Egitto: consultazioni per il nuovo governo, il no dei Fratelli musulmani
In Egitto oggi le consultazioni del premier ad interim, el Beblawi, per la formazione
del nuovo governo che i Fratelli musulmani hanno già detto di non voler appoggiare.
Intanto la giustizia egiziana ha ordinato l'arresto del leader della Fratellanza musulmana
egiziana e di altri otto dirigenti del movimento islamico. Nella notte nuovo attacco
degli integralisti a checkpoint del Sinai: due morti e 6 feriti. Della delicata fase
che si vive in questi giorni in Egitto, Fausta Speranza ha parlato con Francesca
Maria Corrao, ordinario di Lingua e Cultura Araba all'Università Luiss di Roma:
R. - Credo che
ci sia una forte determinazione da parte del popolo egiziano che sta sostenendo con
continue manifestazioni pacifiche quello che i responsabili della politica e delle
istituzioni stanno cercando di traghettare, ovvero un buon governo; poi c’è la garanzia
che i militari siano in qualche modo controllati dalla piazza, perché la piazza continua
a richiedere conferma della decisione presa già nel 2011 di avere una Costituzione
e di rispettarla. Soprattutto, questa grande protesta contro Morsi e la sua politica
è perché i Fratelli musulmani sono stati pesantemente coinvolti nell’utilizzo illecito
di fondi pubblici e purtroppo in alcune stragi che sono state fatte. C’è un’importante
dichiarazione da parte di 66 organizzazioni di diritti umani che denuncia processi
ingiusti perpetrati in quest’ultimo anno dal governo Morsi.
D. - C’è da pensare
ad un governo senza la Fratellanza musulmana e con un accordo tra le varie opposizioni…
R.
- Credo che sia evidente che le opposizioni stiano lavorando molto bene insieme. Si
evince dall’incarico dato a Beblawi che stanno andando incontro alle varie richieste:
si era pensato ad un altro ex ministro delle Finanze, ma c’era stato il no da parte
del partito Nour - quello dei salafiti - quindi si è lasciata cadere questa candidatura.
Si sono invece incontrati favorevolmente sulla nomina di Beblawi. Sicuramente ci sono
delle difficoltà ma c’è certamente una volontà di portare fuori il Paese dalla crisi
economica e quindi di raggiungere una stabilità: avverto un senso di responsabilità
e presa di coscienza molto importante da parte dell’opposizione. Questo è da tenere
presente. L’Egitto ha fatto un passo decisivo nel 2011 e ha dimostrato di non volere
tornare indietro: le manifestazioni da parte dell’opposizione al governo Morsi sono
pacifiche, sono di massa e non è un colpo di Stato militare.
D. - Quanto è
delicata questa fase? Ce ne stiamo rendendo già conto ma forse non abbastanza…
R.
- E’ molto delicata: sappiamo che sul Sinai ci sono scontri - come già c’erano stati
- perché da lì arrivano armi da Hamas, Hezbollah, ed ovviamente quello è un punto
debole. Il Paese è però sicuramente deciso su una linea. Si può pensare di vedere
soluzioni pacifiche se le potenze occidentali ed anche alcuni Stati arabi influenti
si muovono in direzione di una soluzione pacifica, e se non danno spazio alle intemperanze
di certi Fratelli musulmani: certi, perché poi non sono tutti così. Ricordo che Al-Qaradawi
- che era il portavoce di Al Jazeera e dei Fratelli musulmani - che ha espresso le
sue convinzioni molto conservatrici - è stato contestato dal figlio: Al-Qaradawi ha
fatto una Fatwa in cui chiede che Morsi sia reintegrato, nel rispetto della Sharia.
Vogliamo fare diventare la Sharia sacra? Fondamento della Costituzione in Egitto?
C’è un’ambiguità che lo stesso figlio di Al-Qaradawi, in una lettera rispettosissima
nei confronti del genitore, diceva di voler chiarire: chiedeva di distinguere tra
quella che è l’opera dei giurisperiti di legge islamica e quella che è l’opera del
legislatore costituzionale, che deve implementare leggi moderne seguendo le esigenze
dell’economia e della società contemporanea.