Sorrisi in orbita. I piccoli pazienti del Bambin Gesù a Parmitano: li ha visti
gli alieni?
Grande attenzione questi giorni per la prima passeggiata fuori dalla Stazione spaziale
dell’astronauta Luca Parmitano, che mercoledì ha parlato con i piccoli pazienti dell’Ospedale
Pediatrico Bambino Gesù. Un appuntamento al quale i bambini si erano preparati da
tempo, inviando, attraverso i social network, messaggi e disegni all’astronauta. Il
collegamento di mercoledì è avvenuto alle 14.36, grazie ai radioamatori volontari
dell’Ariss (Amateur Radio on International Space Station), quando la Stazione spaziale
internazionale (Iss) era in orbita sull’Europa. Quali sono state le reazioni dei bambini
ricoverati nell'Ospedale pediatrico romano? Lo riferisce la dott.ssa Carla Maria
Carlevaris, psicologa, responsabile della Ludoteca del Bambin Gesù, al microfono
di Eliana Astorri:
R. – E’ stato
un appuntamento molto atteso, perché è stato un evento speciale. Per i bambini, cerchiamo
di organizzare, qui in ospedale, eventi speciali proprio per fare un po' da "ponte"
con il mondo esterno e anche per offrire in ospedale occasioni particolari ai bambini,
qualcosa che possano raccontare ai loro compagni, qualcosa che dia loro la sensazione
di aver vissuto un’esperienza speciale. E questo appuntamento lo è stato forse più
di tanti altri. I bambini si sono molto attivati. Abbiamo bambini che vanno e vengono.
Quindi, nei giorni precedenti, molti bambini erano presenti, sapevano di quello che
sarebbe avvenuto, ne abbiamo parlato. Sono venute fuori tutte le loro domande, dalle
più curiose alle più partecipi. Ieri, c’erano anche nuovi bambini che si sono lasciati
contagiare dai racconti dei compagni e c’era molto entusiasmo e molta attesa, la sensazione
di vivere un evento speciale, collegato al mondo dell’immaginario, del sogno, che
è quello che cerchiamo di stimolare.
D. – Quali domande i bambini hanno rivolto
all’astronauta?
R. – Per esempio, hanno chiesto all’astronauta – e questa domanda
se l’erano preparata da giorni! – se aveva mai visto gli alieni o qualcosa del genere.
La risposta di Luca Parmitano è stata molto carina, perché ha detto loro che di marziani,
finora, ne ha visti solo sulla terra... Poi, hanno chiesto se aveva visto le stelle
da vicino e che colore hanno. Luca ha parlato loro delle stelle, che hanno tantissimi
colori. Poi, ovviamente, i bambini si sono molto identificati, anche nei giorni precedenti,
quando ne parlavano con noi e tra di loro. Quindi, tutte le domande che si facevano
erano su come si sarebbe sentito lassù da solo, e un bambino gli ha chiesto: quando
stai male, chi ti cura? E questo pensando: qui abbiamo qualcuno attorno, mentre lui
là da solo come se la cava? Poi, tutte domande su come gestisce la vita quotidiana
senza la forza di gravità, cosa che colpisce sempre molto l’immaginario dei bambini:
come fai a fare la pipì, e tutte le loro piccole preoccupazioni.
D. - Finito
il collegamento, quali sono stati i loro commenti, fra di loro hanno parlato?
R.
– Sì, hanno commentato anche le risposte che Luca Parmitano ha dato che sono state
molto, molto carine e azzeccate.
D. – Avete altre iniziative lì in ludoteca?
R.
– Sì, abbiamo sempre molte iniziative. Per esempio, adesso stiamo preparando i bambini
per la partecipazione sia in ospedale che fuori dall’ospedale a questo Giffoni Film
Festival e quindi verranno fatte proiezioni in anteprima di film per ragazzi qui in
ospedale e i bambini che vorranno potranno partecipare alla giuria di questo festival
che si terrà a luglio in un paese della Campania. Abbiamo tanti laboratori, collaborazioni,
con associazioni, con professionisti esterni. Abbiamo laboratori di oreficeria, abbiamo
collaborazioni e quindi laboratori speciali una volta al mese con il Museo del giocattolo
di Zagarolo. Noi organizziamo come personale della ludoteca attività che aiutino anche
i bambini a elaborare un po’ tutte le emozioni negative legate all’ospedalizzazione
e per realizzare parte di questo cerchiamo anche collaborazioni che ci vengono continuamente
proposte dall’esterno, che siamo molto lieti di accogliere. La ludoteca è stata pensata
proprio come un ponte tra l’ospedale e il mondo esterno, un ponte tra i bambini che
possono quindi ritrovarsi e parlare tra di loro, e un ponte anche interno al bambino
per ritrovare un contatto con le proprie emozioni, quel qualcosa che magari lo sovrasta
e di cui può cominciare invece a parlare, su cui può scrivere una storia, può disegnare
e cominciare ad avere a che fare, per trovare una forma, sempre attraverso il gioco,
di risoluzione, di elaborazione, insomma.