Egitto: Mansour detta una "road map" ma restano timori di guerra civile
Speranze riposte in Egitto nella road map tracciata dal presidente ad interim
Mansour, annunciata dai media locali la scorsa notte. Entro 15 giorni sarà istituita
la Commissione costituente, che avrà tempo due mesi per decidere gli emendamenti alla
Costituzione - ora sospesa - voluta dai Fratelli Musulmani, da sottoporre poi a referendum.
Seguiranno le elezioni parlamentari non oltre il 2014. Intanto, stamani il partito
islamico Nour - seconda formazione religiosa del Paese dopo la Fratellanza musulmana
- ha accettato la nomina di Samir Radwan, ex titolare delle Finanze, a primo ministro
ad interim. Roberta Gisotti ha chiesto Remigio Benni, corrispondente
al Cairo dell’Ansa se la road map eviterà la paventata guerra civile:
R. – Ahimè,
questa è forse la domanda più difficile alla quale rispondere, proprio perché – per
gli sviluppi che ci sono stati negli ultimi giorni, nelle ultime ore al Cairo e in
tutto l’Egitto – sembra molto complicato che si riesca a trovare una mediazione tra
i sostenitori del presidente Morsi e quelli che invece hanno fortemente lottato affinché
venisse deposto dal suo potere. Cosa che è successa e che continua a provocare ira
e risentimento da parte di chi ancora lo vorrebbe presidente, da chi ritiene che questo
cambiamento nella storia dell’Egitto sia un cambiamento sul quale non si può tornare
indietro, visto che – almeno secondo quanto si sostiene – la sua elezione è stata
decisamente democratica: è il primo presidente dell’Egitto che è stato eletto democraticamente
e che, a suo tempo, l’anno scorso, ha ricevuto più di 13 milioni di voti.
D.
– Principale motivo del contendere è la riforma per una nuova Costituzione. Forse
ha meravigliato che Mansour abbia concesso di mantenere, nella nuova Costituzione,
che la sharia sia la principale fonte della legge…
R. – Questo articolo
della Costituzione era già presente, ma diceva non che la sharia fosse la principale
fonte di legge, ma che fosse una delle fonti della legge. Questa modifica – averla
fatta diventare la principale fonte di legge – ha deluso e irritato molti che non
vogliono la scelta di uno Stato teocratico, uno Stato decisamente islamico. Pur accettando
l’idea che l’Egitto sia uno Stato musulmano, per molti non è possibile che tutto dipenda
e che tutto venga condizionato dai principi della religione. Sostanzialmente, da molti
anni il diritto in Egitto è un mix tra fonti delle leggi napoleoniche e delle leggi
laiche dello Stato. Questa è una cosa che ha garantito a molti di mantenere una serie
non dico di privilegi, ma sicuramente di condizioni di vita che invece l’applicazione
della sharia integrale renderebbe molto difficili. Tanto per fare un esempio,
polemiche intense ci sono state - negli ultimi mesi - per le proposte, soprattutto
dei salafiti, di introdurre leggi che limitino, se non addirittura che aboliscano
e bandiscano, la vendita di alcool; ma addirittura dei limiti di leggi sui costumi
e sulle abitudini morali del popolo come, per esempio, l’utilizzazione di leggi che
impediscano l’uso di bikini sulle spiagge… Anche se in realtà di queste proposte,
che sono state fatte, fino a questo momento nessuna è diventata legge.
D.
– Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, si di è detto seriamente preoccupato
per l’escalation di violenze in Egitto, dopo i 51 morti di ieri. Mentre oggi
è una nuova giornata ad alto rischio di scontri cruenti…
R. – Sì, questo è
il problema serio. Ci si aspetterebbe che almeno, visti gli sviluppi politici che
ci sono stati, sia possibile avviare una mediazione tra i sostenitori di Morsi e gli
oppositori. Il problema vero è che i Fratelli musulmani da 80 anni – cioè dal 1928,
quando il movimento fu costituito al Cairo da Hasan al-Banna – aspettavano di conquistare
il potere. Adesso che lo hanno conquistato, chiaramente non hanno alcuna intenzione
di mollarlo così facilmente e per di più con una procedura che non ritengono affatto
democratica. Quindi, sicuramente, questa è la fase più delicata e difficile che può
comportare quello che si diceva prima e cioè il possibile salto ad una guerra civile
e che credo l’esercito stia combattendo per evitare con tutti i mezzi. Ed è l’unica
speranza!