Necessaria meno burocrazia per i beni confiscati alla mafia
Sono quasi 13 mila in Italia i beni confiscati alla criminalità organizzata. Si tratta
di immobili e aziende che l’agenzia creata per la gestione sta cercando di riconvertire
in iniziative utili socialmente. Ma non di rado la burocrazia rallenta tutto. Alessandro
Guarasci:
E’ dal 2010
che l’Agenzia per i Beni confiscati gestisce i patrimoni sequestrati ai mafiosi. Tanti
i progetti positivi avviati, come dice Davide Pati di Libera:
“Penso,
ad esempio, alle cooperative che coltivano i terreni confiscati ai boss di Cosa Nostra,
di ‘Ndrangheta, di Camorra e di Sacra Corona Unita”.Ma la burocrazia ci si può
mettere di mezzo. Degli 11mila beni immobili gestiti dall’agenzia, quelli realmente
consegnati agli enti locali per attività sul territorio sono meno di 6 mila. Le aziende
uscite dalla gestione sono 500 sulle 1700 circa sequestrate alla criminalità. L’Agenzia
chiede un rafforzamento del personale, ora vi lavorano una trentina di persone, ma
servono, professionisti, esperti negli investimenti. E poi bisognerebbe migliorare
la normativa. Ancora Pati: “I vari passaggi amministrativi, che riguardano il
coinvolgimento di più soggetti – sindaci, enti locali, prefetture, agenzia del demanio,
agenzia nazionale – non facilitano la velocizzazione del procedimento”. Troppo
spesso le ipoteche che gravano sugli immobili impediscono una pronta utilizzazione
e le aziende una volta dei mafiosi spesso sono a rischio fallimento perché saltano
commesse e fidi bancari. Perché non affidare queste imprese a giovani imprenditori
o a cooperative?