2013-07-08 18:20:47

Il Papa a Lampedusa: una visita per responsabilizzare società e politica


RealAudioMP3 "Dalla visita e dalle parole del Papa è arrivato soprattutto l'invito alla responsabilità sociale e politica, per vincere l'indifferenza, di fronte ai fenomeni migratori degli ultimi due anni. Perché sono fatti che interpellano le coscienze dei cittadini di tutto il mondo". Così, mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana (Cei), commenta la visita di Papa Francesco a Lampedusa. "Dalle sue parole - spiega Perego - sono venute fuori in modo chiaro due indicazioni sul piano internazionale. La condanna della tratta degli esseri umani, ma anche l'invito pressante a governare questa situazione di mobilità, che per noi significa più cooperazione internazionale, più impegno per creare canali umanitari attraverso i quali le persone si possano muovere in sicurezza fuggendo da situazioni di persecuzione e guerra". "Durante l'incontro sul molo Favarello di Lampedusa - ricorda il direttore di Migrantes - i migranti africani hanno detto al Papa di essere costretti a restare in Italia. Il nuovo progetto di asilo europeo va incontro proprio a queste esigenze per dare la possibilità ai rifugiati di spostarsi dentro il vecchio continente, anche per facilitare i ricongiungimenti familiari, un altro aspetto importante per quanto riguarda la tutela della dignità delle persone. Speriamo che il nuovo asilo europeo - conclude mons. Perego - aumenti le quote di accoglienza dei rifugiati - soprattutto per l'Italia che è agli ultimi posti - ma dia anche più possibilità di mobilità sul territorio europeo".
"Per noi la visita del Papa a Lampedisa è stato un gesto dal grande valore simbolico e umano", commenta Laurens Jolles, delegato per il Sud Europa dell'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr). "Chi più del Papa - spiega Jolles - può infatti riuscire a focalizzare l'attenzione sull'urgenza di offrire più tolleranza e migliore accoglienza ai migranti? Papa Francesco ci ha invitato ad avere il coraggio di accogliere chi cerca una vita migliore. E' vero - come ha detto il Santo Padre - che siamo tutti responsabili di questi eventi tragici e possiamo, nel nostro piccolo, contribuire a migliorare la situazione. Poi spetta ai politici e alla comunità internazionale risolvere il problema delle violenze, delle persecuzioni, delle guerre, che causano questi esodi. Come recitava bene uno degli striscioni che lo ha accolto - aggunge il delegato dell'Unhcr - il Papa è giunto a Lampedusa tra gli ultimi. Sono davvero gli ultimi coloro che sono stati costretti ad abbandonare la famiglia, la casa, il lavoro, il conto in banca, senza nessuna protezione, per cercare sicurezza altrove". "E' vero - conclude Jolles - che c'è sempre anche una responsabilità dei Paesi da cui la gente fugge, che non garantiscono la protezione a queste persone. Poi ci sono quelle dei trafficanti che sfruttano la miseria e la paura di questi migranti. Anche se dobbiamo ammettere che queste persone si trovano spesso costrette ad utilizzare questi canali così pericolosi pur di fuggire da situazioni ancora più rischiose".
Secondo José Angel Oropeza, capo missione dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) in Italia e Malta, e presso la Santa Sede, quella del Papa a Lampedusa "è una visita che aprirà gli occhi e il cuore a tantissime persone che hanno la responsabilità di prendere decisioni rispetto all'accoglienza e alla tutela dei diritti dei migranti, per far sì che si aprano canali di immigrazione regolare". "Dobbiamo infatti ricordare - aggiunge Oropeza - che questa gente parte dal proprio Paese per persecuzioni politiche, fame, povertà. E non ha altre soluzioni". "La verità è che qui in Europa - spiega il capo missione Oim - abbiamo bisogno di manodopera e dunque anche di questa gente. Ma dobbiamo farla arrivare in modo ordinato e soprattutto umano. Credo che l'Europa debba fare uno sforzo per risolvere questa problematica delle migrazioni forzate - aggiunge - perché è un fenomeno che continuerà". "E' vero - commenta Oropeza - che non si possono tenere le porte dell'Europa aperte indiscrimitamente a tutti, ma possiamo creare dei canali di immigrazione regolare, per esempio, creando opportunità di lavoro temporaneo per i migranti economici. Serve uno sforzo maggiore. Così come ha fatto il Papa, come Oim esprimiamo comunque gratitudine all'Italia, a Lampedusa e Linosa, alla Sicilia, che in due anni hanno accolto più di settantamila migranti, dimostrando grande solidarietà in un periodo di crisi. Non lo possiamo dimenticare". (A cura di Fabio Colagrande)












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