Expò di Milano 2015. Letta: “Occasione straordinaria per tutto il Paese”
29 milioni di visitatori e 70mila posti di lavoro per un giro d’affari complessivo
di 44 miliardi di euro. Sono i numeri delle previsioni sull’impatto economico dell’Expò
2015 di Milano che domenica scorsa è stato presentato alla villa Reale di Monza alla
presenza del presidente Napolitano, del premier Letta e delle autorità locali. Il
presidente del Consiglio ha garantito l’impegno totale del governo e ha definito l’Expò
“cuore della ripresa e simbolo dell’unità nazionale”. Quanto può veramente incidere
l’occasione dell’Expò nel processo di rilancio dell’economia italiana? Marco Guerra
lo ha chiesto al prof. Giulio Sapelli, ordinario di Storia economica all’Università
statale di Milano:
R. –
Può avere un grande effetto, perché – in primo luogo – stimola l’attrattività degli
investimenti esteri in Italia e, al di là del numero di persone come visitatori, verranno
gli esponenti economici più importanti nel mondo. Si avrà il risultato che i nostri
esponenti economici nazionali potranno interfacciarsi direttamente con quelli che
possono essere non tanto i loro concorrenti, ma coloro con cui loro possono cooperare
in futuro per un miglioramento della situazione economica.
D. L’Expò è considerata
una questione nazionale. Si aspettano ripercussioni positive su tutta la penisola…
R.
– Certamente. Si svolge a Milano, Milano è il cantiere, però - come sono state tutte
le grandi esposizioni - partecipano tutte le imprese e le associazioni intermedie
di rappresentanza economica che, se non avessero l’occasione dell’Expò, non potrebbero
entrare in relazioni con degli esponenti internazionali così come faranno adesso in
occasione della loro visita a Milano: anche una piccola o media impresa della Calabria,
della Basilica o siciliana potrà interrelarsi, porsi in relazione, con dei grandi
player economici internazionali. Quindi dovrebbe essere un evento effettivamente di
interrelazione tra la nazione e l’internazionalizzazione.
D. – A che punto
sono i lavori della realizzazione dell’area espositiva e delle infrastrutture di supporto
che renderanno Milano più moderna?
R. – Tutto quello che dipende dalla macchina
organizzativa dell’Expò come impresa è fatta con un’eccezionale cura. Naturalmente
l’ente locale è stato molto indietro, soprattutto perché non c’è stata, per anni,
cooperazione tra Regione e Comune. Ora questa cooperazione c’è, ma mi sembra che sia
giunta tardi. Il problema di fondo, secondo me, adesso è che bisogna vincere la scommessa
di finire i lavori in tempo.
D. – Un altro allarme è legato alle infiltrazioni
mafiose negli appalti…
R. – Sì. E’ un allarme permanente. Diciamo che le organizzazioni
criminali vanno laddove c’è la ricchezza. Naturalmente questi tentativi, a Milano,
sono in atto da anni e direi che ora si intensificheranno. Devo dire che, però, l’operazione
di contrasto – come si dice in termine tecnico – fin qui effettuata, giungendo anche
a sciogliere alcuni Comuni nell’hinterland, è stata fatta anche con la mano forte.
Bisogna rafforzare la vigilanza anche in luoghi che paiono insospettabili… Insomma
nelle pieghe di certe criminalità coi colletti bianchi. Mi pare, però, che su questo
fronte si siano fatti dei grandissimi passi avanti in questi ultimi anni.