Gli under 13 e Facebook. Lo psicologo: troppo piccoli per gestire relazioni virtuali
Si può aprire un proprio profilo Facebook dai 13 anni in poi, ma molti bambini tra
i 9 e i 10 anni già sono iscritti al popolarissimo social network e ne fanno regolarmente
uso. Il dato è emerso in una recente ricerca effettuata dall’Associazione Meter Onlus
di don Fortunato Di Noto. Iscriversi è facile: bastano una connessione Internet e
un’e-mail. Per un'analisi di questo fenomeno, Elisa Sartarelli ha chiesto l'opinione
dello psicologo infantile, Ezio Aceti:
R. - I rischi
sono tutti legati all’utilizzo di uno strumento che non è ancora in possesso dei bambini
- i bambini non sono ancora capaci di gestirlo - perché questo strumento non è solo
un discorso tecnico, ma è anche uno strumento relazionale. La capacità di gestire
delle relazioni è tipica dell’adulto. I bambini, se sono fra loro, sono in grado di
gestire le loro relazioni, ma se sono con altri, con sconosciuti o adulti, rischiano
di soccombere a queste relazioni. Con questo, non voglio dire che allora i bambini
cadano necessariamente nelle trappole, ma il rischio c’è. I bambini intendono le relazioni
come se fossero solo virtuali. È vero che loro sono abituati al virtuale, ma una relazione
ha bisogno di profondità e anche di sguardi. Tant’è che poi, da grandi, le loro relazioni
sono spesso molto superficiali, immediate, senza la profondità e la conoscenza che
li aiuta a conoscere la complessità della realtà.
D. - È difficile controllare
come i propri figli utilizzino Internet, perché non esiste soltanto il computer di
casa che può essere tenuto sotto controllo dai genitori. Oggi, anche i giovanissimi
spesso possiedono un cellulare di ultima generazione e viaggiano da soli per il web
e su Facebook …
R. - Noi ci troviamo in un momento di transizione. Fino a quando
questi strumenti non saranno diventati patrimonio comune, dobbiamo usare la prevenzione.
È avvenuto uno tsunami: in 40 anni i mezzi di comunicazione ci sono tutti caduti
addosso con una rapidità tale che facciamo ancora fatica a gestirli, soprattutto i
bambini. D’altro canto, però, non vorrei far vedere tutti gli aspetti negativi di
questo tsunami. Sono aspetti negativi nella misura in cui io non ne divento
padrone. Allora, per esempio, bisognerebbe introdurre già nelle scuole elementari
dei corsi di utilizzo…
D. - Come possiamo lasciar scoprire ai bambini Internet
e i social network senza spaventarli o inibirli, ma proteggendoli da eventuali pericoli?
R.
- Diventano dipendenti quei bambini che non hanno alternative al virtuale. Più io
costruisco relazioni significative con i bambini, più gli faccio vedere la bellezza
del contatto, più lui lo apprezzerà. Devo, però, evitare di demonizzare l’altro per
creare un’aspettativa eccessiva. Devo invece educarlo all’utilizzo del virtuale in
modo corretto. Una volta giocavamo a nascondino: in Italia, nessun bambino gioca più
a nascondino. Bisogna educare tutti i bambini alle emozioni a partire dalle scuole
materne. Tutti questi strumenti virtuali creano emozioni forti, di fronte alle quali
i bambini soccombono. Se noi li educhiamo alle emozioni, allora saranno più in grado
di gestirle.