Mons. Tomasi: Santa Sede parte attiva del Trattato di Marrakech per i diritti dei
disabili visivi
"La Santa Sede ha avuto un ruolo attivo nella mediazione e nella realizzazione del
Trattato firmato il 28 giugno scorso alla Conferenza di Marrakech dell’Organizzazione
mondiale per la proprietà intellettuale (Wipo) e che risponde ai diritti di quasi
300milioni di persone". E' quanto sottolinea mons. Silvano Maria Tomasi, osservatore
permanente della Santa Sede presso l'Ufficio Onu di Ginevra, in merito al nuovo strumento
giuridico internazionale creato per facilitare l’accesso ad ogni tipo di pubblicazione
da parte degli ipovedenti. Al microfono di Gabriella Ceraso lo stesso mons.
Tomasi spiega l'importanza del Trattato in due novità in esso contenute:
R. - Questo
nuovo Trattato ha la sua importanza nella novità del fatto che per la prima volta
nel campo della proprietà intellettuale, dei diritti d’autore, del copyright, si riesce
a fare una eccezione che dà spazio ai diritti umani, al diritto delle persone con
disabilità visive permanenti ad avere accesso a tutto quello che è stampato senza
che ci sia la necessità di pagare i diritti di autore quando questi testi vengono
trasformati in prodotti audio. Poi il fatto che si fa un’eccezione al diritto d’autore
mostra che anche la conoscenza, la scienza, le nuove scoperte, hanno un’ipoteca sociale.
D.
- Lei ha parlato proprio per queste persone addirittura di una carestia di libri…
R.
- Solo il cinque per cento delle opere pubblicate sono disponibili in formati braille
o in forma di audiolibri. Questa percentuale viene ridotta all’uno per cento nei Paesi
meno avanzati. Non c’è la materia prima per favorire la formazione, la crescita umana
spirituale di queste persone. Con questo trattato, questa carestia di libri viene
chiusa e adesso si tratta di favorire la ratifica di questo trattato al più presto.
Io spero che le Chiese locali diano una mano nel senso di far conoscere e di sensibilizzare
l’opinione pubblica sull’utilità di questa misura, di questo strumento nuovo e internazionale.
Occorrono 20 ratifiche perché il trattato diventi effettivo.
D. - Quindi questo
trattato è sinonimo di crescita di qualificazione di queste persone, di più partecipazione
alla vita sociale…
R. - Si tratta esattamente di questo e allo stesso tempo
di riconoscere che il trattato è molto equilibrato, che non nega la protezione del
diritto d’autore quale strumento di promozione della cultura, della creatività. Infatti,
anche gli editori, le associazioni degli editori, alla fine sono state soddisfatte.
Quindi direi che è stato un passo che può servire come lezione per far vedere che
quando c’è la buona volontà, da tutte le parti che stanno negoziando, di essere al
servizio di categorie bisognose, si può arrivare, attraverso il sistema multilaterale,
a conclusioni che hanno un impatto positivo e benefico per tutti.
D. - La Santa
Sede ha avuto un ruolo specifico a livello di sensibilizzazione e proprio di input
in questo trattato?
R. - Negli ultimi quattro anni la Santa Sede è stata impegnata
in una maniera diretta nel “core group” dei Paesi che volevano arrivare a una conclusione
positiva. Questa partecipazione e questo contributo attivo ed efficace sia nella mediazione,
sia nel tener viva la dimensione umanitaria del trattato stesso, è stata riconosciuta
anche pubblicamente.