambini hanno un immediato bisogno di aiuti umanitari. È una situazione
davvero difficile, perché devono affrontare minacce e pericoli senza precedenti sia
dal punto di vista fisico sia emotivo. Sono 6.500 i bambini uccisi fino ad oggi -
secondo le fonti delle Nazioni Unite – ed un terzo di loro avevano meno di dieci anni.
Ci sono decine di migliaia di altri bambini feriti. È una crisi umanitaria che sta
assumendo davvero proporzioni vastissime.
D. – Non solo problemi legati alla
violenza. La guerra espone i bambini ad innumerevoli rischi...
R. – Sì, uno
semplicissimo è il caldo estivo che sta ampliando i rischi a cui sono esposti questi
bambini. Le temperature sono in aumento, in un momento in cui l’acqua potabile in
queste zone è sempre più scarsa. I sistemi igienico-sanitari stanno collassando, ci
sono cumuli di rifiuti solidi che peggiorano, specialmente nei campi profughi. Aggiungiamo
naturalmente la pressione sui Paesi che ospitano questo numero amplissimo di rifugiati,
si parla 1,7 milioni di profughi che sono fuggiti dalla Siria: una situazione davvero
esplosiva.
D. – I pericoli sono rappresentati anche dagli abusi sessuali. Non
c’è fine all’orrore...
R. – Le Nazioni Unite hanno ricevuto delle evidenze
di violenze sessuali contro donne e contro ragazze, specie durante i raid condotti
dai militari siriani in alcune aree dove ci sono pesanti combattimenti, ma anche nei
centri di detenzione e nei posti di blocco. Ci sono segnalazioni di stupri, di rapimenti
di donne e ragazze da parte di gruppi armati dell’opposizione nelle città percepite
come filogovernative. Poi c’è il ricorso al sesso come mezzo di sopravvivenza, che
è purtroppo un altro dramma nel dramma di questa guerra, che oggi ha mietuto 93 mila
vittime tra i civili.
D. – Sono arrivate voci anche di minori coinvolti direttamente
nel conflitto come combattenti...
R. – In Siria le Nazioni Unite hanno ricevuto
un numero sempre più alto di segnalazioni sull’utilizzo dei bambini da parte dei gruppi
armati di opposizione. Ci sono evidenze molto forti che questi bambini vengano usati
come combattenti, anche come messaggeri, portatori di cibo, per scopi interni come
pulire, portare l’acqua e fornire l’assistenza medica ai feriti. C’è stato un rapporto
del Segretario generale, in cui si parla proprio di forze armate siriane che hanno
usato i bambini come scudi umani e ci sono state una serie di accuse di impiego di
ragazzini, tra i 15 e i 17 anni, da parte delle milizie assediate dal governo, per
incursioni nei villaggi. Queste - ci tengo a ribadirlo come Unicef – sono gravi violazioni
dei diritti umani perché nessun bambino sotto i 18 anni deve esser utilizzato nei
conflitti armati. Purtroppo in Siria accade anche questo.