Il card. Dziwisz: Giovanni Paolo II, un gigante della fede
Alle pagine dell’Osservatore Romano, l’arcivescovo di Cracovia, cardinale Stanisław
Dziwisz, ha affidato il suo ricordo personale del Beato Giovanni Paolo II, all’indomani
della firma del decreto per la sua canonizzazione da parte di Papa Francesco. “Ho
passato quasi 40 anni accanto a un Santo”: inizia così, il porporato, il suo racconto,
partendo dalla giovinezza del futuro Pontefice, perché “è dalla giovinezza che è diventato
Santo”. “Fin dall’inizio in lui c’era un qualcosa in più – prosegue il presule – il
centro della sua esistenza era Dio; Gesù è stato il suo primo e unico amore, al quale
è rimasto fedele fino alla fine”. La fedeltà al Cristo, per Giovanni Paolo II, si
manifestava nella preghiera e nel servizio: “S’incontrava con il Signore nel santuario
del suo cuore – ricorda ancora il cardinale – ma lo cercava anche nel creato, nella
bellezza della natura, ma specialmente negli uomini”. Più tardi, il suo mettersi a
disposizione di Gesù si manifestò anche nel servizio alla Chiesa: “E Gesù, conoscendo
le sue qualità di mente e di cuore gli ha affidato responsabilità sempre maggiori,
fino al memorabile 16 ottobre 1978”. Da allora “ha dovuto ampliare le dimensioni del
suo cuore, perché vi trovassero posto tutte le nazioni, le culture e le lingue”. Così,
inoltre, il cardinale Dziwisz spiega perché la gente fosse così affezionata a Giovani
Paolo II, affascinata dalla sua umanità, dalla sua personalità: “Ci vedeva la presenza
di Dio”. E poi il suo amore per i giovani: “Insegnava loro l’autenticità della vita;
era un insegnante esigente perché esigeva prima di tutto da sé, nella vita mirava
sempre in alto”. Una vita vissuta di Dio e per condurre gli altri a Lui: “Contribuì
alla caduta dei sistemi totalitari e all’apertura a Cristo di molte porte. Lo ha fatto
con una forza da gigante. È stato un gigante della fede. Un potente dello spirito”.
Una santità vissuta anche attraverso la croce: “Le sue parole sul senso della sofferenza,
sulla sua dimensione salvifica erano parole autentiche, da lui stesso sperimentate
– ha concluso il porporato – il 13 maggio 1981 in piazza San Pietro ha sfiorato il
martirio, ma Dio gli ha salvato la vita perché introducesse la Chiesa nel terzo millennio
del cristianesimo, perché aiutasse tutto noi a prendere il largo”. (A cura di Roberta
Barbi)