L'augurio del Papa ai musulmani per il Ramadan: porti frutti abbondanti di pace
Tra i tanti pensieri forti che restano della visita di Papa Francesco a Lampedusa,
ci sono le parole legate all’inizio del Ramadan, rivolte agli immigrati musulmani
incontrati. Il Papa ha espresso l’augurio che il particolare mese considerato sacro
possa portare “abbondanti frutti spirituali”. Sulle parole del Papa, Fausta Speranza
ha intervistato padre Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba
e islamologia all’Università Saint Joseph di Beirut:
R. – Tra gli
immigrati probabilmente c’erano anche dei musulmani, ma non per questo il Papa si
è rivolto ai musulmani, ma perché il Ramadan, che è il mese più sacro e più importante
spiritualmente, è imminente. Dunque il Papa, che è sensibile all’aspetto più profondo
della persona umana e delle religioni, ha sentito la necessità di fare anche semplicemente
un’allusione, un augurio. Non ha fatto un discorso politico e sociale, benché in tutto
il mondo musulmano ci sia in questo momento una certa effervescenza.
D. – Padre
Samir, innanzitutto il pensiero è che in Egitto, in questo momento, questi frutti
spirituali di pace siano momenti di riconciliazione e di dialogo per evitare altri
scontri?
R. – Sì, esatto. Il problema è che c’è stato un primo passo con queste
rivoluzioni, ma poi il passo è stato cambiato pochi mesi dopo, perché i giovani che
hanno fatto le varie rivoluzioni non erano organizzati: gli unici a essere organizzati
e che non appartenevano al vecchio sistema erano i Fratelli musulmani, che hanno preso
il potere in Tunisia, in Egitto, in Libia e altrove. E’ ciò che stiamo vedendo anche
in Siria: è un confronto un po’ di questo tipo tra musulmani sunniti - talvolta alcuni
di loro estremisti - e musulmani sciiti. Il problema religioso dell’islam è al centro
di tutto questo. Il mondo musulmano è in ebollizione e sta cercando la sua strada
tra un estremismo religioso, da una parte, e dall'altra una secolarizzazione totale
in Occidente. Questo da due anni e mezzo: è cominciato con la cosiddetta “primavera
araba”, nel dicembre 2010. Questo, dunque, è un momento essenziale e il Papa ha avuto
le parole giuste, perché ha parlato di rinnovamento spirituale e poi di augurio di
abbondanti frutti, frutti di pace, di serenità, frutti di collaborazione con tutti,
frutti di non violenza. Stiamo vivendo in tutto il mondo arabo una violenza più o
meno forte, ma comunque esistente. Penso che il Papa sia riuscito a trovare con tre
parole l’espressione giusta.
D. – Padre Samir, sembra che queste parole vengano
ad aggiungersi anche ad altre di Papa Francesco, sulla scia di un impegno al dialogo
interreligioso. E’ così?
R. – Mi pare ovvio, anche da tutti i suoi discorsi
e dai commenti al Vangelo che fa ogni giorno, che sia la spiritualità il fondamento
di tutto. E il Papa lo vede sia per il discorso ecumenico, sia per il discorso interreligioso,
sia anche per quello interumano, direi. E’ la base di tutto per Papa Francesco ed
è molto chiaro, anche perché negli esercizi spirituali di Sant’Ignazio, che hanno
nutrito tutta la sua vita, la base di tutto è una concezione dell’uomo che parte dallo
spirito e dalla spiritualità.